Tra le caratteristiche peculiari della cultura e dell’arte della Serbia, tali da giustificare ampiamente un viaggio in quelle turbolente contrade, figurano di sicuro i monasteri – con annesse chiese – medievali cristiano ortodossi, oltre 200 complessi costruiti tra XII e XVI sec., sparsi un po’ in tutto il paese con particolare accentramento nelle regioni del centro-sud, ma anche nei confinanti stati della Vojvodina, del Kosovo e della Macedonia, la Grande Serbia secondo la visione nazionalistica locale. Essi infatti, oltre a straordinari luoghi d’arte con architetture, pitture, icone, decorazioni, libri amanuensi e tanto altro, non rappresentano soltanto dei luoghi di culto e di fede, ma sono i depositari della cultura, della storia e dell’orgoglio nazionale serbo. Affreschi ed icone, tra le più belle ed espressive dei Balcani e considerate da qualcuno come antesignane dell’arte rinascimentale europea, illustrano l’Antico e il Nuovo Testamento e racconti agiografici in uno stile bizantino con palesi intenti didascalici. Anche se qualcuno si presenta fortificato con possenti mura, questi complessi furono eretti non tanto per opporsi fisicamente alla preponderante avanzata turca, quanto per costituire delle oasi di fede ortodossa e di cultura serba in un mondo dominato per secoli da infedeli islamici. In genere sorgono in luoghi isolati – in cima a montagne, entro foreste, vicino a fiumi, ecc. – in apprezzabili contesti ambientali che ne accentuano involontariamente anche la spiritualità, per agevolare la meditazione dei monaci e le preghiere dei fedeli. Per la loro importanza tre di questi – Sopocani, Studenica e Decani – sono stati riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.
Gli studiosi d’arte vi riconoscono tre diversi stili, riferibili ad altrettante “scuole”, con differenti canoni architettonici ed espressioni figurative. La più classica ed antica è la scuola della Raska, dal nome della prima capitale, caratterizzata da facciate di marmo riccamente decorate, da nartece e navata unica dominata da una cupola centrale; influenze romaniche si notano nelle decorazioni floreali dei portali, mentre negli affreschi si evidenzia la tradizione pittorica di derivazione greca. Tipici esempi di delicata sintesi tra romanico e mondo bizantino sono la chiesa di Studenica, quelle di Pec ed altre del XIII sec. Di influenza più bizantina è la scuola meridionale, diffusa tra XIII e XIV sec. in Kosovo e Macedonia, con uno schema architettonico più semplice: esterno variopinto a mattoni e l’interno anticipato da un nartece con chiesa ad unica navata sormontata da cinque cupole, dove l’apparato iconografico risente parecchio dell’influsso bizantino e si presenta più didascalico. Esempi tipici le chiese di Gracanica e Decani. La terza, la scuola Morava, va da metà del XIV al XV sec. nella Serbia settentrionale e si differenzia da quella meridionale all’esterno per le facciate policrome, l’abbondanza di bassorilievi e decorazioni e per le proporzioni, in genere più alte e imponenti. L’esempio più significativo è costituito dalla chiesa di Ravanica.
Un possibile itinerario tra i più significativi complessi della regione Transromanica nel centro-sud della Serbia inizia dal monastero di Zica, non lontano dalla cittadina di Kraljevo, fondato nel 1207 dal primo sovrano serbo, padre di San Sava, primo arcivescovo della chiesa ortodossa; le tinte rossastre della chiesa richiamano la tradizione del Monte Athos greco, dove San Sava divenne monaco; i pregevoli affreschi interni furono realizzati tra XIII e XIV sec. Si prosegue per il monastero fortificato di Studenica, sito Unesco eretto nel 1186 da re Stefan Nemanja, che abbandonato il trono si era fatto monaco. L’edificio principale è costituito dalla chiesa di Nostra Signora, considerata “la madre di tutte le chiese serbe” per i suoi marmi bianchi e la qualità degli affreschi bizantini, che la rendono unica nel suo genere. Si prosegue per Gradac, costruito alla fine del XIII sec. in cima ad un altopiano; durante il periodo ottomano restò per secoli disabitato e privo di tetto, per cui le condizioni interne non sono proprio ottimali, ma merita ugualmente una visita per il pregevole affresco della Natività, miracolosamente sopravvissuto al degrado. Lungo la strada una sosta al complesso fortificato di Durdevi Stupovi, la cui chiesa dedicata a San Giorgio risulta spoglia e vuota, in quanto i pezzi migliori sono stati trasferiti al museo nazionale di Belgrado. Ma risulta ugualmente importante in quanto la sua costruzione, risalente al 1170, ha inaugurato lo stile romanico che caratterizza l’architettura ecclesiastica della Serbia fino al 1300, la cosiddetta scuola di Ras.
Il vero apogeo si raggiunge a Sopocani, sito Unesco, meravigliosamente incastonato in una cornice di boschi; fu costruito nel 1265 e contiene pregevoli esempi di arte medievale, tra cui l’affresco definito “la Monna Lisa della Serbia”; ottima la grappa prodotta e acquistabile dai monaci. A breve distanza. sulla strada per il Kosovo, ecco Novi Pazar, cittadina che risente parecchio della prolungata dominanza turca, protrattasi fino al 1912: dai tetti sbucano decine di minareti, dalla classica forma a matita, mentre moschee e chiese affiancano orribili palazzoni socialisti; l’85 % della popolazione qui è bosgnacca, così vengono chiamati i bosniaci convertiti all’islam durante l’occupazione ottomana, che convive con la minoranza ortodossa. Da non perdere nella città vecchia il bazar turco, dove approvvigionarsi di cianfrusaglia artigianale, e la chiesa di San Pietro, la più antica della Serbia ancora intatta: fu infatti fondata nel IV sec. e poi ingrandita tra 600 e 800.
Info:Ente del Turismo della Serbia, www.serbia.travel, tel. 011 55 27 311, info@mailander.it
Testo/Giulio Badini– foto il Piccolo Tiglio/Turismo Serbo