Dopo la conquista del Messico, Fernand Cortes inviò, nel 1533, Fortuno Ximenez ed esplorare le coste del Pacifico verso nord. Fu così risalita una lunga nuova costa e Cortez, due anni dopo, interessato a queste scoperte di Ximenez, sbarcò nella baia di La Paz sulla parte meridionale della penisola California. Seguirono altre esplorazioni che scoprirono il mare interno orientale e successivamente tutta la costa dalla parte del Pacifico. Nel 1540 venne individuata la foce del fiume Colorado. Nel 1720, andò alle stampe una carta geografica (realizzata dal cartografo francese Nicolas de Fer) in cui, incredibilmente, la Bassa California, chiamata Nouvelle Caroline, era rappresentata come un isola! Nota come Baja, si allunga da Nord a Sud per oltre 1200 km e la sua larghezza va dai 40 ai 320 chilometri (analogamente alla penisola italiana). Lo Stato messicano, cui appartiene, l’ha divisa (all’altezza del 28° parallelo) in Baja California e Baja California Sur.
La sua origine geologica ed il suo popolamento
La formazione geologica di questo lungo territorio americano è da tempo studiata per la sua complessità tettonica, infatti, l’area è attraversata da numerose fratture con movimenti differenti. Nel nord si estende la famosa Faglia di San Andrea che, un giorno (speriamo lontano) potrebbe causare grandi danni nei territori di Los Angeles San Francisco e altrove! La penisola californiana tende, quindi, ad allontanarsi sempre più dal margine continentale e forse un giorno si potrebbe separare dal continente, migrando verso Nord (la carta di De Fer l’aveva inconsciamente preconizzata ?). Non è un caso che la catena di montagne lungo questa lingua di terra, comprenda numerosi edifici vulcanici.
Tra questi la Sierra de San Francisco, tipicamente di origine vulcanica, contiene anche importanti testimonianze preistoriche. Riguardo proprio al popolamento di questa regione, vi sono stati importanti dibattiti e contributi. Tra questi, è necessario rammentare che l’arrivo dell’Homo sapiens, nel continente americano, in massima parte, è avvenuto attraverso la Beringia. Era, questo, un ampio territorio che, durante l’ultima glaciazione, divenne un ponte faunistico tra Asia e America, Uomo compreso. Alcune di queste tribù, neanche troppo numerose, in parte scesero dall’Alaska verso sud, seguendo le zone costiere del Pacifico, dove trovavano cibo usufruendo della raccolta dei molluschi e della pesca, ma non solo. In breve, alcuni gruppi, senza accorgersene, si trovarono in Bassa California e lì rimasero, come in un cul de sac. Erano per lo più raccoglitori di conchiglie (=concheros). Alcuni depositi di valve ammucchiate, si rinvengono, ancora oggi, vicino a certe baie. Col passare dei secoli, restando isolate da altri contesti, non ebbero, quindi, grandi sviluppi culturali. Tuttavia la religiosità, insita nell’essere umano, li portò a creare numerose ed originali iconografie dipinte nei sottoroccia. Si conoscono almeno 250 siti preistorici. Le pitture più emblematiche si possono ancora osservare in zone remote della Sierra de San Francisco, con raffigurazioni di animali totemici e grandi figure policrome di oranti
Vi sono anche riproduzioni di pesci (o balene?). I siti, nel 1993, sono diventati Patrimonio UNESCO.Gli strumenti di caccia che sono arrivati a noi, sono generalmente raschiatoi, punte di freccia in ossidiana, il vetro vulcanico nero abbondante tra le lave delle “sierre”.Il primo a parlare di loro fu il gesuita Francisco Javier, nel XVIII secolo, mandato ad evangelizzare quelle popolazioni (i Cochimi).
Alla ricerca dei più autentici aspetti paesaggistici e naturalistici della “Baja”
La densità media della popolazione è di abitanti 47 /Km2 (in Italia sono oltre 200 /Km2). Da ciò si evince che, a parte le non numerose città, il resto del territorio è spopolato con una assoluta predominanza della Natura. Chi proviene dalla costa messicana (Los Mochis), con un ferry, arriva a La Paz, una città che negli ultimi anni ha avuto un certo sviluppo, con anche presenza di supermercati delle catene statunitensi. Si è nella Baja Sur, non lontana dalla punta della penisola (Cabo San Lucas). La Paz venne fondata nel 1596 da Sebastian Vizcaino, militare ed esploratore spagnolo. Risalendo verso Nord-Est, il primo centro di una certa importanza è Loreto. La sua fondazione risale al 1697 da parte dei Gesuiti che qui trovarono una sorgente perenne di acqua dolce. non sempre frequente lungo l’arida penisola. La piccola cittadina è diventata un richiamo turistico per la sua missione spagnola e per l’atmosfera tipicamente messicana di cui è permeata. Ancora più a Nord s’incontra Mulegè sorta, nel 1702, sul Rio de Santa Rosalia. La zona era abitata da gruppi d’indigeni. Alcuni decenni più tardi Padre Francisco Escalante iniziò la costruzione della missione che ancora oggi caratterizza la città (abitata da solo 3.800 persone). Un’altra particolarità di questa località sono le piantagioni di palme da dattero che qui hanno trovato un habitat adatto simile a quelli nord africani.
Infatti la pioggia è scarsa, ma l’acqua è abbondante nel rio che scende dalla Sierra de Guadalupe, per altro una tra le più ricche di siti di un originale arte rupestre-. Purtroppo, periodicamente, l’area è colpita da violenti uragani che causano disastrose alluvioni. Poco più a sud, si apre Bahia Concepcion, un luogo splendido che si affaccia sul Mar di Cortez che J. Cousteau definì “Acquario del mondo” per la biodiversità che ospita nelle sue calde acque, protette dal lungo Golfo di California.
Ad una sessantina di chilometri da Mulegé si raggiunge un’altra cittadina, sorta attorno ad una missione settecentesca spagnola: Santa Rosalia. In questa zona nel 1868 furono scoperti dei giacimenti di rame e, alcuni anni più tardi, la compagnia francese El Boleo S.A, con un contratto cinquantennale, iniziò a sfruttare il giacimento. Il paese subì gli influssi coloniali francesi al punto che la chiesa fu progettata da Gustave Eiffel il quale la presentò anche alla famosa Esposizione Mondiale di Parigi del 1900.
Nell’attraversamento verso la costa del Pacifico, tra le montagne laviche e desertiche, s’incontra un’altra delle tante missioni settecentesche: San Ignacio.
Attorno altre coltivazioni di palme da dattero, vicino ad un rio. Questa zona era (come altre) abitata dall’etnia dei Cochimì. Questi erano cacciatori-raccoglitori ed avevano anche particolari abitudini (come descritto dai missionari) come quella di cibarsi di un boccone di carne legato ad una fibra vegetale. Una volta inghiottito veniva estratto dalla bocca e passato ad un’altra persona, finché il pezzo non si fosse del tutto consumato! Un’usanza del genere dimostra anche la primitività di questo popolo. Il territorio è un altopiano ricco di una vegetazione costituita da numerose cactacee tipiche di un ambiente arido anche per il substrato tipicamente vulcanico. Non lontano, infatti, si erge il Volcan de las Tres Virgenes alto quasi 2.000 metri. Nel medesimo territorio s’incontra la Sierra de San Francisco, ricchissima di testimonianze rupestri antiche. Uno dei siti più famosi è la Cueva del Raton. Nell’ampio sottoroccia si osserva una pittura che rappresenta animali, uomini in posizione orante e che ha anche lasciato numerose testimonianze di arte mobiliare e strumenti in ossidiana. Il tutto è circondato da una natura totalmente autentica ed antica.
Si scende sulla costa del Pacifico: un’ambiente ancora una volta diverso. Nella laguna de Ojo de liebre, quando è la stagione adatta (ad esempio febbraio o marzo), è possibile fare un incontro magnifico con branchi di Balene Grigie. È possibile farsi accompagnare, con piccole barche, ad incontrare questi giganteschi mammiferi marini che, curiosi, si lasciano avvicinare e sembra abbiano piacere di mostrare i loro piccoli che nuotano al loro fianco. Spesso emergono all’improvviso davanti alla prua dell’imbarcazione: un’esperienza indimenticabile.
Vicino a Guerrero Negro vi sono delle vaste saline. Dopo poche decine di chilometri si entra nello Stato della Baja del Nord. Le nebbie del Pacifico che avanzano. Nella penisola permettono lo sviluppo di flore straordinarie come gli snelli Cirios (Idria columnaria) Si tratta di piante cactacee endemiche, tipiche di questa zona che assorbono l’acqua delle nebbie, nel loro fusto allungato. Quasi al confine con gli Stati Uniti non lontano da Ensenada, si possono ammirare gli spruzzi prodotti dalle onde che s’insinuano in una frattura della roccia: La Bufadora. Un viaggio in Bassa California è senz’altro adatto a chi ama la Natura e la Storia e sa adattarsi ad un mondo che, spesso, sembra essersi fermato nel tempo.
Testo-foto/Giuseppe Rivalta