Un segno del destino: per la sua forma allungata la regione francese che nell’immaginario collettivo ricorda i più famosi vini assomiglia a un grappolo d’uva. Dopo la ridefinizione delle regioni francesi del 2015 è nata la grande regione Bourgogne-France Comté, ma la Borgogna vera e propria, erede di quella che al tempo dei Duchi di Borgogna fu un potente stato indipendente rivaleggiando con i sovrani d’Europa, è una regione costituita da quattro dipartimenti nel vero cuore della Francia a 100 chilometri da Parigi nella sua parte più settentrionale e a 75 chilometri da Lione in quella più meridionale. Dominata dall’influenza dei venti provenienti da ovest ha un clima buono, che favorisce appunto la coltivazione della vite: in inverno il tempo è bello con temperature piuttosto basse, mentre d’estate qualche pioggia rinfresca le giornate afose. Autunno è la stagione più bella, caratterizzata da giornate limpide e clima secco, il momento ideale per vendemmiare i grappoli maturi sulle viti.
La Borgogna non è solo una regione di passaggio, tappa obbligata lungo l’autostrada A6 per chi dall’Italia deve raggiungere in macchina Parigi o la Normandia. L’auto resta il mezzo migliore di spostamento perché consente di muoversi a piacimento in una regione dove la rete stradale è molto estesa. Dall’Italia la si può raggiungere attraverso il traforo del Monte Bianco, o via Svizzera dal Gran San Bernardo, o ancora via tunnel del Frejus passando da Lione. Si può andare in Borgogna anche in treno, ed anzi questo è il mezzo di locomozione ideale per chi progetta di visitarla in bicicletta nelle stradette di campagna o attraverso l’estesa rete di ciclabili che spesso scorrono lungo il corso dei fiumi: il treno da Milano raggiunge Digione via Losanna; da Torino invece bisogna passare da Lione. In aereo dall’Italia si atterra a Parigi per poi raggiungere la Borgogna in treno TGV.
L’impronta della storia. Chi trova il tempo per uscire dall’autostrada scoprirà una regione che cattura con la forza del paesaggio e la bellezza del romanico e del gotico che hanno punteggiato queste terre di testimonianze straordinarie. Nel ‘500 i confini della Borgogna storica comprendevano le Fiandre, i Paesi Bassi, la Francia Contea, l’Alsazia e parte della Lorena. La regione situata a cavallo di due grandi fiumi francesi, la Saona e la Loira, è stata fin da tempi antichissimi punto di incontro e di contatto tra differenti civiltà: e proprio da qui è nata la sua grande ricchezza. Prevalentemente montuosa e collinare, funge da spartiacque tra il bacino della Loira e quello della Senna da una parte e quello della Saona dall’altra. Varietà di paesaggi e contrasti danno la Borgogna il suo irripetibile aspetto odierno che permette di scoprire angoli nuovi e diversi a distanza di pochi chilometri.
Tra il X e il XIV secolo una vera e propria febbre edilizia favorì lo sviluppo dell’unica vera industria medievale, quella costruttiva, che arricchì di affascinanti monumenti romanici questa regione, patria dei più nobili francesi. Tutti gli edifici religiosi, dalle piccole chiese di paese alle grandi abbazie e ai monasteri cluniacensi e cistercensi, testimoniano oggi nel loro raccolto silenzio l’innovazione tecnico-architettonica e scultorea introdotta dell’arte romanica alla fine dell’Alto Medioevo. Visti dall’alto, a volo d’uccello o magari di mongolfiera, costituiscono un bianco mantello di pietra che si stende tra le dolci colline e i vigneti curati della regione. Pietre e capitelli formano la più incredibile ed emozionante Bibbia di Francia, succedendosi come rocciosi fotogrammi in cima alle colline o nel centro delle cittadine: la Borgogna non possiede grandi città, Digione che ne è capoluogo conta nel comune appena 150 mila abitanti. In città almeno due sono le chiese che meritano attenzione: la cattedrale di San Benigno e la chiesa di Notre-Dame. Ma in Borgogna ogni chiesa è una scoperta: a volte si tratta di spoglie e severe navate, dove il domina il chiaroscuro e le ombre sono ravvivate da una sciabolata di sole che entra dalle alte vetrate, a volte la pietra è fiorita di racconti surreali e di leggende magiche frutto della fantasia popolare e collettiva del Medioevo che popolano anche rosoni e alte vetrate. In Borgogna le chiese sono fitte come i grappoli dei vigneti e come i vini hanno le loro particolarità ed esprimono un sapore indimenticabile. Qui sta il fascino di questa terra, da gustare lentamente, non con un turismo mordi e fuggi di icone da cartolina riconoscibili in tutto il mondo, ma nella scoperta e nella raccolta di particolari di immagini che restano scolpite nel cuore.
Architettura romanica. Tutti gli edifici romanici della Borgogna si riferiscono a tre modelli architettonici. A sud, Cluny era un complesso perfettamente funzionale per la comunità monastica che ospitava, il vero prototipo dell’abbazia del Medioevo. Oggi purtroppo resta soltanto il braccio meridionale del transetto maggiore, un frammento imponente di 32 metri sovrastato da un possente campanile ottagonale a due ordini di loggette che si leva per 62 metri, fiancheggiato da un più modesto campanile quadrato. Ma la celebrità del suo nome va ben oltre perché il Museo di Cluny a Parigi è forse la più stupefacente raccolta di opere di quel periodo storico in tutta Europa. Ispirata a Cluny, ma conservata intatta, l’Abbazia di Paray-le-Monial è una sorpresa: il paesino in riva al fiume Bourbince è famoso per la basilica cluniacense del Sacro Cuore da tempo inenarrabile meta di pellegrinaggi. Val la pena di fare la deviazione dal proprio itinerario, uscire dalle autostrade e imboccare una strada statale per andare a scoprire questa silenziosa testimonianza costruita in forme monumentali a partire dalla metà del XII secolo e conclusa nel XIV secolo in epoca gotica. L’esterno dell’edificio si presenta molto sobrio, con possenti murature. La crociera è sormontata da un’alta torre e la facciata è stretta tra due alte torri più piccole; il chiostro adiacente alla basilica ospita un giardino d’ispirazione medievale. L’interno presenta un impianto a tre navate piuttosto corte, un transetto a una sola navata, un coro costituito da un’abside semicircolare e deambulatorio con tre cappelle radiali. Dall’esterno la zona del coro appare come un pittoresco grappolo di absidi grandi e piccole che si affastellano intorno alla crociera.
Ai confini con la Loira. Proprio al confine con la regione della Loira, sulla sponda borgognona del fiume, La Charité-sur-Loire è nota per la sua grande chiesa di Notre-Dame, tappa importante sul cammino di Santiago di Compostela. Circondato da mura il centro medievale è noto per il suo priorato cluniacense: del suo passato di importante città monastica custodisce ancora numerose vestigia. Il monastero benedettino fondato nel 1059 è un gioiello architettonico del romanico borgognone costruito nel periodo fra il XI e il XII secolo. Intorno al priorato vale la pena di fare una passeggiata per ammirare il quartiere storico, con vicoli pittoreschi, passaggi e scale, mura medievali e varie botteghe dedicate ai libri con librai, venditori di libri usati, calligrafi, miniatori e rilegatori, interessanti per i collezionisti di opere antiche. Per chi giunge da ovest passato il ponte sulla Loira il piccolo borgo appare aggrappato alla sua basilica e dominato dall’alta doppia torre e dal color giallo ocra della sua pietra. La piazzetta che precede l’ingresso è stata ricavata sacrificando le prime due campate della lunga basilica, che ora appare infatti con pianta un po’ raccorciata.
Un Medioevo da film. Tuttavia, l’abbazia più importante della regione, patrimonio mondiale dell’Unesco si trova a Marmagne. L’abbazia di Fontenay è stata fondata nel 1118 da San Bernardo in persona e la possente architettura romanica conferisce una notevole omogeneità di stile agli edifici conventuali circostanti. Sorta in un luogo remoto, lontano dalle grandi strade di comunicazione nei pressi di una foresta e di un ruscello è un ambiente di incredibile pace, in cui perfino i turisti si muovono con rispetto e parlano a bassa voce. Seguendo la regola rigorosa di San Bernardo il visitatore scopre intatta la chiesa, il sereno chiostro sormontato da un campanile, la sala capitolare con volte a crociera, lo scriptorium e la fucina dove i monaci operavano: e non mancava il lavoro manuale in orti e giardini dove coltivavano piante medicinali. La pietra scura suggerisce una struttura ascetica e pura: la navata della chiesa abbaziale è lunga 66 metri, chiusa da volta a botte. Notevole è l’equilibrio tra le costruzioni a uso religioso e quelle a uso profano: la panetteria del XIII secolo con antico forno, la cappella riservata agli stranieri, il dormitorio dove i monaci dormivano senza riscaldamento come voleva la regola benedettina. Mirabilmente conservato, il complesso di Fontenay è stato usato come ambientazione di film medievali.
Info: it.france.fr
www.bourgognefranchecomte.com
www.abbayedefontenay.com
Testo/Leonardo Felician – Foto/Cynthia Beccari