Il suo passato romano e bizantino la lega ad Aquileia, a cui oggi è collegata attraverso un lungo ponte. Fu sotto gli Asburgo – ai primi del ‘900 – che la città si aprì al turismo, con le sue spiagge dalla sabbia”miracolosa” e le sue ville di gusto liberty. Nelle sue osterie si incontra l’anima giuliano-veneta della città, mentre lungo il molo si possono degustare i prodotti del mare e delle valli salmastre. La bicicletta aiuta a scoprire meglio le sue numerose oasi naturalistiche. Figlia di Aquileia, madre di Venezia. Si sa, i detti popolari non amano le sfumature della storia, semplificano di brutto, ma Grado è un po’ così. Isola sospesa nel suo mito, come nel dedalo delle sue lagune. Indefinita, eppure così decisiva nel definire un confine fra Oriente ed Occidente, fra le rotte del Nord ed il mare. Perché il confine è essa stessa, Grado. Cosmopolita dentro, con quell’anima un po’ giuliano-veneta (come la sua parlata) e un po’ mitteleuropea. Grado rappresenta la proiezione sull’Adriatico di Aquileia, la città romana che illuminava la X Regio Venetia et Histria, quarta città più grande dell’Impero al tempo di Augusto, ancor oggi celebrata dagli splendori archeologici di cui è ricca.
Dici Grado e pensi al mare ed alla spiaggia, ai tempi d’oro delle sabbiature sull’arenile che facevano miracoli per le ossa. Anche calciatori allora di chiara fama, “sabbiati” dopo un infortunio, ne confermarono gli indubbi benefici. Però la Grado balneare costituisce solo una parte dell’identità complessa che la città ha ereditato nel corso dei secoli. E neanche la parte più bella, anzi decisamente la meno attraente sotto il profilo urbano, tanto che ci vorrà del tempo per mascherare le architetture anonime degli anni ’60-’70, affacciati sul lungomare. Più intima e suadente è invece la Grado delle calli e dei campielli, del capriccioso intreccio di canali e specchi d’acqua lagunari disegnati dalle correnti, dei pescherecci e del mercato del pesce, delle piste ciclabili e dei sentieri naturalistici, delle chiese orientaleggianti impreziosite da mosaici e affreschi, che ancor oggi destano stupore.
Grado è tante città in una. Il suo centro storico più intimo si presenta costituito dalle case di epoca veneziana – alcune ben restaurate come la Casa della Musica che ospita importanti mostre d’arte – e, più verso il mare, dalle ville di epoca asburgica che ricordano la Belle Epoque, quando Grado era ancora Graus e gli austriaci alla fine del XIX secolo scoprirono il piacere di soggiornarvi. Ma Grado è fatta anche di casoni, tenuti come reliquie nelle isole della sua laguna, retaggio di una civiltà rurale e lagunare che ha lasciato il segno nel Dna dei gradesi. Vivere Grado oggi è visitare le sue chiese antiche, la Basilica di Santa Eufemia prima fra tutte: l’antica cattedrale del soppresso patriarcato, di cui è continuatore quello attuale di Venezia. Il suo pavimento appare interamente mosaicato. Brilla d’arte bizantina anche il vicino Battistero. In laguna, nell’isola di Barbana, sorge il santuario meta da secoli di un pellegrinaggio votivo che si svolge in barca la prima domenica di luglio, rinnovando il rito del Perdon.
Vivere Grado è perdersi la sera in calli e piazzette, cercando l’osteria giusta per concedersi un’ “ombra” come aperitivo. Un modo per apprezzare la convivialità, ma anche gli straordinari prodotti di cui il territorio è ricco. I vini friulani e del Carso, quelli del Collio e dei Colli Orientali. Il prosciutto crudo, i salumi tradizionali, i formaggi… E poi i prodotti del mare, in quest’area dell’Adriatico particolarmente prelibati, come i “dondoli” (i cosiddetti tartufi di mare) e gli altri mitili, le seppie e le seppioline, le alici e i “sardoni”. Un patrimonio ittico che la locale Cooperativa di Pescatori valorizza anche attraverso un proprio ristorante, affacciato sul molo dei pescherecci. A Grado si svolge una delle più importanti aste del pesce dell’Alto Adriatico. L’attuale proposta alberghiera punta molto sul benessere. La sabbia dalle riconosciute proprietà curative antiartrosiche e antireumatiche si accompagna all’attività delle Spa degli hotel e alle acque termali delle Terme.
Grado è diventato anche il paradiso dei cicloturisti. Tantissimi i percorsi delle vie ciclabili, molti dei quali lambiscono le lagune ed il loro suggestivo mondo. In bici – attraverso un lungo ponte lagunare, si può facilmente raggiungere Aquileia, città archeologica che anche da sola potrebbe valere il soggiorno a Grado, tante sono le testimonianze storico-artistiche e culturali che la connotano. A cominciare dalla Basilica, crocevia di storia e di civiltà. Capitale politica e religiosa per secoli (a partire dal periodo romano), con influenza in ampi territori circostanti, fino all’Istria. Chi ama la natura può scegliere fra tanti orizzonti. Le vicine isole della laguna, come pure la Riserva naturale dell’Isola della Cona, alla foce dell’Isonzo, dove galoppano in libertà una decina di cavalli bianchi e dove nidificano rare specie dell’avifauna locale e di quella migratoria. Scegliere Grado anche per loro è stato facile, visto che in un piccolo paradiso si sta proprio bene.
Info. Il sito del Consorzio Grado Turismo (www.grado.it) e la pagina FB consorziogradoturismo meritano una visita per la varietà di proposte e di combinazioni che offrono per conoscere Grado ed il suo piccolo universo.
Testo/Renato Malaman – Foto/Grado Turismo