L’autore Claudio Penna, docente e scrittore salentino, attraverso questo libro racconta la storia di Galileo fino alla sua morte, avvenuta nel 1642. Il volume si articola in sedici capitoli composti solamente da date: dal 1582, anno dell’entrata in vigore del calendario gregoriano fino all’anno della sua morte. Si scrive che quando fu aperta la bara di Galileo, trovarono anche il corpo di una donna, non è certo, probabilmente, era quello dell’amata figlia Virginia (divenuta suora col nome di Maria Celeste). Fin dall’inizio della sua attività, il padre della scienza moderna, così era considerato, farà conoscenza e si confronterà con i più grandi studiosi dell’epoca, come Cristoforo Clavio, il grande matematico e astronomo del Collegio Romano e Giovanni Keplero, l’astronomo di Praga succeduto al grande Tyche Brahe., oltre ad intrecciare sincere amicizie con eminenti cardinali della Chiesa, tra cui il cardinale Roberto Bellarmino e Maffeo Barberini (il futuro papa Urbano VIII).
Galileo era un convinto copernicano e un altrettanto convinto antiaristotelico: uno dei suoi intenti principali sarà, infatti, quello di sfatare il “mito dell’Ipse dixit” concentrandosi sulle sensate evidenze e su una visione meccanicista della natura. Coraggiosamente non se la prende tanto con Aristotele, ma, con tutti quelli che nei secoli continuano a seguirlo pedissequamente, senza tenere presente, che sono trascorsi più di due millenni da quando quell’illustre filosofo ha espresso le sue idee che probabilmente, secondo Galileo, le avrebbero sicuramente aggiornate in base alle nuove conoscenze, i molti professori universitari dei più importanti atenei italiani, come Padova, Pisa e Bologna. Tuttavia, ciò non avvenne. Egli, era un uomo dal carattere irascibile, che s’infuocava facilmente, fermo sulle proprie idee, per nulla propenso ad accettare critiche o correzioni (famoso il suo attacco a Keplero quando questi afferma che le orbite dei pianeti sono ellittiche, secondo Galileo come si poteva pensare che Dio avesse concepito le orbite ellittiche, cioè delle circonferenze storte!). Il romanzo mette in risalto anche le invidie dei professori universitari e quelle del clero. Volava troppo in alto e, a volte, non si accorgeva di farlo. Nonostante fosse uomo di grande intelligenza, Galileo si lasciava affascinare molto dalle lusinghe, confondeva le buone maniere degli altri per accettazione delle sue idee; non comprendeva la politica delle persone ai comandi che usavano un linguaggio molto diplomatico. Lui e la diplomazia, infatti, erano diametralmente opposti.
La scoperta dei crateri sulla Luna portò Galileo ad affermare che intanto non era composta da etere o da sostanza incorruttibile e perfettamente liscia; inoltre, la scoperta dei satelliti di Giove, lo studio di Mercurio lo convinse sempre di più che la teoria copernicana fosse quella corretta, del resto anche il Collegio Romano aveva adottato il sistema astronomico di Tycho Brahe, ritenendo quello tolemaico fallace in molti punti.
Tuttavia, i suoi problemi cominciarono dopo una predica di Tommaso Caccini dal pulpito di Santa Maria Novella, in Firenze, nel 1614: questa diede inizio al confronto tra Galileo e la Chiesa, che ormai non poteva più essere evitato.
Già l’anno precedente Galileo aveva scritto due importanti lettere, una a Benedetto Castelli, un monaco cassinese, suo grande discepolo e ammiratore e una lunghissima lettera alla Granduchessa Madre, Cristina di Lorena, nella quale aveva spiegato il famoso punto del libro di Giosuè nel quale il successore di Mosè affermava “Fèrmati Sole!”, frase che faceva supporre che il Sole si muovesse e che quindi la Scrittura sostenesse il sistema geocentrico.
In quelle lettere, per difendere la teoria eliocentrica afferma che la Scrittura e la scienza in qualche modo sono mondi entrambi veri, che discendono dalla stessa unica Verità, ma differenti. Afferma che la Scrittura deve essere interpretata perché è stata scritta in un certo modo, semplice, per le persone semplici, quindi ha usato modi di dire, adatti ai sempliciotti, ma non deve essere presa alla lettera. Ci si scontra quindi con il problema dell’interpretazione della Sacra Scrittura. Ma i problemi dell’epoca erano vari: da poco era terminato il Concilio di Trento che aveva chiaramente parlato d’interpretazione letterale della Scrittura, d’altra parte la Riforma luterana richiedeva che gli esegeti stessero attenti e si controllasse ciò che veniva scritto, i libri vanno all’Indice, il Sant’Uffizio controlla l’ortodossia; la contrarietà dei Borgia verso il Papa accusato di debolezza, la Guerra dei Trent’anni che imperversava in Europa insomma una serie di concause poneva il Papa in una posizione molto particolare che non gli permetteva di lasciare spazio a libere interpretazioni o a segni di debolezza.
Nonostante ciò, il romanzo evidenzia come i vari cardinali e lo stesso pontefice intessero sempre rapporti più che cordiali con lo scienziato pisano che ormai era diventato famoso e importante in Italia e fuori dai confini per le numerose scoperte e invenzioni che aveva prodotto negli anni. La sua totale accettazione dell’eliocentrismo non aveva però basi certe: la sua spiegazione scientifica del movimento della Terra era data, secondo lui, dalle maree: queste potevano essere spiegate solo con il movimento del pianeta. Questo era sbagliato e glielo dissero tutti… ma lui – anche questa correzione – non lo accettò mai.
Nel 1616 il cardinale Bellarmino fu incaricato di ammonire Galileo a non tenere né difendere la dottrina copernicana. Tutto precipiterà quando nel 1632 pubblicheranno il Dialogo sopra i due massimi sistemi: a nessuno Galileo aveva rivelato l’ammonimento di Bellarmino, né al Papa Urbano VIII, suo amico, né al suo protettore il Granduca di Toscana, tantomeno agli Inquisitori che dovranno controllare i suoi scritti per l’imprimatur. Questo romanzo evidenzia inoltre le contraddizioni del processo, il totale cambiamento dei rapporti tra lui e papa Urbano VIII che, a un certo punto, lo vuole condannare a tutti i costi: anche se non ci sono prove concrete. Gli stessi padri gesuiti, prima suoi difensori gli si rivoltano contro. Molte sono le domande: come si arriverà alla condanna? Su quali basi sarà condannato e costretto all’abiura? In cosa consisterà effettivamente la condanna? Perché quella falsa dichiarazione del cardinale Bellarmino? È davvero la sua adesione al sistema copernicano a procurargli la condanna?
Le domande sono davvero tante, non resta che leggere il libro.
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Testo/Anna Maria Arnesano – Foto fornite dall’autore del libro Claudio Penna