Nata nel 1796 per volontà del bergamasco Giacomo Carrara, aristocratico collezionista d’arte, l’Accademia Carrara si è sempre distinta per l’alta qualità della sua collezione permanente, in pratica tra le più notevoli raccolte d’arte antica e rinascimentale a livello internazionale, capace di percorrere un arco cronologico di cinque secoli, dall’inizio del Quattrocento sino alla fine dell’Ottocento. Quattro anni fa è stata in toto ristrutturata e, più recentemente, è stata riqualificata anche la piazza antistante l’Accademia; infine lo scorso aprile è stata anche re-inaugurata la barchessa di destra dell’istituto museale, oggi destinata ad accoglie l’imponente e scenografica struttura multi-mediale della mostra RE-M Mantegna (fino al 21 luglio 2019).
Sì, perché – come ormai il mondo dell’arte conosce bene – l’anno scorso in Accademia Carrara hanno improvvisamente scoperto, dopo quasi due secoli d’attribuzione errata, che la Resurrezione di Cristo, dipinto su tavola del 1492-93 circa, non era copia di un’opera del sommo Andrea Mantegna, né una tavola dipinta da qualcuno della sua scuola, ma proprio il frutto diretto del genio artistico del grande maestro del Rinascimento. In pratica, la Resurrezione di Cristo rappresenta l’estensione di un altro dipinto del Mantegna, la Discesa al Limbo, affidato a Sotheby’s dalla grande collezionista americana Barbara Piasecka Johnson, battuto all’asta a New York nel 2003 ed aggiudicato, per 28.5 milioni di dollari, ad un privato rimasto anonimo.
Affiancando infatti verticalmente le due preziose tavole, la raffigurazione della grotta, tagliata a metà, combacia perfettamente. In sostanza è assai probabile che i mercanti d’arte dell’epoca abbiano tranciato a metà l’esteso dipinto – su tavola lignea – del Mantegna, per ricavarne due e guadagnarci di più. Il Wall Street Journal ,il quale per primo ha commentato la notizia, ha tra l’altro immaginato che dev’essere stato un bel brivido scoprire che un Mantegna da 30 milioni di dollari era stato assicurato per la modesta cifra di 30mila euro. D’altronde l’emozionante, nuova attribuzione made in Bergamo a cura di Giovanni Valagussa, storico dell’arte e conservatore dell’Accademia Carrara, è stata poi avvallata da Keith Christiansen del Metropolitan Museum of Art di New York, massimo esperto mondiale di Mantegna.
E il dipinto, ancor prima di essere permanentemente esposto in Italia, è stato richiesto da musei di mezz’Europa. Assopita nei magazzini dell’Accademia Carrara dal 1866, l’opera appare essere sempre stata considerata, da esimi storici dell’arte, compreso Bernard Berenson, un coevo cimento da bottega del figlio dell’artista o di un allievo e, di conseguenza, relegata nell’ombra museale. Oggi invece, splendente di luce propria, guadagna il suo giusto posto nel ‘pantheon’ dei numerosi capolavori esposti all’Accademia Carrara, appunto tra i Mantegna, i Bellini, i Lotto… Insomma, a Bergamo c’è a disposizione dei visitatori un ‘viaggio’ lungo oltre cinque secoli – dal 1492 al 2018 – costituito dallo splendore della pittura antica, estrinsecato in un percorso espositivo tra le sale museali riallestite ad hoc, e dalla brillante multi-medialità, che s’estrinseca invece con la scenografica Mantegna Experience, all’interno dei nuovi spazi della barchessa, vale a dire la narrazione visiva della Resurrezione del Mantegna – la scoperta, l’incredulità, la diagnostica, le tecniche di restauro, l’iper-attenzione, l’eco internazionale, il tour all’estero – secondo uno storytelling evoluto e tecnologicamente avanzato. Insomma, una passeggiata tra storia ed arte, tra sapienziale conoscenza ed inganni di troppa scienza…
Info: Accademia Carrara, piazza Giacomo Carrara 82, 24121 Bergamo
prenotazioni: tel. 035-49 200 90 – www.resurrezione-mantegna.it – Orari 9,30 – 18,30 (chiusura martedì).
Testo/Olivia Cremascoli – Foto/Accademia Carrara di Bergamo