Bologna, scoperta dal turismo soltanto negli ultimi due decenni, è conosciuta per tre caratteristiche peculiari: l’università più antica del mondo (quell’Alma Mater Studiorum fondata nel 1088), per i suoi portici più sviluppati rispetto a qualsiasi altra città (38 km solo nel centro storico) ed infine per la sua gustosa cucina, espressione del buon vivere felsineo. Tre elementi all’apparenza disgiunti e diversi, in realtà in stretta connessione causale e temporale. Tutto parte nel XII sec., quando l’Università richiama un gran numero di professori e di studenti da tutta Europa; servono nuovi spazi abitativi per alloggiarli, ma le mura del Mille non contengono spazi edificabili e costruire fuori risulta rischioso. I bolognesi, ingegnosi e fantasiosi, si inventano di allargare le case esistenti costruendo nuove camere sulla strada, sostenute da pali infissi nel terreno: ecco nascere i portici, dove si espandono i negozi a piano terra, le persone transitano al riparo da pioggia e sole, fermandosi volentieri a parlare ed acquistare, contribuendo al carattere espansivo dei locali. E studenti e professori, oltre a studiare debbono mangiare, bere e divertirsi, per cui sorgono molteplici taverne, osterie e bordelli, alla base del saper vivere petroniano, dove anche i frati erano gaudenti.
Ecco, in estrema sintesi, uno spaccato della Bologna medievale, almeno così come ce la raccontano i testi storici. Ma come era in realtà, nell’insieme e nei singoli dettagli, la città nel Duecento, come la vedremmo in un’ipotetica cartolina o in un moderno documentario ? Pure ed impossibili fantasie ? Mica tanto, perché oggi con la tecnologia della realtà virtuale si possono fare veri miracoli. Ed è ciò che può capitare a quanti vanno a visitare il nuovo Museo della Realtà Virtuale di Bologna, non a caso ubicato a pochi passi dalle celebri Due Torri, simbolo per i bolognesi della città medievale ed emblema di Bologna nel mondo. Varcando il suo portone si entra davvero in un’altra dimensione spazio-temporale, per compiere un viaggio nel tempo non da spettatori passivi, ma da testimoni compartecipi. Basta sedersi in una comoda poltrona e con l’assistenza continua di un tutor indossare un visore Acer per la realtà potenziata, capace di offrire il massimo del realismo possibile, creando un ponte ed un trait d’union tra passato e presente.
Questa tecnologia di assoluta avanguardia consente la visione di filmati in 3D di elevata qualità, con visione a 360°, consentendo al soggetto di muoversi sulla scena e di compiere azioni, interagendo con la storia narrata. Si potrà così camminare per piazze, strade e vicoli, sotto i portici e non, entrare nei cortili, nelle botteghe (fornai, vinai, macellai, formaggiai, ecc.), incontrare le persone che parlano con la tipica cadenza bolognese, ascoltare i dialoghi tra venditori ed acquirenti, nelle taverne, con il sole e con la pioggia, di giorno e di notte, con un’incredibile attendibilità storica generale e dettagli accurati per quanto riguarda la città, i personaggi, le situazioni e gli oggetti. Camminare come normali abitanti o visitatori, ma anche sorvolarla a volo d’uccello per ammirarla dall’alto con una visione panoramica, cercando di evitare di andare a sbattere contro la selva di un centinaio di torri che si innalzavano dai palazzi nobiliari sottostanti, luogo di rifugio in caso di estremo pericolo, ma anche simbolo di potere economico e politico dei suoi abitanti, in quella che non a caso è stata definita come la Manhattan del medioevo europeo.
Per poter offrire tutto ciò i filmati hanno dovuto riprendere ben 1.500 diverse costruzioni tra pubbliche e private, come ad esempio le severe chiese romaniche, con 18 diversi tipi di abitazioni ad uno e due piani – come si usava allora – con o senza portici (i portici in città divennero obbligatori per editto comunale a partire dal 1288) e con le innumerevoli tipologie di tetti, di facciate e di portici, 88 torri difensive (la presenza delle celebri Due Torri, le più alte della città, non rappresentavano certo un caso isolato), 5 chiese, 150 personaggi diversi, 250 animali domestici, e poi un gran numero di strade, vicoli e piazze. Altra caratteristica geografica ed ambientale di Bologna, che ben pochi conoscono in quanto non più visibile da tempo, risiede nel fatto che la città in passato si presentava solcata da una fitta rete di canali navigabili, tratto urbano dei molteplici fiumi che scendevano dalle colline e dall’Appennino retrostante, per poi versarsi in Adriatico. Questi canali, ora quasi completamente ricoperti nel tratto cittadino, oltre a rifornire l’acquedotto sono serviti in un passato anche relativamente recente come forza motrice per diversi tipi di opifici e di laboratori (dalla produzione dei tessuti a quella della carta), nonché come via di trasporto e di collegamento tra la città ed il circondario per ogni tipo di merce, dalla sabbia al sale, dalle pietre ai prodotti agricoli.
Uno scorcio della Bologna acquatica di fine ‘700 lo possiamo vedere ancora grazie alla macchina del tempo del Museo della Realtà Virtuale con il documentario “Al Canel”, scene di vita e fedele ricostruzione urbana del Canale di Reno, uno dei maggiori, di due secoli orsono, nella ricostruzione del trafficatissimo porto canale, gli edifici della Salara, un filatoio proto-industriale funzionante grazie alla forza motrice idraulica, le imbarcazioni cariche di merci in movimento presso la chiusa della Bova. Ultima chicca offerta da questo straordinario museo un filmato che consente di provare l’emozione dei primi archeologi penetrati per primi nel 1922 nella tomba inviolata del faraone Tutankhamon, con il suo straordinario corredo funebre.
Info: Museo della Realtà Virtuale, via Zamboni 7, Bologna, 1° piano. – Tel. 051 00 87 519 www.lamacchinadeltempo.eu – info@lamacchinadeltempo.eu – Orari: lunedì – venerdì ore 10 – 19, sabato e festivi ore 10 – 20 – Costi e durata: € 12,00 per le esperienze da 14 minuti, € 18,00 per le esperienze da 25 minuti. Link di alcuni video sull’argomento: https;//youtu.be/IOfCqlhhdMI, https://youtu.be/S9xql4YJsk –https://youtu.be/7HqkLZsHXcA
Testo/Giulio Badini – Foto/Museo Realtà Virtuale di Bologna – La Macchina del Tempo