Si parla tanto di sostenibilità in questo nostro tempo che si rischia di perdere la complessità del termine. Per il circuito Cittaslow, la sostenibilità rappresenta solo uno dei diversi principi che guidano la filosofia delle Città del Buon Vivere e da coniugare ogni volta in modo differente, sempre concreto, per trasformarsi in una buona pratica per la comunità. Combinata con l’economia circolare, ad esempio, dà vita a modelli di riutilizzo tutti da scoprire, a tradizioni artigianali del passato da far rivivere, a gestione delle risorse naturali del territorio per il fabbisogno energetico. Del resto lo slogan di Cittaslow è “innovation by tradition”: innovazione tecnologica a servizio dell’ambiente e della comunità per migliorare concretamente la vitadei cittadini e del pianeta.
Travacò Siccomario e il progetto del riuso – Da anni impegnata in una gestione sostenibile del territorio, la Cittaslow Travacò Siccomario in Lombardia ha investito in infrastrutture per la mobilità dolce e il microturismo sostenibile con quasi 50 km di percorsi ciclopedonali, tra quelli nel proprio territorio e quelli condivisi con i comuni limitrofi. Anche la gestione dei rifiuti, orientata all’economia circolare, ha permesso di raggiungere l’ambiziosa quota del 90% circa. Ma un concetto affascinante quanto poco conosciuto che caratterizza questo territorio è quello del riuso: recuperare materiali che altrimenti andrebbero buttati. Grazie all’apertura del Centro del Riutilizzo RiDiamo, in 4 anni sono stati raccolti e sottratti al rifiuto circa 83 tonnellate di materiali, delle quali 63 già redistribuite ai cittadini. Ora la città sta pensando di ampliare il progetto RiDiamo con RiCicliamo, sempre nell’ottica di riutilizzare materiali non più idonei al loro scopo originale, attraverso piccoli interventi di manutenzione che li rendono utili a qualcos’altro. S’inizierà con piccoli laboratori molto concreti, come sartoria e riparazione biciclette. Altra novità sarà la Biblioteca delle Cose, uno spazio, dove scambiare, anziché libri, oggetti utili per la piccola manutenzione, come idropulitrici, trapani, frullini e altro ancora. Il tutto si traduce in risorsa materiale ed economica, ma anche in inclusione lavorativa, in quanto i cittadini mettono a disposizione le proprie competenze, e ancora in spazio di condivisione e relazione tra le persone.
L’antica tessitura di Anghiari – Far rivivere tradizioni e mestieri di un tempo, anche questo rientra nella filosofia Cittaslow ed è ben rappresentato da Anghiari e la sua antica tessitura. Antico borgo medievale della Valtiberina, in Toscana, la Cittaslow Anghiari vanta tra le sue grandi tradizioni proprio la teleria, tessuti di qualità ottenuti esclusivamente da fibre naturali come canapa, lino e cotone, puntando su di un prodotto ricercato attraverso disegni e colori ripresi dalla tradizione. Gli oggetti d’uso più comune diventano così, a tutti gli effetti, delle vere opere d’arte: dalle tovaglie con i decori ispirati ai festoni in terracotta di Andrea della Robbia, alle stoffe tinte che richiamano i colori utilizzati da Piero della Francesca. Anghiari è nota anche per l’attività di antiquariato che ben si combina con l’arte del restauro: artigiani di altissimo livello capaci di restituire un mobile o un oggetto al suo primitivo splendore. Ma c’è un’altra tradizione secolare che una famiglia di artigiani porta avanti: la lavorazione dei cesti in vimini. Gli steli vengono raccolti in febbraio lungo il Tevere, poi vengono messi a bagno per due mesi e quindi sbucciati. Una volta essiccati, vengono legati insieme in attesa di essere lavorati. Si parte dalla base con i costelli e si procede con la tessitura fino alla bordatura finale per ottenere cesti, panieri, sedute.
Tolfa, città della catana – Tolfa è una Cittaslow del Lazio, ma anche una particolare borsa di pelle. Non è un caso che si utilizzi lo stesso termine, la lavorazione del cuoio infatti è una delle attività artigianali tipiche di Tolfa, con la produzione di oggetti come selle, finimenti per cavalli e accessori per l’equitazione, fino alla famosa “catana” appunto. La catana, o tolfa, risale alla tradizione dei butteri: era il tascapane usato in campagna e serviva per contenere i viveri. La cucina tradizionale di Tolfa, che affonda le proprie radici nella gastronomia etrusca e romana, è fatta di piatti semplici, poco elaborati ma ricchi di sapore, come la tipica acquacotta, una zuppa di verdure di stagione. Tradizionale anche la mentucciata: zuppa di cipolle con pomodoro, olio e mentuccia, mentre la panzanella è un piatto semplice composto di pane giallo di Tolfa, pomodorini, sale, acqua e olio d’oliva. Da assaggiare in questo periodo i maccheroni di Natale, dolci con noci, miele e cacao amaro.
Tra le ceramiche e il merletto di Orvieto – Quando si parla di artigianato, il pensiero va alla città dove tutto è nato: Orvieto. Il movimento Cittaslow è stato fondato proprio qui nel 1999. Dalla sapiente lavorazione etrusca della ceramica e dell’oro, a quelle artistiche di merletto, legno, cuoio e ferro battuto, Orvieto ha una tradizione antica di artigianato. La lavorazione della ceramica si distingue per l’eccellente fattura e le decorazioni innovative. Concentrata in pochi laboratori artigianali, spazia dalle riproduzioni delle ceramiche del passato, alla terracotta tradizionale, fino a nuove linee di design. Anche l’arte del merletto d’Orvieto, detto “Trina d’Irlanda”, esiste fin dal XVII secolo e oggi si è arricchita di nuove e originali forme grazie alla passione di abili mani che hanno saputo combinare gli antichi disegni a materiali inusuali. Nascono così intarsi su scarpe, abiti da sposa, paralumi, sedie, pezzi unici dal valore inestimabile. E poi c’è la lavorazione del legno, portata avanti ancora oggi da molti artigiani e botteghe, che interessa l’oggettistica, il mobilio per le case e l’arredo urbano. Cuoio, terracotta, ferro battuto, gioielli completano l’offerta, ben visibile attraverso una passeggiata nel centro storico e in particolare nella suggestiva via de Magoni, non a caso detta la via degli artigiani.
Tirano, pezzotti al telaio e pedü – Tra le numerose Cittaslow, immersa nella Valtellina sorge Tirano, nota per essere punto di arrivo e partenza di uno tra i più affascinanti patrimoni Unesco, il Trenino Rosso del Bernina. Un modo lento di viaggiare, ideale per ammirare il paesaggio alpino, spettacolare in qualsiasi stagione, fino a St. Moritz in Svizzera. Ma forse non tutti sanno che Tirano vanta, insieme alle altre località della Valtellina, alcuni prodotti artigianali unici, come i pezzotti, tappeti colorati e resistenti che gli artigiani ottengono lavorando ritagli di stoffe orditi a mano al telaio e i pedü, le tipiche scarpe tradizionali di alta qualità artigianale. La vera forza di questa Cittaslow però è l’autosufficienza energetica. Il comune è in grado infatti di coprire, in alcune ore della giornata, grazie agli impianti a biomassa legnosa e all’idroelettrico, il suo completo fabbisogno energetico termico ed elettrico. Inoltre è già partito il progetto di potenziare l’energia sostenibile dando vita, insieme a Sernio, alla prima Comunità Energetica Rinnovabile Alpina. L’obiettivo è quello di raggiungere il 100% dell’energia autoprodotta localmente da fonte rinnovabile, creando un modello sostenibile replicabile anche in altri territori.
www.cittaslow.it
Testo/Claudio Zeni – foto fornite dall’Ufficio Stampa – foto d’apertura Tirano