Un isolotto fra due mari spazzato dai venti di scirocco o tramontana, collegato alla terraferma da un ponte in muratura del 1600. Siamo a Gallipoli, la perla del Salento diventata famosa per le sue spiagge. In realtà questo territorio è molto di più di una distesa di sabbia, mare, aperitivi e movida. E’ un territorio che si distingue per la bellezza del paesaggio, la ricchezza artistica, un’ospitalità fatta di agriturismo, B&B, fattorie didattiche, artigianato e una qualità della vita frutto di una storia secolare, che affonda le sue radici nella civiltà messapica, testimoniata da necropoli e musei archeologici. Una civiltà cresciuta legandosi sempre di più legata al mare e agli ulivi, alle vigne e alla buona cucina. E a una grande ricchezza: l’olio lampante, che ha mosso l’economia e dato splendore alle chiese delle confraternite e ai palazzi borghesi dei secoli compresi fra il Seicento e l’Ottocento.
Il cuore della città è un dedalo di viuzze, stradine frangivento nate per raggirare il nemico nel caso cui avesse superato le mura fortificate. Il castello ha origini normanne, ma lo sviluppo risale al periodo di Carlo V, che riprogettò tutta la cinta muraria incorporando il vecchio castello, il Rivellino, nella nuova struttura, oggi ben visibile dalla terrazza del famoso “grattacielo”. Dal porto partiva il famoso olio lampante, usato per l’illuminazione persino a Londra, che fece ricca Gallipoli fra il 1600 e il 1800. Solo a Gallipoli c’erano trentacinque frantoi e oltre duemila cisterne di olio. Tutti frantoi ipogei, scavati nel sottosuolo perché temperatura e umidità assicuravano le condizioni migliori. Oggi è possibile visitarne uno ottimamente conservato in centro.
Una ricchezza che per la città che si legge ancora oggi nel centro barocco, dalla cattedrale a Palazzo Briganti, o ancora nella chiesa della Purità, ricchissima grazie al sostegno della confraternita dei portuali, affacciata sull’omonima spiaggia, l’unica in centro città.
Nel Salento è bello girovagare, per scoprire la civiltà contadina di Veglie, il più grande frantoio ipogeo di Galatone, dove lavoravano sessantaquattro operai e quarantasei muli a girare la macina, la mostra incredibile e geniale di macchine di Leonardo realizzate da Giuseppe Manisco, il palazzo marchesale e la chiesa del Crocefisso, per poi tornare sul mare e approdare a Porto Cesareo, sede della stazione e del museo di biologia marina, tra spiagge e pescherie all’ombra dell’ultima torre sul mare.
A pochi chilometri di distanza c’è Copertino, con il castello, dove si coltiva vino tra i bastioni e il turismo religioso ispirato al “Santo dei Voli”. L’imponente castello in tufo carparino, la cui costruzione fu ultimata nel Cinquecento, è uno dei più importanti e più belli della regione. Le sue origini risalgono a tre secoli prima, con la realizzazione della maestosa torre angioina, in funzione di difesa, ampliata e trasformata sotto Carlo V in epoca cinquecentesca.
Il portale è un capolavoro della scultura barocca, gli interni ospitano una clamorosa collezione di carrozze, mentre lungo i camminamenti è stata realizzata una vigna, per richiamare una tradizione, quella del vino, che in questo castello si perpetra da cinque secoli. In tutto 4000 piante, per una piccola produzione di novanta bottiglie di negroamaro ogni anno. Una tradizione portata avanti dalla Cantina sociale cooperativa Cupertinum, dal 1935, l’unica in Puglia ad avere l’autorizzazione del vescovo per la produzione del vino da messa. Non si può visitare Copertino senza fare tappa al santuario, alla casa natale e al centro studi La Grottella: un itinerario nato attorno al nome del santo beatificato nel 1753, dopo una vita di reclusione e isolamento a causa dei fenomeni mistici delle levitazioni, dei voli e delle estasi, che portarono San Giuseppe da Copertino davanti all’Inquisizione.
Da non perdere poi Leverano, con la sua torre di Federico II, una costruzione normanna. Costruita nel XIII secolo a scopi di avvistamento e difensivi, era la più alta della provincia. Dalla sua altezza di 30 metri si vedeva il mare, da cui arrivava il pericolo dei pirati. Era collegata al castello di Copertino e a quello di Lecce. Oggi ospita eventi, visite guidate e matrimoni col rito civile. Suggestivo anche il grande pannello dipinto nel dopoguerra da Geremia Re che narra “Il teatro della vita”, oggi ospitata nella sede della BCC, che rappresenta l’Italia e il Sud, un grande affresco al femminile dove le donne raccontano la storia dei loro uomini che non tornano dalla guerra ma anche la speranza e la voglia di rialzarsi. A Leverano si fa tappa anche per la festa del vino Novello, celebrata sotto i portici dello splendido chiostro dell’ex chiesa di San Rocco, ora Santa Maria delle Grazie, in piazza al ritmo della pizzica o davanti ai piatti più rappresentativi, dall’arabeggiante scapece, un piatto a base di piccoli pesci fritti marinati tra strati di mollica imbevuta di aceto e zafferano, al dolce per eccellenza, sua maestà il pasticciotto, un guscio di pastafrolla con un cuore che è un tripudio di crema, cioccolato, ricotta o pistacchio.
Gal “Terra d’Arneo”, gruppo di azione locale formato da dodici comuni: Alezio, Campi Salentina, Carmiano, Copertino, Galatone, Gallipoli, Guagnano, Leverano, Nardò, Porto Cesareo, Salice Salentino e Veglie, promuove il territorio attraverso dei press tour.
Testo/Monica Guzzi – Foto/Monica Guzzi e Nicola Gennachi – Foto d’apertura e copertina di N. Gennachi