Il Green Belt è oggi un meraviglioso corridoio verde largo fra i 50 e i 200 metri che attraversa tutta la Germania per 1.393 chilometri: rifugio di innumerevoli specie animali e vegetali rare, costituisce la rete di biotopi più grande del Paese ed è uno dei suoi siti museali open air più importanti, destinazione ideale per chi ama l’outdoor e l’escursionismo a piedi e in bicicletta. Il suo nome è “Green Belt” ed è nata nel dicembre del 1989 per schiudere nuovi orizzonti dove fino ad appena un mese prima correvano solo i confini drammatici di quella che era conosciuta nel mondo come la “Cortina di Ferro”.
Quest’anno la Germania celebra i trentacinque anni della caduta del Muro di Berlino, che fu cupo simbolo della Guerra Fredda dal 13 agosto 1961 al 9 novembre 1989. In occasione della ricorrenza l’Ente Nazionale Germanico per il Turismo (Deutsche Zentrale für Tourismus, DZT) mette in risalto anche un progetto nato proprio all’indomani di quell’evento storico. Già nel dicembre del 1989, infatti, ambientalisti delle due Germanie riuniti nella città di Hof posero le basi di un progetto ambizioso, concretizzato poi a livello internazionale nel 2003, che oggi coinvolge 24 Paesi europei ed extraeuropei dalla Norvegia alla Turchia all’insegna del motto “I confini dividono, la natura unisce”: è la Green Belt, la cintura verde istituita dall’associazione “BUND – Friends of The Earth Germany”. L’origine del progetto di Hof risale a un documentario naturalistico girato nel 1988 dal biologo Heinz Sielmann lungo la Cortina di Ferro, che presentava la natura rigogliosa e la ricchezza faunistica della “striscia della morte”: questa zona off limits all’ombra di recinzioni e torrette di guardia, disabitata e tenuta sgombra dalla vegetazione alta, era rimasta allo stato naturale per decenni divenendo rifugio di molte specie animali anche in via d’estinzione come l’averla cenerina e il pettirosso comune, e aveva dato vita a un lungo corridoio verde di straordinaria biodiversità ben oltre la Germania. Oggi, infatti, il confine della Cortina di Ferro che per oltre quaranta anni ha diviso la Germania e l’Europa intera in due blocchi contrapposti è un lungo parco verde che attraversa quasi tutte le regioni biogeografiche del nostro continente: nei suoi 12.500 chilometri di lunghezza dal Mare di Barents al Mar Nero, la Green Belt incontra ecosistemi preziosi quali praterie, prati umidi, foreste e paludi, e tocca quaranta parchi nazionali (di cui sei transfrontalieri) e oltre 3.200 riserve naturali che vi si affacciano direttamente o si trovano a una distanza massima di 50 km. Il percorso, poi, è perfetto anche per chi ama le attività outdoor fra storia e cultura, perché questi non sono soltanto luoghi della natura ma anche luoghi della memoria.
Lungo l’ex confine delle due Germanie s’incontrano quattro Centri informazioni e quarantotto siti museali e commemorativi per non dimenticare gli anni cupi di cui la natura di questi luoghi fu muta testimone. Il percorso della Green Belt si snoda sulla strada di pattugliamento (1.339 km) realizzata con pesanti lastre di cemento forate e battuta dalle guardie di confine dell’ex Repubblica Democratica Tedesca, che correva parallela all’invalicabile recinzione metallica esterna. Strada facendo s’incontrano siti con edifici e tratti di barriere e fortificazioni conservati o restaurati: la recinzione esterna era costruita con robusti pannelli a rete in lamiera stirata dalle maglie piccole e taglienti, alti fra i 3,20 e i 4 metri, che si estendevano per 1.265 chilometri; vi erano poi fossati antiveicolo a V per 829 chilometri, zone illuminate a giorno per un totale di circa 230 chilometri, 473 bunker e 578 torrette di osservazione, nonché caserme e altre strutture militari utilizzate dalle circa 55.000 guardie di confine. I civili, invece, vivevano altrove: i centri abitati minori a ridosso del confine, infatti, erano stati evacuati o demoliti. Fra i molti sentieri escursionistici e le ciclabili che seguono l’ex Cortina di Ferro ve ne sono alcuni particolarmente ricchi di monumenti, siti commemorativi e bellezze paesaggistiche, come il Sentiero di Confine dell’Harz (Harz Border Trail, 90 km). A ogni chilometro s’incontra un luogo che documenta l’esistenza del vecchio confine fra le due Germanie: qui, si possono visitare, ad esempio, la torre d’osservazione di Rhoden, il Centro visitatori del Parco Nazionale dell’Harz a Torfhaus con le sue esposizioni multimediali o i musei di Sorge e Bad Sachsa con reperti che illustrano la costruzione e l’evoluzione delle barriere del confine intra-tedesco nel corso degli anni. Salendo sul monte Brocken (1.141 m), poi, si giunge al Brockenhaus Museum di Wernigerode-Schierke, un singolare edificio dalla pianta quadrata sormontato da una cupola: l’ex stazione d’ascolto della Stasi oggi è sede di un museo che svela i “segreti” (non solo militari!) di questa montagna ammantata di leggende fra pagine di storia e bellezze naturalistiche.
Nel suo punto più occidentale la Cortina di Ferro si spingeva fino a Rasdorf (Assia), ad appena una trentina di chilometri da Fulda: secondo gli strateghi occidentali questo era un punto nevralgico in caso d’invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia, e il Patto Atlantico vi istituì uno dei suoi centri d’osservazione più importanti lungo il confine intra-tedesco. Oggi il Point Alpha Memorial è uno straordinario sito commemorativo che spiega l’importanza strategica dell’Observation Post Alpha con mostre permanenti dagli allestimenti interattivi sulla divisione delle due Germanie e sulla storia della Cortina di Ferro e delle sue vittime, sulle procedure militari e sulla vita dei civili nella zona di confine. Vi sono anche due sezioni all’aperto: un percorso pedonale di 400 metri lungo un tratto di barriera in filo spinato con ostacoli in cemento, appositamente restaurato, e l’ex base militare delle truppe americane. Lungo la Green Belt s’incontra anche un minuscolo paesino tagliato a metà da un piccolo corso d’acqua: è Mödlareuth, con una cinquantina di anime e alcune case sparse sulle due rive. Nulla di speciale, se non fosse per il fatto che il Tannbach segna da secoli il confine fra Baviera e Turingia e che con l’avvento della Guerra Fredda divenne quindi linea di confine fra la zona d’occupazione americana e quella sovietica. Nell’impossibilità di spopolare il centro abitato, che a differenza di altri non si trovava a ridosso bensì proprio a cavallo del confine, nel 1961 il regime della Repubblica Democratica Tedesca decise di dividerlo prima con staccionate e filo spinato, e poi nel 1966 con un muro presidiato, come a Berlino. Il muro di Mödlareuth era lungo 700 metri e controllato da torrette. Oggi al Deutsch-Deutsches Museum si possono visitare due straordinarie collezioni di foto d’epoca e di veicoli utilizzati dalle pattuglie di confine di entrambe le parti, 150 metri del muro, una torre d’osservazione e i cippi di confine originali della Repubblica Democratica Tedesca. Nel 2018 lo stato federale della Turingia ha incluso la Green Belt nei suoi Monumenti Naturali Nazionali, e attualmente sono in corso progetti sia per estendere la tutela a livello federale, sia per far diventare l’intera “Cortina Verde” sito naturale e culturale dell’UNESCO.
Testo/Claudio Zeni – Foto fornite dall’Ente Nazionale Germanico per il Turismo