Tra i paesi africani subsahariani l’Etiopia costituisce certamente una delle nazioni più attraenti e interessanti per l’estrema varietà geografica e climatica, e quindi di habitat, e per le testimonianze storiche di un remoto e glorioso passato, trattandosi dell’unica ad offrire un susseguirsi di civiltà per ben 5 mila anni documentate da eloquenti resti archeologici e da fonti letterarie, oltre ad essere l’unico paese dichiaratamente cristiano del continente e anche il solo a non aver mai subito occupazioni coloniali, se escludiamo i 5 anni dell’Africa Orientale Italiana di mussoliniana memoria, tenendo presente, inoltre, che gli antropologi la considerano la culla dell’umanità per i rinvenimenti di strumenti litici e di resti umani vecchi di diversi milioni di anni.
Non a caso questa nazione del Corno d’Africa grande quattro volte l’Italia vanta ben 8 siti storici e naturalistici riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, un record nel continente. Le prime forme di regni organizzati, con influenze yemenite ed ebree e citazioni egizie e bibliche, risalgono al II millennio, ma è nel 300 a.C. che sull’acrocoro centrale si afferma il potere politico ed economico di Axum, protrattosi poi per quasi un millennio ed esteso su un vasto territorio compreso tra Yemen ed Egitto, una delle maggiori civiltà africane ancora oggi testimoniata dai resti dei palazzi e delle tombe imperiali e dalle svettanti stele axumite. Nel 330 vi si afferma il cristianesimo ortodosso copto, destinato a diventare una delle maggiori peculiarità nazionali per la sua radicata incidenza tra la popolazione, in un contesto di nazioni confinanti islamizzate o animiste. Dopo la frammentazione medievale, la cultura locale si riafferma nel XVII sec. durante il Rinascimento etiope nella capitale Gondar, la Camelot abissina, con sfarzosi palazzi e castelli, chiese, biblioteche, terme e giardini degni di una corte europea.
Ancora oggi la religione copta, fondamento imprescindibile della cultura etiope, permea la misera vita degli abitanti del montuoso acrocoro vulcanico capace di superare per ben venti volte i 4.000 m di altitudine, estrinsecandosi in monumenti peculiari come le chiese e i monasteri sulle isole del lago Tana, sorgente del Nilo Azzurro, le incredibili chiese scavate nella roccia nella sperduta Lalibela, la novella Gerusalemme e ottava meraviglia del mondo, le chiese rupestri del Tigrai abbarbicate su monoliti di pietra come le Meteore greche e nelle infinite altre sparse un po’ ovunque lungo la cosiddetta Rotta Storica. Ma a colpire sono anche gli inestimabili tesori d’arte – dalle croci d’argento ai paramenti sacri dei diaconi, dai manoscritti miniati medievali alle colorate pitture di un realismo primitivo ma alquanto espressivo fino alla presunta Arca dell’Alleanza con le tavole dei comandamenti ebraici conservata ad Axum, contenuti in chiese e monasteri e, soprattutto, le suggestive cerimonie religiose con processioni, preghiere, canti, danze e battesimi rituali in un tripudio di paramenti colorati e di fede esasperata, che raggiungono il loro acme nel Timkat, l’Epifania, e nella Pasqua copta, posticipate di 13 giorni rispetto al nostro calendario.
Il breve ma molto affascinante itinerario lungo la Rotta Storica tocca un po’ tutti gli aspetti peculiari del paese, ambientale, paesaggistico, umano, storico e religioso. Inizia a 2.400 m di quota nella caotica e multietnica capitale Addis Abeba, il nuovo fiore creata nel 1887 dal negus Menelik II al centro dell’acrocoro e nel punto di incontro di importanti vie di comunicazione, e si sviluppa ad anello tra le impervie montagne a settentrione. Nella capitale da non perdere il variegato mercato, tra i maggiori del continente, la cattedrale di San Giorgio con vetrate policrome, il Museo etnografico con raccolte artigianali e storiche nell’ex residenza dell’ultimo imperatore Hailè Selassiè, e il Museo nazionale contenente lo scheletro di Lucy, la nostra più lontana progenitrice vecchia di 2,6 milioni di anni. Prima tappa lo spettacolare monastero duecentesco di Debre Libanos, incassato su una gola sull’orlo di un abisso, uno dei luoghi più sacri del paese che in passato è arrivato a ospitare fino a quattro mila religiosi. Si raggiunge quindi il lago Tana, grande dieci volte il nostro Garda, un mare interno ricco di uccelli e di vegetazione e ancora solcato da barche di papiro come millenni or sono, disseminato di decine di isolette 20 delle quali ospitano chiese e monasteri tra i più pregevoli a partire dal 1100, ricchi di tesori d’arte.
Dalle sue cascate finali si origina il Nilo Azzurro, il maggior fiume africano, che terminerà la sua corsa nel Mediterraneo dopo 5.223 km; nei pressi possibile avvistare ippopotami, coccodrilli e cercopitechi, in cielo gipeti e uccelli. Segue quindi Gondar, graziosa cittadina coloniale, dove si può assaporare un buon cappuccino in un qualche bar italiano in stile art decò, capitale per oltre due secoli dove visitare il recinto imperiale, un’area di settanta mila mq racchiusa da mura disseminate di castelli merlati, palazzi turriti, chiese, biblioteche, bagni turchi, piscine e giardini, un misto di architettura peculiare con influenze indiane, portoghesi, moresche e axumite ma anche massima espressione della cultura durante il Rinascimento etiope. Ultima tappa e clou del viaggio la sperduta e arretrata Lalibela, sede però di uno dei maggiori complessi storico-religiosi del mondo cristiano e protetto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, una Petra africana e il luogo più santo del paese, meta continua di pellegrinaggi. Si tratta di un insieme di undici monumentali chiese scavate nella roccia rossa vulcanica nel giro di un secolo dal 1100 da re Lalibela per coronare il sogno di costruire in terra d’Africa una nuova Gerusalemme, attestanti un’eccezionale abilità edilizia. Particolarmente suggestivi e affollati i riti religiosi dell’Epifania e della Pasqua.
Testo e foto/Anna Maria Arnesano – Foto d’apertura Lalibela chiesa San Giorgio – Copertina, antiche pitture murali cristiane in una chiesa etiope, Lago Tana