La cantina Bottega di Bibano di Godega Sant’Urbano (Tv) ha iniziato da alcuni anni a diffondere argomentazioni ad hoc per dimostrare che il costo di produzione del Prosecco è superiore a quello dello Champagne.
L’area del più famoso spumante transalpino è quasi piatta, mentre quella del Prosecco è collinare con zone molto scoscese, quindi la vendemmia e la manutenzione di questi vigneti sono notevolmente più onerose. Le pendenze dell’area del Prosecco (specie le rive), inoltre, richiedono per la coltivazione manuale di un ettaro almeno 650 ore di lavoro l’anno, contro meno della metà dei colleghi francesi, che possono anche utilizzare apposite macchine agricole.
A questo proposito Bottega presenta il cosiddetto “Diario di vigna” di un vigneto di proprietà di 1,02 ha, situato in Via Vinera nella zona di Vittorio Veneto e registrato come Prosecco Doc, anche se le pendenze scoscese sono equiparabili alle “rive” del Docg. Da questo documento contabile risulta che nel 2021, nel periodo compreso tra il 20 gennaio (potatura) e il 19 ottobre (taglio delle viti morte), sono state necessarie 822 ore di lavoro complessive (pari a 805 ore per ettaro). Il diario specifica ogni dettaglio, indicando il tipo di lavoro effettuato, il relativo numero di ore, e il numero degli addetti di volta in volta impiegati. Passando poi dalla vigna alla cantina, va sottolineato che il metodo Martinotti o Charmat (Prosecco) richiede investimenti infrastrutturali (autoclavi, macchine riempitrici) elevatissimi rispetto a quelli necessari per il metodo Champenois (Champagne), che prevede l’imbottigliamento direttamente in bottiglia, permettendo di effettuare le operazioni senza grandi investimenti in mezzi di produzione. Quindi nonostante la convinzione generale, i costi di produzione successivi a quelli in vigna, ancor di più evidenziano l’elevato e maggior costo di produzione del Prosecco rispetto allo Champagne.
A chi si appella ai costi finanziari dei tempi di fermentazione Bottega fa notare che gli oneri finanziari pesano dal 2% al 3% l’anno e hanno quindi un’incidenza minima. Non a caso il Cava spagnolo, prodotto con il medesimo metodo dello Champagne, ha prezzi dimezzati rispetto al Prosecco e 5 volte inferiori a quelli dello Champagne.
L’unica differenza sostanziale è il costo delle uve, che è notevolmente superiore per lo Champagne, non in virtù di caratteristiche qualitative, ma in quanto il valore dei terreni per ettaro a Reims ed Eperney è notevolmente superiore, rispetto a Conegliano e a Valdobbiadene. Nello specifico i costi di gestione e di coltivazione per ettaro ammontano a 10.000 euro l’anno per il Prosecco Superiore Docg e a 7.500 euro per lo Champagne. Mentre l’ammortamento degli investimenti produttivi è quantificabile in 0,20 centesimi ogni bottiglia da 75 cl di Prosecco Superiore Docg e in 0,05 centesimi ogni bottiglia da 75 cl di Champagne.
Ma non è solo una questione di costi, ma anche di rischi: un produttore di Prosecco, nel caso di un’annata mediocre, non può fare nulla. Invece il produttore di Champagne, grazie all’escamotage del “liqueur d’expedition”, può correggere la qualità a suo piacimento. Tuttavia malgrado i dati sopraesposti, da cui si evince che il costo di produzione del Prosecco è superiore a quello dello Champagne, tra i due prodotti c’è un’importante e immotivata disparità di prezzo. Un buon Prosecco costa infatti in media decisamente meno di un buon Champagne.
www.bottegaspa.com
Testo/Claudio Zeni – foto fornite dalla struttura Bottega