Nel 1777 uscì a Lipsia una pubblicazione di Johann Jakob Volkmann dal titolo “Cenni storico-critici sull’Italia” (in tre volumi), divenuto molto popolare in Germania. In uno di questi libri si trova scritto: “… Ricordiamo la chiesa di Santa Maria di Genna, sita sul Monte delle Formiche a tredici miglia italiane da Bologna, per la meraviglia che pare accada lì ogni anno l’8 Settembre, il giorno del compleanno della Santa Vergine Maria. Vale a dire che sopraggiunge un intero esercito di formiche alate, il quale si posa di fronte all’altare maggiore e muore all’istante per particolare devozione. I monaci dispensano queste formiche morte come rimedio infallibile contro il “Male di formica” , consistente in un’infezione o ulcera sul dito“. Anche l’abate Serafino Calindri, nel suo importante lavoro dedicato all’area bolognese (1783), riguardo al fenomeno delle formiche alate sul monte omonimo, così ha lasciato scritto: “… A stuoli di più migliaia composti incamminansi alla volta del Monte… le alate formiche, ogni anno, ma non tutti gli anni, giungono fino allo stesso, rade volte sormontan la vetta per perdersi ivi giunte, o tramutarsi in altro stato, ed allorchè ciò succede non è sempre il mese di Settembre, meno poi il giorno, o la vigilia, negli otto dello stesso mese”.
Ed ancora, in una nota in fondo a queste pagine, così si legge: “ Rimane moltissimo a scoprirsi, per poter dire che qualche poco si sa delle cose della natura impressi ed istinti degli animali”. Swammerdam (entomologo olandese del XVII secolo), Ulisse Aldrovandi (naturalista bolognese del XVI° sec.), il Sig. Gould (studioso del comportamento delle formiche del 1747) e prima di loro Plinio ed altri ancora, “presesi il pensiere di tener dietro agl’andamenti, istinti ecc. delle Formiche, ma troppo ci rimane per poter parlare di questi animaletti ex Chatedra”. Un centinaio di anni prima Antonio Masini, nella sua “Bologna Perlustrata”, (edito nel 1650) aveva fatto un lungo riferimento al fenomeno dello sciamaggio delle formiche al monte di Santa Maria di Zena.
ALCUNE NOTE SCIENTIFICHE
La società delle formiche, insetti dell’ordine degli Imenotteri ( quindi accostabili alle api, vespe, ecc.) costituisce una delle società biologiche tra le più complesse. L’intera comunità risulta governata da una “regina”, ovvero da una femmina deputata alla sola riproduzione. Tutti gli altri individui sono costituiti da femmine sorelle sterili e attere (prive di ali), con funzioni di operaie. Questi individui hanno diversi compiti, come accudire la madre “regina”, seguire lo sviluppo delle larve e procacciare il cibo, che verrà ordinatamente posto in appositi magazzini. Le operaie si alimentano, in molti casi, con sostanze zuccherine prodotte da afidi e cocciniglie che parassitano le piante, ben protette dalle formiche stesse. Vi è anche la categoria dei “soldati”, a cui viene demandata la difesa della comunità. In certi periodi dell’anno nascono anche individui di sesso maschile e femminile, i quali si accoppiano.
Questi straordinari imenotteri producono ferormoni, ovvero sostanze biochimiche secrete da ghiandole esocrine, con il compito di inviare segnali ad altri individui della stessa specie. Questo odore rilasciato serve, ad esempio, ad indicare la direzione verso il luogo dove trovare del cibo, ma anche per avvisare di pericoli incombenti. In altri termini l’intero formicaio si può considerare come un unico essere pluricellulare, poiché ogni esemplare vive e lavora solo per il benessere dell’ intera società, essendo generato da un’unica madre. In effetti regine, operaie (femmine sterili) e soldati risultano portatori degli stessi geni, anche se vi sono evidenti differenze morfologiche tra loro. Per il mantenimento dei caratteri genetici, le operaie si affannano ad allevare le femmine sterili, le quali altro non sono che loro sorelle. Si tratta di un livello di organizzazione definito “eusociale”. In altri termini, gli specialisti definiscono “superorganismo” l’intera colonia costituita da migliaia di individui: un vero successo ecologico. Un gruppo europeo di ricercatori ( tra cui il Dr. Alessandro Crespi) ha dimostrato come le formiche operaie di una colonia si possono suddividere percentualmente in tre categorie sociali, e cioè: addette alla nursery (il 40%), foraggiatrici (30%)ed addette alla pulizia del formicaio (30%) circa. La regina, come tutti gli esseri viventi , dopo molto tempo (anche oltre 5 anni), invecchia e quindi, man mano, diminuiscono le nuove operaie (che vivono solo alcuni mesi), finchè il formicaio si estingue in poche settimane.
L’ INCREDIBILE SCIAMATURA E L’HILLTOPPING
Nelle nostre latitudini, tra la fine dell’estate e l’inizio dell’ autunno si osserva in certe aree il fenomeno dello sciamaggio. Prima di questo periodo, la regina crea individui di sesso maschile e femminile con le ali. Secondo alcuni, sembra che ciò accada perché la regina apre la sua spermateca in cui ha mantenuto in vita gli spermatozoi raccolti durante il volo nuziale. In realtà produce anche ferormoni in grado di bloccare un’eventuale ovulazione delle formiche “figlie”. Molto curioso e studiato il fenomeno dello sciamaggio, che si verifica particolarmente in cima a colline o montagne: è l’ “Hilltopping”. Di solito l’ attività di sciamatura avviene maggiormente durante mattine soleggiate e calde, con relativamente poco vento. Appare evidente come questi voli siano correlati strettamente alla temperatura ed all’umidità. Dopo un incremento dell’ “hilltopping”, nel primo mattino, il fenomeno cala a mezzogiorno e riprende nel tardo pomeriggio. Anche la nuvolosità produce una diminuzione dei voli, così come un periodo di piovosità produce una variazione dell’hilltopping. Le distanze, coperte da queste formiche volanti, non sono molto grandi. In British Columbia, nel Canada Occidentale, si è osservato come la massima distanza percorsa risulti inferiore al chilometro. In generale molti individui maschi tendono a restare per un certo tempo sulla cima del monte per accoppiarsi .
Purtroppo esistono situazioni che possono provocare una diminuzione delle sciamature. Tra le cause sono coinvolti i ripetitori radio e telefonici. Queste strutture si suppone possano produrre delle radiofrequenze, in grado di disturbare gli insetti. Tornando alle nostre formiche, il loro volo non risulta quindi assai prolungato, ma serve al corteggiamento ed all’accoppiamento. Poco dopo gli insetti scendono a terra. Alcuni autori inseriscono questi corteggiamenti nella categoria etologica di “lekking”, parola svedese che significa “giocare”. In altri termini rappresenta una forma di attenzioni che le femmine rivolgono ad un numero variabile di maschi, i quali si esibiscono (emettendo i soliti ferormoni) riunendosi, per meglio destare un interesse sessuale. Altra particolarità da rammentare è che tutto ciò avviene solo una volta all’anno e di solito vale per tutte le formiche di un ben preciso territorio . Poi il maschio muore, mentre la femmina fecondata perde le ali e scava un formicaio nuovo. Lì, in una prima celletta, partorirà alcune uova che farà schiudere. Le neonate formiche saranno poi loro ad accudire la madre, la quale comincerà a procreare migliaia di nuovi individui, ma sterili.
LA SPECIE DEL MONTE DELLE FORMICHE
Gli esemplari presenti sulla cima della montagna bolognese appartengono alla sottofamiglia dei Myrmicini, con la Specie Myrmica scabrinodis. Sono formiche distribuite in tutta la Regione Paleartica, cioè dall’Europa alla Siberia e Nord Africa, in quanto si adattano a diversi habitat. Costruiscono i nidi nel terreno, in legni morti ed anche sotto a pietre. Generalmente hanno una sola regina ed i formicai possono essere costituiti anche 2.500 individui. Le formiche possono essere parassitate da funghi microscopici. Anche se sono in grado di vivere fino a 2000 metri, in genere si trovano sui 700 metri (il Monte delle Formiche è 638 metri).
TRA LEGGENDA E SUPERSTIZIONE
L’evento dell’arrivo delle formiche volanti era noto fin dai tempi dei romani e forse ancora prima. Prima che venisse demolito, ai lati della scalinata si poteva vedere un muro certamente antico. Infatti sulla cima del monte era esistito probabilmente un tempio pagano (etrusco e/o romano). Proprio a Sud, di fronte a questo rilievo, si erge Monte Bibele, notoriamente noto per un importantissimo villaggio etrusco-celtico. Ovviamente in epoca cristiana questo fenomeno annuale non poteva non passare inosservato. Anche se la Chiesa non riconosce l’aspetto miracolistico delle formiche che muoiono ai piedi dell’immagine della Madonna accanto all’ altare maggiore, tuttavia persiste un senso di profonda religiosità da parte della popolazione locale. Nel XV° secolo la chiesa o pieve era nota come Santa Maria Formicarum. Nell’ antico edificio (che fu distrutto dai bombardamenti del 1944) vi era scritto un distico latino che così diceva: “ Certatim volitans formicae ad vergine aram at simulac volitans victimae totque cadunt” che, tradotto, significa : a gara le formiche volano verso l’altare della Vergine, ma essendo nello stesso tempo vittime, tante muoiono. Il quadro dell’immagine miracolosa della Madonna era stato realizzato nel secolo XVI°. L’autore aveva disegnato ai piedi del trono della Vergine, numerose formiche alate. Purtroppo il dipinto originale fu rubato nel 1972.
Ancora oggi , come avvenuto per secoli, le formiche alate morte vengono raccolte in bustine e distribuite ai fedeli. La presenza di Acido formico è probabilmente la ragione che ha dato a questi insetti una taumaturgica curativa contro reumatismi ed altre malattie, se utilizzato correttamente. Anche se un fenomeno analogo di sciamaggio si riscontra in pochi altri siti dell’Appennino emiliano, e forse in altre località, questo del Monte bolognese risulta senz’altro uno dei più conosciuti ed ancora oggi attira numerosi fedeli in occasione della festa, nei giorni vicini all’8 Settembre, con cerimonie religiose molto suggestive come processioni al tramonto e nel vicino bosco, che ci riportano indietro di secoli.
Nel 2017 il regista Riccardo Palladino ha realizzato un documentario dedicato al Monte delle Formiche, premiato a Locarno al Concorso Cineasti del presente. La suggestione di questo luogo e la sua religiosità, offrono ancora un’ importante momento di meditazione e di pausa da questo nostro mondo frenetico e superficiale.
Testo/Giuseppe Rivalta – Foto/Giuseppe Rivalta e Google Immagini