Sulle prime alture della Val d’Arda in provincia di Piacenza, dove da un lato è breve arrivare alla via Emilia ed alla pianura padana, mentre dall’altro stanno iniziando i colli appenninici, sorge il borgo medievale di Castell’Arquato, arroccato lungo la collina a dominare il paesaggio. Rimasto pressoché allo stato originale, a parte il lieve sviluppo urbanistico delle zone ai piedi del borgo, ed il recupero architettonico del nucleo medievale, il paese fa parte della lista dei “Borghi più belli d’Italia” (sono circa 270) ed è stato insignito della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, riconoscimento di qualità turistico-ambientale conferito a piccoli comuni che si distinguono per un’offerta di eccellenza ed una accoglienza di qualità (sono circa 230 in Italia). In effetti si tratta di un paese di rara bellezza, dove camminando per gli stretti vicoli in acciottolato tra case color mattone, appare impossibile non respirare un’aria di tempi antichi.
Il nome deriva probabilmente da “Castrum Quadratum”, indicante la forma quadrata dell’accampamento romano che doveva sorgere ai piedi della collina. Le prime notizie certe risalgono però all’VIII° secolo, quando il signore locale, chiamato Magno, fece costruire negli anni 756-758 un piccolo castello ed una chiesa, quella destinata a diventare in seguito la Collegiata di Santa Maria e che verrà distrutta da un terribile terremoto nel 1117. Alla sua morte avvenuta nel 789, Magno donò al Vescovo di Piacenza i suoi possedimenti, appartenuti così alla Chiesa fino al 1220, quando dal clero piacentino verrà concessa ai nobili cittadini l’autonomia del borgo in cambio di una rendita annuale. Castell’Arquato venne retta da un podestà fino al 1290, quando Alberto Scotti divenne Signore di Piacenza; è questo il periodo di costruzione del nucleo storico del paese, ancora oggi visibile più o meno nello stato originario. Fra alleanze e scontri che si susseguono, nei secoli successivi sulla cittadina passeranno le dominazioni dei Visconti, degli Sforza, di Farnese ed infine dei Borbone.
Percorrendo le vie del centro, si respira oggi un’aria più che antica, fra case meravigliosamente ristrutturate nelle quali si possono scorgere splendidi giardini, affreschi o taverne nelle quali rifocillarsi dopo il cammino. Poi, improvvisamente, si apre la grande piazza centrale, sui lati della quale si trovano i principali gioielli del paese piacentino. Sul lato nord, meta di arrivo della via principale che attraversa Castell’Arquato, si trova il Palazzo del Podestà fatto costruire da Scotti a partire dal 1290 e con successive aggiunte quattrocentesche; sulla parete che dà verso la chiesa, le case medievali ed il castello, si può osservare il complesso stemma cittadino con i leoni, la fortezza merlata e la scritta “Comunitas Castri Arquati”. Al lato ovest del Palazzo si può invece ammirare la Collegiata di Santa Maria, consacrata nuovamente dopo il terremoto nell’anno 1222, con i begli archi quattrocenteschi costituenti il “Portico del Paradiso” e le quattro absidi. Dalla parte opposta vi è l’ingresso della chiesa, in cui è possibile vedere ancora il fonte battesimale originario dell’VIII° secolo, mentre sul lato destro si può accedere al chiostro duecentesco ed al piccolo Museo della Collegiata.
Continuando poi a passeggiare nella piazza centrale lungo le sue case storiche, si giunge alla Rocca Viscontea. Eretta da Luchino Visconti tra il 1342 ed il 1349, era una delle più notevoli fabbriche militari del Nord Italia. Attualmente rimane soltanto la struttura esterna, con le torrette agli angoli e le mura sormontate dai merli ghibellini, o a coda di rondine; da questi si aprivano le caditoie, le botole che consentivano di versare sui nemici acqua bollente o pietre. La parte meglio conservata e più suggestiva risulta il mastio, raggiungibile tramite un ponte levatoio; si tratta di un torrione alto 42 metri posto nella parte nord della rocca ed ospita nelle sue sale il Museo di vita medievale. La vista della Val d’Arda che si gode dall’alto del mastio appare semplicemente indimenticabile. Il paese di Castell’Arquato riserva qualche altro monumento storico interessante, ma soprattutto una particolarità: il Museo Geologico, che raccoglie resti di balene, delfini, pesci e conchiglie provenienti dalla vicinissima Riserva Geologica del Piacenziano; pochi milioni di anni fa le colline piacentine giacevano infatti sul fondo di un mare tropicale.
Al di fuori dell’abitato sono meritevoli di una breve visita anche la Basilica di San Giovanni con il suo Battistero, situati nella piccola frazione di Vigolo Marchese, a pochi chilometri di distanza in direzione di Carpaneto Piacentino. La Basilica fu fatta costruire nel 1008 dal marchese Uberto d’Orta, signore della Val di Nure, in pietra e laterizio, a pianta basilicale a tre navate. Il campanile era invece una torre militare, poi trasformata in uso civile e religioso, come non è difficile notare osservandone la struttura. Il Battistero invece era probabilmente un piccolo tempio pagano edificato in epoca romana. L’ambiente delle due strutture religiose, immerse da un lato in un piccolo parco, risulta davvero di una serenità capace di avvolge il visitatore.
La visita della cittadina medievale non può esimersi però dall’essere anche piacere del palato: a Castell’Arquato si mangia molto bene e si viene spesso accolti in ristoranti carichi d’atmosfera. Il menu locale parte ovviamente dagli antipasti, qui rappresentati dagli ottimi salumi piacentini: il culatello, la coppa, il salame e la pancetta, serviti con i chisolini caldi, la versione locale dello gnocco fritto, fragrante e mai unto. Per quanto riguarda i primi, non possono mancare i tortelli di ricotta fatti in casa, gli anolini in brodo e soprattutto i pisarei con fasoi, una specie di pasta e fagioli particolare e molto conosciuta (se siete fortunati, ed avete queste esigenze, anche in versione glutenfree); fra i secondi si trovano spesso la faraona ripiena cotta nella creta e la coppa arrosto.
Queste leccornie vanno però ovviamente degustate innaffiandole con del buon vino: fra i bianchi la produzione locale si affida al Monterosso della Val d’Arda o piuttosto all’Ortrugo, entrambi frizzanti. Per i rossi non ci si può esimere da una buona bottiglia di Gutturnio, mosso se giovane, quasi fermo se superiore (ed in tal caso apprezzabile anche da chi è abituato magari ai vini piemontesi). Il Gutturnio ha poi una storia antica: nasce in epoca romana da una “ricetta” inventata da Lucio Calpurnio Pisone, suocero di Giulio Cesare, citato anche da Cicerone (che ne derideva il consumo smodato). Castell’Arquato ed altri paesi della Val d’Arda organizzano eventi di ogni genere, con feste e sagre tradizionali che potrete ritrovare sul sito dell’ente del turismo. L’evento più famoso è “Rivivi il Medioevo” che si svolge nel secondo fine settimana di settembre, una rievocazione medievale con un torneo di combattimento in armatura pesante.
Dove dormire: il territorio che circonda il paese comprende alcuni hotel, ma soprattutto un gran numero di locande, agriturismi e B&B per tutte le tasche. Come arrivare: in auto, percorrendo l’autostrada A1 uscita Fiorenzuola d’Arda (sia da Milano, che da Bologna), poi in strada normale per altri 10 km. In treno con arrivo alle stazioni di Fiorenzuola d’Arda o Fidenza e da qui tramite bus pubblico o taxi privati.
Info: www.castellarquatoturismo.it – iatcastellarquato@gmail.com – tel. 0523 80 32 15 – www.facebook.com/ufficioturisticocastellarquato –
Testo/Paolo Ponga – Foto/Paolo Ponga e Castell’Arquato Turismo