Uno stupefacente bosco di palme a 2.600 metri d’altezza nella valle del Cocora, un tuffo nel mare caraibico delle isole di fronte a Cartagena, e un tour guidato fra i graffiti e i murales dell’ex città più violenta del mondo. Vai in Colombia e trovi la meraviglia. Il paese natale di Fernando Botero, le cui grandi sculture caratterizzano le piazze di Bogotà e Medellin, e del realismo magico del premio Nobel per la letteratura Gabriel Garcia Marquez, rappresenta qualcosa di più di una scoperta. Dilaniata prima dalla guerra fra i cartelli della droga e in particolare dal signore del narcotraffico, Pablo Escobar, e poi dalla guerriglia, oggi la Colombia rappresenta un paese in pace. Grazie alla tregua firmata con la guerriglia, ha potuto riaprire le sue frontiere al turismo.
E chi arriva si sente accolto da un popolo straordinariamente gentile, che sta cercando in tutti i modi di voltare pagina rispetto al passato. Basta fermarsi qualche giorno a Medellin, quartier generale di Pablo Escobar, per cogliere i cambiamenti. Due milioni e mezzo di abitanti, fra gli anni Ottanta e Novanta era la città più pericolosa al mondo: le sparatorie erano all’ordine del giorno e ogni cosa era nelle mani dei narcotrafficanti, dei gruppi paramilitari di destra e delle Farc. Oggi Medellin è una città in piena rinascita, il tasso degli omicidi è precipitato, mentre sono cresciuti i settori produttivi, dei servizi e della finanza. Il palazzo simbolo di Pablo Escobar è stato requisito dalla municipalità, che l’ha raso al suolo realizzandovi un memoriale in ricordo delle sue vittime, 46mila, mentre il quartiere più a rischio, Comuna 13, oggi è un esempio di recupero e riscatto studiato da architetti, artisti e sociologi di tutto il mondo. Medellin è anche l’unica città della Colombia ad avere una metropolitana, collegata alla metrocable, una modernissima funivia integrata nel sistema di trasporto urbano.
Una visita alla città non può non partire dal parco commemorativo Inflexion, per passare poi al Parque El Poblado, dove fu fondata la città nel 1616. E poi il centro amministrativo La Alpujarra, il Parque de Las Luces, l’edificio intelligente di Epm, il teatro metropolitano, il parque Bolivar e la cattedrale metropolitana, composta da un milione e centomila mattoni, per arrivare alla famosa plaza Botero, che ospita 23 grandi sculture donate dal maestro alla città. Si continua poi per il centro, fino al parque San Antonio, con altre quattro sculture di Botero, tra le quali El Pajaro, bersaglio di un attentato. Il maestro ha rimediato donando una statua nuova e anche questo oggi è diventato un luogo della memoria per i colombiani e per gli stessi turisti.
Nel segno di Botero anche la fascinosa capitale, Bogotà, che accoglie il visitatore con le sue architetture barocche e il museo dell’oro più grande del mondo, testimonianza di tutte le principali culture preispaniche della Colombia. Bogotà sorge a 2.600 metri sul più elevato altopiano del paese. Fu fondata nel 1538 da Gonzalo Jimenez de Quesada su quella che era stata in precedenza una cittadella appartenente alla civiltà precolombiana del popolo muisca. Lo splendore coloniale deriva dal suo status di capitale del vicereame d Nueva Granada istituito nel 1740. Oltre al museo dell’oro, da non perdere il quartiere storico della cittàcon il Teatro Colon, il Palacio de San Carlos, la Iglesia de San Ignacio, il Palacio Presidencial e Narino.
E poi la plaza de Bolivar, il Capitolio, la Alcaldia Mayor y la Catedral, per concludere con la visita al ricco Museo de Botero, donato dall’artista al suo paese. Qui, in una bella casa coloniale della Candelaria, cuore storico di Bogotà, oltre a 120 fra dipinti e sculture del maestro (fra le più apprezzate la celebre “Monalisa”, caricatura della tela di Leonardo da Vinci), si possono vedere altri capolavori della collezione privata dell’artista, che vanno da Picasso a Renoir, da Dalì a Giacometti. E al termine del tour, salita in teleferica al Cerro de Monserrate (3.150 metri), dove ammirare una meravigliosa vista sulla cittá.
La Colombia però non si racconta solo con le sue splendide città. Protagonista è sempre la natura, in un tripudio di colori. Qui per esempio si coltivano circa quattromila specie diverse di orchidee.
Un giro in Colombia passa anche dalle piantagioni di caffè e platano e da una passeggiata nella Riserva Naturale del Cocora, dove si può apprezzare la biodiversità di flora e fauna di questo luogo, e dove si può ammirare la famosa palma di cera più alta del mondo, che resiste a 2.600 metri di altezza anche se ormai a rischio di estinzione. Si prosegue poi con la visita de municipio di Salento, il villaggio più bello e caratteristico di questa regione con le sue stradine coloniali, le case colorate e le botteghe di artigiani.
Ma la Colombia offre anche il mare. E che mare! Quello su cui si affaccia Cartagena de Indias, una delle più vivaci e belle cittadine caraibiche, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1984 per le sue imponenti fortificazioni e per la sua eredità coloniale. Arrivando dal mare, Cartagena accoglie il visitatore con uno skyline di grattacieli a picco sulle spiagge. Ma, al di là della prima impressione di modernità a portata di mano, la città nasconde origini antiche. Fondata nel 1533, fu una delle principali città spagnole del Nuovo Mondo, principale porto dal quale le ricchezze del continente salpavano dirette alla madrepatria, ma anche piazza sulla rotta degli schiavi.
Una città finita spesso nel mirino dei pirati inglesi che solcavano il mar dei Caraibi, subendo nel XVI secolo numerosi terribili assedi. Il più famoso fu nel 1586 quello di Francis Drake, che mise la cattedrale a ferro e a fuoco, tenendo la città in ostaggio per più di cento giorni, prima di ottenere il riscatto. Le vestigia di questo passato sono ancora ben visibili, attraverso gli undici chilometri di bastioni in pietra che circondano il centro storico. Dentro le mura una città molto vivace, dai murales brillanti, le viuzze con il tetto di ombrelli colorati, i locali pieni di musica e le carrozze. Senza dimenticare le citazioni letterarie, poiché proprio qui si trovano alcuni dei luoghi che hanno fatto da scenario ai romanzi di Gabriel Garcia Marquez, che qui si trasferì da Bogotà nel ’48 per lavorare come giornalista a “El Universal”.
E a un’ora di barca della città, lo scenario è pronto ancora a cambiare: ecco le isole dell’arcipelago del Rosario, con la spiaggia bianca e un mare cristallino che invitano solo a perdervisi dentro.
Testo-foto/ Monica Guzzi