Dopo il Mantegna ritrovato dello scorso anno, c’è un’ulteriore ‘prima’ di livello internazionale all’Accademia Carrara di Bergamo, diretta da Maria Cristina Rodeschini: si tratta della mostra-scoperta Tiziano e Caravaggio in Peterzano (www.peterzano.it). Di origini bergamasche, ma di nascita ancora imprecisa, Simone Peterzano (1535 circa – Milano 1599), allievo a Venezia di Tiziano e maestro a Milano di Caravaggio, viene infatti oggi riscoperto – restituendogli, finalmente, la dimensione che avrebbe sempre meritato – quale protagonista cruciale della cultura della seconda metà del XVI secolo (quella del Rinascimento, ma anche della Controriforma), e tra i più notevoli rappresentanti della storia dell’arte italiana. Nella sua pittura si ritrovano il colore veneto e la tradizione naturalistica lombarda, eredità che palesemente rivivono nell’opera di Caravaggio.
Dal 6 febbraio al 17 maggio 2020 l’articolata mostra dell’Accademia Carrara, che ha impegnato tre curatori – gli storici dell’arte Simone Facchinetti, Francesco Frangi, Paolo Plebani – non solo indaga il talento di un pittore troppo poco noto, anzi a volte negletto, ma pone, grazie ad eccezionali prestiti nazionali ed internazionali, l’attenzione su un fondamentale capitolo della pittura tra Cinquecento e Seicento, cercando di fornire alcune risposte, e svelando tra l’altro l’ultimo ‘gran mistero’ della storia dell’arte, cioè gli anni giovanili di Michelangelo Merisi. Un ampio percorso espositivo che va da Tiziano a Veronese, da Tintoretto a Parrasio Micheli, Bernardino Licinio e Paris Bordon, da Caravaggio alla pittura lombarda con Antonio Campi, Giovan Ambrogio Figino e Giovanni da Monte: in tutto 64 capolavori, di cui sei inediti, ripartiti su nove sezioni (La formazione e la giovinezza di Peterzano, all’ombra di Tiziano; L’iconografia della musica; Soggetti erotici; Angelica e Medoro: echi e riflessi letterari; Peterzano e la pratica del disegno tra Veneto e Lombardia; L’arrivo a Milano: le pale per i Barnabiti; la Milano di Carlo Borromeo; L’affermazione lombarda di Peterzano; Michelangelo Merisi da Caravaggio). In una sezione vengono anche comprese particolari ‘testimonianze’, come l’edizione veneziana (1568) dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e le Rime (1587) di Giovan Paolo Lomazzo, permettendo ai visitatori d’indagare ulteriormente la cultura di un’epoca d’oro.
L’analisi delle opere superstiti, relative alla fase iniziale del percorso artistico di Simone Peterzano, porta alla prima metà degli anni Cinquanta del Cinquecento, quando l’artista era circa ventenne. Quanto, invece, al suo alunnato in laguna presso Tiziano, è il pittore stesso a fornire informazioni esplicite, ponendo spesso in calce alle sue firme l’indicazione Titiani alumnus (allievo di Tiziano), leggibile anche nell’unico Autoritratto noto, del 1589. Protrattasi fino ai primi anni Settanta del Cinquecento, la stagione veneziana di Peterzano è stata a lungo trascurata negli studi, anche per l’assenza di opere datate o documentate. Le ricerche degli ultimi decenni hanno però segnato una inversione di tendenza, e messo a fuoco il carattere fondamentale di quell’esperienza, assegnando in modo concorde agli anni lagunari del pittore un nucleo ormai piuttosto consistente di dipinti, fortemente influenzati dal maestro e dalla cultura artistica veneta.
Invece, una volta a Milano, Peterzano porta con sé l’orgoglio di avere avuto Tiziano quale maestro, i riferimenti stilistici e culturali, i temi sacri così come quelli profani, le suggestioni di luce e il colore vivace della pittura veneziana. Simone Peterzano arriva a Milano come una novità rispetto ai colleghi già presenti sul territorio e, in poco tempo, si afferma e riceve importanti commissioni. La sua bottega cresce, includendo allievi come il giovane Caravaggio, mentre il suo linguaggio va avvicinandosi a soluzioni proprie del modo lombardo, nell’ottica controriformista codificata dall’arcivescovo Carlo Borromeo.
Questo passaggio stilistico è tale da dover attendere studiosi come Roberto Longhi e Mina Gregori (come ricorda Maria Cristina Rodeschini, “l’emersione della lussureggiante Venere e Cupido con due satiri (foto d’apertura), attribuita a Peterzano nel 1990 dalla Gregori e oggi custodita a Brera, ha dato inizio a una ricerca appassionata i cui risultati hanno via via preso consistenza”) – per risolvere sovrapposizioni tra opere autografe di Peterzano e pittori lombardi suoi coetanei. L’approdo lombardo accentua una capacità di racconto del dettaglio ancora più coinvolgente, ed una tavolozza vivace e smaltata, che nella mostra di Bergamo viene rappresentata da due dipinti d’eccezione, i monumentali teleri per la chiesa milanese dei santi Paolo e Barnaba (la chiesa di San Barnaba, in via della Commenda 1), il cui restauro, per l’occasione, è stato realizzato da Fondazione Credito Bergamasco. Il catalogo della mostra è edito da Skira.
Info: Accademia Carrara/GAMeC, piazza Giacomo Carrara, 24121 Bergamo
www.peterzano.it – orari: 9.30-18.00, fino alle 19 weekend, martedì chiuso
Testo/Olivia Cremascoli – Foto/Accademia Carrara Bergamo