Il paesaggio imbiancato dalla neve nel periodo prenatalizio assume nel South Dakota una tonalità quasi magica, sicuramente fiabesca. Abeti scintillanti, piste innevate, fili di luci intermittenti e negozi pieni di dolci rendono il Natale molto speciale in questo Stato centrale degli Usa. A partire dal 22 novembre esplode lo spirito della festa nella capitale Pierre dove si svolge con la cerimonia di illuminazione dell’albero di Natale con l’accensione di un centinaio di pini il cui profumo riempie l’aria. Ad Aberdeen invece il Living Albero di Natale risale al 1988: ogni anno, orchestra, coro di voci bianche e narrazione natalizia sottolineano l’arrivo di Natale il primo sabato e domenica di dicembre. Natale tradizionale come lo si viveva nel 1860 a Fort Sisseton con decorazioni fatte a mano e bancarelle pieni di oggetti di artigianato. Appuntamento all’Arena Civica di Aberdeen , sabato 3 e domenica 4 dicembre. A Lead il concerto annuale “Black Hills- il Natale del cowboy” e la danza sono un evento popolare arricchito dalla presenza di 10 artisti professionisti regionali. Sono previsti due spettacoli sabato 10 dicembre alle 14 e alle 19,30 alla Historic Homestake Opera House. Infine per gli appassionati della neve, esistono più di 1.500 miglia di percorsi in motoslitta che si snodano nella prateria e fra i pini nelle Black Hills dove si incontra una natura sterminata in cui convivono la storia indiana e l’orgoglio patriottico, la storia del cowboy e l’avventura dei rider di oggi. C’è tutta l’America in quest’angolo di terra dominato da un grande altopiano e attraversato dal fiume Missouri e da numerosi suoi affluenti. Le più importanti e conosciute città di questo immenso Stato sono Soux Falls, Rapid City e Aberdeen. La prima cosa che colpisce visitando questo Stato è la grandiosità della natura e dei paesaggi che, per colori, vegetazione e conformazione del suolo, non hanno simili in nessuna parte del mondo. Ci si arriva dagli aeroporti internazionali di Chicago, Minneapolis e Denver utilizzando voli interni per Rapid City, la “città dei presidenti”, con le statue degli inquilini della casa Bianca che salutano ad ogni incrocio stradale.
Anche il parco naturale che si trova a sud di Rapid City il “Causter State Park” esteso 280 Kmq è ancora più affascinante del più gettonato Parco di Yellostone. Qui la natura ha dato il meglio di sé e passeggiando lungo il laghetto di Sylvan Lake si può ammirare la maestosità delle foreste di abeti che incorniciano l’intera regione. Vicino al parco si incontrano due grotte fantastiche, la Jewel Cave e la Wind Cave tra le più lunghe del mondo, dove si scoprono cunicoli inesplorati e formazione di calcare talmente perfette da sembrare l’opera della mano di un artista. Ma il South Dakota si fa amare per mille altri motivi e una vacanza da queste parti si trasforma in libertà. Perché è proprio la sensazione di libertà che si prova visitando questo stato. Per i suoi enormi spazi. Per le lotte portate avanti dagli indiani americani – nel South Dakota ci sono i Sioux – con l’obiettivo di difendere pezzettini di libertà e dignità sempre più erosi da quei “bianchi” che al cinema , fino alla fine degli anni ’60, hanno quasi sempre recitato la parte dei “buoni”. Eppure basterebbe, per esempio, conoscere la storia di alcuni dei tanti massacri che hanno costellato la storia del rapporto tra cowboy e indiani americani. Oggi più di 62mila nativi americani vivono in South Dakota e molti di loro sono Dakota, Lakota o Nakota (dai tre dialetti della stessa lingua parlati dalle varie tribù). Noi li conosciamo con il nome di Sioux. E il loro spirito di vita rimane quello di sempre: l’equilibrio tra le cose dell’universo. Un equilibrio che si raggiunge perseguendo “woksape” (saggezza), “woohitika” (coraggio), “wowacintanka” (fortezza) e “wacantognaka” (generosità).
Non vi basta per innamorarvi del South Dakota? Allora alzatevi all’alba e andate e vedere il Mount Rushmore quando il sole comincia a illuminare i faccioni dei 4 Presidenti americani (George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln) intagliati nella roccia di granito che da pallida diventa pian piano gialla, poi arancione e infine rosa-ocra. Per gli indiani è il monumento dei “nonni”, ma per il mondo intero è l’icona degli States e ha compiuto 75 anni il 31 ottobre scorso essendo stato completato il 31 ottobre del 1941 dopo 14 anni di lavorazione. E se col sole negli occhi e nel cuore percorrete una ventina di km vi trovate davanti a un’altra opera grandiosa, il gigantesco faccione di Cavallo Pazzo, il leggendario capo dei Lakota. Il volto di Cavallo Pazzo è stato completato, ma si continua a lavorare sul resto della scultura colossale incastonata nella montagna e ci vorranno anni per terminarla.
Last but not least, le Badlands. La bellezza selvaggia delle Badlands attira visitatori da tutto il mondo. Questi suggestivi depositi geologici contengono uno dei letti fossili più ricchi del mondo. Mammiferi antichi, come il rinoceronte, cavallo, e il gatto dai denti a sciabola, una volta vagavano qui. Nei 244.000 acri del parco vivono protetti bisonti, cani della prateria e furetti dai piedi neri. Uno scenario senza uguali, un suggestivo labirinto di canyon, pinnacoli e guglie che fanno pensare di aver messo piede sulla luna. Questo paesaggio ultraterreno, stranamente ammorbidito dai suoi fantastici colori dell’arcobaleno, è uno spettacolo di pareti a strapiombo e picchi che si stagliano nell’aria cambiando colore secondo la traiettoria dei raggi solari.
Testo di Graziella Leporati
Info: www.realamerica.it, www.travelsouthdakota.com