Dopo tre anni di lavori preparatori, nei giorni scorsi ha aperto i battenti come museo nei pressi dell’Avana, per l’esattezza a San Francisco de Paula a 12 km a sud-est della capitale, la Finca Vigia, la casa rurale con annesso podere acquistata da Ernest Hemingway (1899 – 1961) nel 1940 per se e per la propria famiglia (nello specifico la terza e la quarta moglie), dove il noto scrittore americano visse felice per una ventina d’anni fino alla propria morte (avvenuta per suicidio), e soprattutto dove furono scritti o terminati alcuni dei suoi migliori romanzi, come “l’Uomo e il mare”, “Addio alle armi” e “Per chi suona la campana”. Qui lo scrittore ricevette la visita di numerosi suoi amici artisti ed intellettuali da tutto il mondo, qui potè estrinsecare la sua grande passione per la pesca al marlin, narrata poi in pagine immortali, sulla sua barca Pilar, da qui poteva riposarsi ammirando i fiori del proprio giardino dominato dalle colorate bouganville, ed allungare lo sguardo sui suoi due grandi amori cubani, il caldo mare e l’atmosfera decadente de l’Habana vejia.
Assieme ai mobili ed agli arredi originali utilizzati all’epoca dallo scrittore, il museo mette in mostra una serie di oggetti personali, come la macchina da scrivere per mettere sulla carta i suoi capolavori o il telescopio con cui esplorava il cielo, parecchi trofei di caccia, ma soprattutto qualcosa come 9 mila libri – molti tra quelli da lui scritti, altri regalatigli da scrittori suoi amici che contribuirono a formarlo letteralmente, e poi 10 mila tra lettere personali ricevute ed inviate e documenti di vario altro tipo, nonché 5 mila foto scattate un po’ in tutto il mondo. Una quantità incredibile di documenti a disposizione dei suoi biografi, in gran parte ancora inediti, sui quali potranno lavorare i ricercatori per meglio definire la complessa personalità del Premio Nobel per la letteratura per il 1954.
Il museo si presenta dotato delle più moderne tecnologie dedicate alla manutenzione ed alla conservazione di oggetti e di documenti tanto delicati ed unici, nel corrosivo clima caldo umido dei Caraibi. Esso costituisce il frutto di una incredibile joint venture americo-cubana ed un punto di incontro sul ritrovato dialogo tra Usa e Cuba, nonostante i rapporti bilaterali tra le due nazioni siano di nuovo ai minimi storici dopo la morte di Fidel e l’arrivo del nuovo inquilino alla Casa Bianca con le sue virate nelle relazioni internazionali, in quanto frutto di collaborazione la Finca Vigia Foundation di Boston ed il Consiglio nazionale per il Patrimonio Culturale di Cuba. Nonostante le tensioni Usa-Cuba siano aumentate in maniera rilevante dopo l’attuale crisi politica interna del Venezuela, paese alleato dell’isola caraibica, alla sua inaugurazione era presente Jim McGovern, deputato democratico del Massachussets, il quale ha incontrato il nuovo presidente cubano Miguel Diaz-Canel.
Ernest Hemingway costituisce caratterialmente uno dei personaggi più eclettici e difficili da inquadrare della letteratura del secolo scorso, per la sua complessità e le sue contraddizioni. Figlio di un medico, visse libero da bambino in mezzo alla natura, respirando fin da subito la sua sfrenata passione per l’avventura in generale e la caccia (e anche la pesca) in particolare. Giornalista ed inviato di guerra di ben due conflitti mondiali e di numerosi importanti avvenimenti storici e politici tra America ed Europa, con prolungati soggiorni all’estero (compresi parecchi in Italia), partecipò come volontario ad entrambi i conflitti mondiali, rimanendone anche ferito. Fu scrittore di racconti e di romanzi, anche autobiografici, scritti con uno stile caratterizzato dall’essenzialità e dall’asciuttezza del linguaggio, moderno, rapido ed istintivo, con una notevole influenza sul romanzo del XX sec. Molte sue opere vengono definite pietre miliari per la letteratura americana. Non per caso ha vinto nel 1953 il Premio Pulitzer (massimo riconoscimento giornalistico) e l’anno successivo il Nobel per la letteratura.
Ma, oltre ad essere una grande penna, fu soprattutto un uomo decisamente passionale, capace di vivere intensamente diverse vite, senza perdersi mai un avvenimento mondano dove ci fosse da divertirsi o da vivere qualcosa di nuovo, in almeno tre continenti. Curiosissimo per natura, istintivo ed eccessivo, viveva in maniera frenetica, sempre assetato di conoscere nuove persone e di vivere nuove esperienze: fu combattente in Italia, Francia ed in Spagna, sostenitore di Fidel Castro e del Che Guevara, partecipò ai primi safari in Africa, cacciò ovunque, pescò i marlin nei Caraibi, amò un gran numero di donne, ne sposò quattro, e fu amico di tutti i maggiori scrittori, filosofi, attori (ed attrici) e gli intellettuali di tutto il mondo del secolo scorso, annegando le nostalgie nell’alcool. Tra il 1940 e il 1944 all’Avana fu addirittura responsabile segreto di una cellula di controspionaggio Usa antinazista. Gli ultimi anni di vita, tra postumi di incidenti ed acciacchi fisici e mentali, furono difficili, fino al suicidio liberatorio.
Hemingway ebbe un rapporto decisamente particolare con Cuba, di cui amava tutto: dalle battute di pesca all’atmosfera decadente e fanè dell’Habana vejia, dall’allegria contagiosa dei suoi abitanti all’ottimo rum bevuto smisuratamente nei cocktail – alcuni di sua invenzione – di mojito gustati nella Bodeguita del Medio ed i dajquiri del Floridita. Sbarcò sull’isola la prima volta nel 1928, a 29 anni, innamorandosi dei suoi vecchi pescatori , e non smise più di venirci, tra un impegno e l’altro per il mondo. Nel 1940 decise di acquistarvi la Finca Vigia, per viverci assieme al suo esercito di gatti, muti testimoni dei suoi capolavori (e dei suoi drammi interiori), non nascondendo – lui americano di origine – le sue simpatie filo-rivoluzionarie.
Info: www.hemingwaycuba.com/finca-lavigia.html
Testo/Giulio Badini – Foto Finca Vigia