Sia che arriviate via terra, oppure dal mare, Spalato/Split – seconda città della Croazia, prima della Dalmazia e più importante porto dell’Adriatico sulla rotta di Ancona – vi accoglierà con i suoi quartieri industriali, le banchine e le gru del porto, forse non il meglio di sé. Ma tanto tutti i turisti che vi giungono, appositamente o di passaggio, desiderano vedere una sola cosa, il palazzo di Diocleziano (sito Unesco), che non è soltanto la reggia di uno degli ultimi grandi imperatori romani, ma anche l’edificio romano più imponente al mondo, il simbolo di un potere che sembrava intangibile. Ma, soprattutto, esso rappresenta il cuore storico e l’anima antica della città, il bozzolo da cui è nata la città stessa. Le cose sono andate più o meno così.
Caio Valerio Diocleziano, nato nel 245 d.C. da una modesta famiglia illirica, compie una brillante carriera militare, che dimostra come il mondo romano offrisse a tutti una opportunità e sapesse premiare la meritocrazia; divenuto comandante della cavalleria, fu eletto console sotto Aureliano e poi imperatore dalle sue stesse legioni nel 284, ad appena 40 anni. Riorganizzò l’esercito e l’amministrazione statale, condusse vittoriose campagne militari ai confini dell’impero, ma divenne famoso soprattutto per la forte persecuzione contro i cristiani compiuta nel 303-304. Bravo stratega militare, non manifestò altrettante capacità sul piano politico: sua la responsabilità della divisione dell’impero in quattro parti, affidate a due Augusti ed a due Cesari sotto il suo potere esercitato dalla reggia a Nicomedia presso Izmir, sulla costa turca. I conflitti che ne seguirono portarono alla spartizione definitiva dell’impero in due parti, e al declino definitivo di quello occidentale. Nel 293, dopo che un incendio aveva distrutto la reggia turca, ordinò la costruzione del palazzo di Spalato, in un’area deserta affacciata al mare dove nove secoli prima coloni greci di Siracusa avevano fondato la colonia di Aspalathos. Si trattò di un’impresa impegnativa, un insediamento a metà strada tra una villa imperiale e un castrum fortificato attraversato da cardo e decumano, un rettangolo di 215×181 m racchiuso entro mura alte 28 m con quattro porte e sedici torri, 38.000 mq di candida pietra calcarea dell’isola di Brac e uno sfarzo di marmi greci ed italici. L’imperatore, che aveva scelto volutamente di vivere lontano dagli intrighi della capitale, risiedeva nella parte meridionale – quella sul mare – con gli edifici di rappresentanza, mentre la parte settentrionale era abitata dai pretoriani e dalla servitù; il peristilio ne costituiva il punto d’incontro. La costruzione richiese dieci anni e nel 305 Diocleziano, all’età di 60 anni, abdicò al titolo (cosa unica nella storia romana) e vi si ritirò a vita privata, quasi prigioniero della sua enorme costruzione, fino al 311 quando morì. La divisione dell’impero non gli sopravvisse e lo trascinò nell’anarchia, finchè dalle diverse guerre non emerse Costantino, il primo imperatore romano convertito alla nuova religione. Dopo Diocleziano il palazzo ebbe varie destinazioni: accampamento militare e magazzini finchè Odoacre, re degli Eruli, depose l’ultimo imperatore romano Romolo Augusto e si impadronì della città. Nel 614 gli abitanti della vicina colonia romana di Salona, antica capitale degli Illiri e capoluogo della provincia della Dalmazia, furono cacciati dagli Avari e trovarono ospitalità nel palazzo, adattandolo alle loro esigenze e facendone una cittadella fortificata utilizzando l’immensa presenza di materiale lapideo.. Furono ricavati 230 edifici con 3.000 abitazioni e un intrico di strade e vicoli, dove è un piacere smarrirsi. Anche i grandi edifici cambiarono funzione: il mausoleo di Diocleziano diventa, ironia della sorte e nemesi storica, una delle prime chiese in assoluto, una cattedrale ottagonale in stile romano-gotico, il tempio di Giove diviene il Battistero, la sinagoga (la terza più antica in Europa) utilizzando due edifici medioevali del ghetto, mentre il ricco Museo Civico viene ospitato in un palazzo nobiliare medievali in stile tardo-gotico. Nel Medioevo divenne un importante porto, prima bizantino, poi veneziano quindi austro-ungarico. In quell’epoca la città debordò per la prima volta fuori dalle mura, espandendosi con una serie di begli edifici gotico-veneziani e rinascimentali affacciati su strade e piazzette: era l’inizio della nuova Spalato, che oltre al porto possiede anche belle spiagge riparate e un elegante lungomare, la Riva, con sullo sfondo le montagne.
Per il visitatore la città vecchia si identifica con il Palazzo imperiale, e viceversa, e racconta il succedersi di 17 secoli di storia e di architettura, da quella classica alla bizantina, dal medioevo all’epoca napoleonica, in un miscuglio di stili: romano, gotico, rinascimentale, gotico veneziano e dalmata. A sorprendere è anzi proprio l’armonica convivenza di tanti stili: qui gli edifici storici non sono soltanto una testimonianza del passato, come avviene spesso altrove, ma contemporaneamente anche il tessuto connettivo del presente. Il Palazzo di Diocleziano vive ininterrottamente dall’epoca romana trasformato, recuperato, riadattato nei secoli successivi a seconda delle esigenze della sua popolazione. Credo che il riconoscimento Unesco premi essenzialmente questa flessibilità, più del suo dubbio valore archeologico.
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