Considerando che l’umanità si è sempre spostata sulla terra da un posto ad un altro, mi sono spesso chiesto come abbia fatto l’uomo a crescere ed a progredire, per le difficoltà a rapportarsi con i suoi simili parlanti lingue diverse, a scambiare prodotti, a chiedere informazioni, a trasmettere conoscenze, se non ci si poteva intendere vocalmente. Perché una delle caratteristiche peculiari dell’uomo è sempre stata quella di parlare una lingua propria, diversa da quelle di tutte le altre dei vicini, compresa solo in un ambito piuttosto ristretto di clan. Eppure l’uomo è stato capace di conquistare l’intero pianeta, rapportandosi in continuazione con persone parlanti lingue differenti, in una vera babele semantica, senza mai fermarsi – o quasi – di fronte ad una simile difficoltà, perché non potersi intendere costituisce indubbiamente una difficoltà, foriera anche di spiacevoli malintesi.
Quanti di noi hanno rinunciato nella vita a trasferirsi altrove, ad accettare un lavoro all’estero, ad un rapporto umano con persone parlanti lingue diverse e per noi incomprensibili, magari anche solo ad un viaggio in un luogo lontano, consapevoli delle difficoltà di relazioni che avremmo incontrato ? Quanti amori non sono mai per questo sbocciati ? Oggi per fortuna la moderna tecnologia ci viene incontro anche in questo, mettendoci a disposizioni degli strumenti traduttori – vocali o/e scritti – in grado di tradurre al posto nostro brevi frasi nella lingua che vogliamo, riuscendo in questo modo a farci intendere ed al tempo stesso ad intendere gli altri.
E’ il caso di Pocketalk della giapponese Sourcenext, o di altri strumenti analoghi , appena arrivato sul mercato italiano, un dispositivo portatile creato espressamente per la traduzione vocale istantanea in 74 lingue diverse, capaci di coprire bel 109 nazioni o regioni diverse del mondo. Piccolo, compatto e leggero (pesa solo 100 g) e dotato di una batteria per 7 ore di utilizzo, esso permette di parlare normalmente, producendo singole frasi della durata massima di 30 secondi, che verranno immediatamente tradotte nella lingua impostata, sia verbalmente che per iscritto; microfoni di alta qualità ne consentono l’uso anche in ambienti rumorosi. Dovrebbe essere messo in commercio nella colorazione white (gold e black coming soon), ad un prezzo consigliato di 299 euro.
Questo strumento geniale contribuirà a semplificare i rapporti tra gli abitanti del pianeta, essendo quello della lingua uno degli scogli maggiori alla comprensione tra i popoli. Oltre 6 miliardi di persone nel mondo, in 189 stati, parlano infatti tra le 6 e le 7 mila lingue diverse. Quella più parlata in assoluto risulta essere il cinese, con 1 miliardo e 213 mila persone, seguita da spagnolo (329 milioni) ed inglese (318 milioni), arabo (221), hindi (182), bengalese (181), portoghese (178), russo (144), giapponese (122) e tedesco (90); l’italiano, parlato da 62 milioni, si colloca soltanto al 19° posto. Qualche curiosità al riguardo: la lingua più difficile da apprendere sarebbe il basco, parlato nel nord della Spagna, mentre il latino è lingua ufficiale del solo Stato del Vaticano ed il berbero del Magreb africano è soltanto parlato. L’alfabeto più complicato sarebbe quello cambogiano, composto da ben 74 lettere, il più corto quello delle Isole Salomone con appena 11 lettere. Il taki, parlato nella Guinea francese, possiede un vocabolario con sole 340 parole (quando si dice gente di poche parole !), mentre il sedang vietnamita conta ben 55 vocali diverse (contro le 5 nostre). Secondo l’Unesco al momento ci sono almeno 2.500 lingue in pericolo di estinzione: 200 di esse sono infatti parlate da meno di 10 persone.
Studiando gli antichi fenici, di gran lunga i migliori commercianti dell’antichità nel Mediterraneo ed oltre, mi sono sempre chiesto come facessero questi navigatori di 3.000 anni fa a scambiare le merci di loro (legname, vetri soffiati, stoffe tinte, ecc.) o di altrui produzione con tutti i popoli del nord e del sud del Mediterraneo (e poi con quelli ubicati oltre Gibilterra, essendo stati secondo Erodoto i primi a circumnavigare l’Africa), ognuno dei quali parlava una lingua diversa ? Poi ho trovato una risposta. I fenici scaricavano le proprie mercanzie su una spiaggia, poi accendevano fuochi per avvisare i locali e risalivano sulle loro navi alla fonda. I locali, avvertiti dai fuochi, portavano sulla spiaggia i loro prodotti, collocandoli di fronte a quelli fenici che avrebbero voluto acquistare, poi si ritiravano nei loro villaggi. I fenici a quel punto tornavano alla spiaggia: se trovavano conveniente la proposta di baratto, caricavano la nuova merce lasciando la vecchia, diversamente facevano il contrario. Riuscivano cioè a commerciare proficuamente con tutto il mondo di allora, senza mai parlarsi e senza neppure mai vedersi in faccia. Se ci fosse stato Pocketalk ….
Info: www.pocketalk.net./ –
ByTerreIncognite – Foto Pocketalk