Il misticismo degli antichi monasteri ortodossi, nidi d’aquila difesi dalle montagne come Rila, luoghi di fede diventati nei momenti più bui custodi di cultura e rifugio politico. E poi la maestosità delle fortezze bizantine, accavallate ai teatri romani venuti alla luce negli ultimi anni, destinati ad accogliere grandi eventi come a Plovdiv, l’antica Filippopoli, promossa lo scorso anno capitale europea della cultura con Matera.
In viaggio nella terra dei Traci è impossibile non inciampare in ricche testimonianze di storia, arte e cultura, spesso tracce sovrapposte che partono dall’oro di Varna, la perla del Mar Nero, considerato il più antico della storia, per arrivare a Sofia al monumento alla Trabant, l’auto simbolo dell’impero socialista di cui la Bulgaria fu un satellite fino al crollo del muro di Berlino. In mezzo, i Greci e i Romani, i due Regni Bulgari, cinque secoli di dominazione ottomana, i Russi e l’Europa di oggi. Quanto basta per suggerire un viaggio nel cuore del paese, partendo dalla capitale per raggiungere le località balneari del Mar Nero, ricche di fascino e di storia.
Si parte da Sofia, capitale caotica dove la sovrapposizione delle tante storie vissute dalla Bulgaria appare più evidente. Tappa obbligata la cattedrale Aleksandr Nevskij, una delle più grandi chiese della fede ortodossa nel mondo. Con le sue belle cupole dorate, suggestiva soprattutto la notte, quando è perfettamente illuminata, rappresenta uno dei monumenti simbolo della città, sede del patriarca. La sua storia è recente: iniziata nel 1882, fu inaugurata nel Novecento. Da non perdere la più antica chiesa di Santa Sofia, il viale Vitosha e la chiesa russa di San Nicola. Ma il vero gioiello si nasconde fuori: la chiesa di Bojana, i cui affreschi, datati 1259, risalgono addirittura a prima della nascita di Giotto. Un tesoro entrato nella World Heritage List dell’Unesco che bisogna andare a scovare alla periferia della capitale, in mezzo a un parco alle pendici del monte Vitosha. Un custode difende il piccolo tempio facendo entrare solo 8 visitatori alla volta, ma lo stupore vale l’attesa.
A 120 chilometri da Sofia sorge invece il monastero di Rila (foto d’apertura), un trionfo di colori e di forme perfette che accoglie il visitatore come premio al termine di una strada tortuosa. Fondato nel X secolo da San Giovanni di Rila, è meta di pellegrinaggio da tutta la nazione. Si dice che ogni uomo e donna bulgara debba fare una visita almeno una volta nella vita a questo monastero dal grande fascino per la sua posizione, incastonata tra le montagne, e la ricchezza degli affreschi che custodisce.
Altra storia e altro fascino quelli di Plovdiv, a 220 chilometri dal monastero di Rila. Una città elegante e ricchissima di testimonianze storiche ma rimasta a misura d’umo, con palazzi signorili dalle facciate in stile mitteleuropeo, piazze, parchi, fontane, viali dove passeggiare, locali e ristorantini dove rallentare il ritmo. Ogni giorno alle 11 dalla piazza del municipio parte un tour gratuito in inglese: in due ore si visita la città vecchia, costruita nel IV secolo avanti Cristo da Filippo di Macedonia, passando dalla chiesa dei Santi Costantino ed Elena allo stadio romano, riportato alla luce solo parzialmente per non dover ribaltare l’intera città, fino a salire al teatro antico, una scommessa vinta in soli dieci anni: tanto ci è voluto a restaurarlo dall’atto della sua scoperta, e già due anni dopo la consegna andava in scena l’Aida. Pagando un biglietto si può invece entrare nella villa, oggi sotterranea, che ospitò un concilio ecumenico, e passeggiare sopra un’antica strada romana.
A mezz’ora da Plovdiv sorge un altro monastero che toglie il fiato. Siamo a Backovo, fondato nell’XI secolo da due fratelli georgiani. E’ il secondo dopo Rila e custodisce affreschi preziosi, con l’icona della Vergine Maria considerata miracolosa. Qui si passeggia in punta di piedi sui ballatoi dove si affacciano le stanze dei monaci e dimenticarsi di essere turisti incontrando padre Melito, un anziano religioso che offre frutta e immagini sacre a chi gli si avvicina con umiltà. Da Plovdiv a Veliko Tarnovo, terza tappa del viaggio, si passa da Kazanluk (120 chilometri di strada), la capitale della Valle delle Rose e dei re dell’antica Tracia, dove viene custodita la tomba del re che diede il nome alla città (IV secolo). La tomba visitabile è una ricostruzione ma viene ben segnalato, entrando nel sito patrimonio dell’Umanità, il luogo in cui sorge l’originale.
Poco distante si può visitare il museo della rosa, che racconta l’economia della rosa damascena, simbolo della Bulgaria ed elemento fondamentale dell’economia della vallata, che offre dalle marmellate ai prodotti cosmetici. Altri 100 chilometri ed eccoci a Veliko Tarnovo, l’affascinante capitale del secondo regno bulgaro, con la storica fortezza che domina la collina, la chiesa patriarcale, il palazzo reale e la torre dell’imperatore Bolduin. Imperdibile una passeggiata lungo la storica via dei commerci e la cena in uno dei tanti ristorantini che si affacciano con le loro terrazze a strapiombo sulla vallata. Poco distante sorge un altro monastero suggestivo, quello di Preobrazenski: vale la pena di visitarlo per la sua posizione, che domina il fiume Jantra nel bel mezzo di un bosco ai piedi delle grotte. Il monastero della Trasfigurazione appare diverso dagli altri perché completamente affrescato anche all’esterno. Si mostra piuttosto malconcio e all’interno risulta ben visibile la differenza tra le parti restaurate e quelle ancora da recuperare, ma si può accedere liberamente a tutti i vani e salire all’ultimo livello del campanile.
Sulla strada per Varna, a 150 chilometri da Veliko Tarnovo, si passa dalla città di Shumen, dove merita una visita, ora che il ponteggio è stato smontato dopo lavori durati anni, la moschea ottomana Tombul, la più grande del paese, per poi allontanarsi e vedere la riserva architettonica di Madara, che custodisce un altro tesoro protetto dall’Unesco: il cavaliere nella roccia, un bassorilievo scolpito nella parete della montagna a 25 metri d’altezza. Secondo la leggenda dopo avere trascorso in questa zona un po’ di tempo ci si sente purificati e pacificati.
Altri 70 chilometri e si arriva finalmente a Varna, la perla del Mar Nero, con le sue spiagge dorate e un microclima favoloso, con giornate estive che raramente superano la temperatura di 30 gradi e le serate sempre fresche e ventilate. A Varna convivono stabilimenti balneari nuovissimi, che occhieggiano ai Caraibi (come il bagno Punta Cana nel centro cittadino), e strutture dove si rivive il fascino della villeggiatura nel secolo scorso, per esempio tra le calette della zona intitolata ai santi Costantino ed Elena, nata nel 1948 come una delle prime stazioni turistiche della Bulgaria, con terme, hotel discreti e nascosti nel verde e piccoli ristoranti sul mare. Diverso lo stile delle Gold Sands, poco più a nord della città, una spianata di sabbia, palazzoni e divertimenti a buon prezzo.
Tante le cose da vedere a Varna, due le più suggestive: il museo archeologico, che custodisce l’oro lavorato più antico del mondo (5 millenni prima di Cristo), e una tappa alla foresta pietrificata, a una decina di chilometri all’interno, uno strano paesaggio lunare dove sono stati girati film come “Conan”, caratterizzato da alte colonne in pietra, scolpite dall’erosione dei venti o più probabilmente resti di un’antica barriera corallina in un mare che si è poi ritirato.
E se ci fosse ancora tempo per un’ultima visita, a meno di due ore d’auto da Varna sorge la città museo di Nesebar, l’antica Mesembria, un altro gioiellino protetto dall’Unesco, una penisola famosa sì per il mare, ma soprattutto per le decine di chiese di epoche diverse, disseminate lungo le stradine che si inerpicano fra le caratteristiche case di legno, i negozietti e i ristoranti con vista mozzafiato sul mare.
Testo-foto/Monica Guzzi