I musei del ‘900 sono di solito apprezzati musei d’arte moderna e contemporanea, come quelli famosi di Milano in piazza Duomo e di Firenze nella piazza davanti alla chiesa di Santa Maria Novella, ma questo tipo di raccolte impreziosiscono numerose città italiane: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il MART di Rovereto, il Museo Revoltella di Trieste, Casa Cavazzini a Udine, il MamBo a Bologna, il GAM a Torino e si potrebbe continuare a lungo. Ma c’è un altro modo per raccontare il ‘900, una terra incognita anche per chi l’ha vissuta, perché non si è abbastanza lontani da poter osservare in prospettiva storica le vicende in cui ci si è trovati coinvolti personalmente. Così chi visita l’interessante museo del design italiano alla Triennale di Milano si limita talvolta a cogliere oggetti dimenticati che magari ricordava da bambino, senza soffermarsi sulla portata di svolta culturale che quegli stessi oggetti rappresentano.
Proprio per questo è davvero meritoria l’opera della Fondazione Venezia che pochi anni fa, nel dicembre 2018, ha inaugurato in centro a Mestre M9, il Museo del ’900 che propone un caleidoscopico racconto del XX secolo attraverso i suoi cambiamenti demografici, sociali e politici e porta il visitatore a riflettere sulla storia italiana lungo tutto il secolo scorso. Il museo è completamente multimediale, divertentissimo, moderno, rivolto ad adulti e giovani allo stesso modo, mai monotono, sempre sorprendente. Rigoroso nella sua documentazione, permette un viaggio nel tempo attraverso suggestioni visive e linguaggi innovativi dove la storia materiale del Novecento in Italia trova forma grazie a testimonianze visive e sonore di prima mano. Il progetto architettonico del museo che non passa inosservato all’esterno per la sua forma e per i suoi rivestimenti originali è firmato dallo studio berlinese Sauerbruch Hutton; l’allestimento dell’esposizione permanente dallo studio Grisdainese; la progettazione grafica dallo studio CamuffoLab; le installazioni da cinque studi di multimedia e interaction design: Carraro Lab, Clonwerk con Limiteazero, Dotdotdot, Karmachina con Engineering Associates, Nema FX.
Il museo, aperto dalle 14.00 alle 20.00 dal mercoledì al venerdì e dalle 10.00 alle 21.00 il sabato e la domenica, narra i nuovi bisogni, gli usi, i costumi, le abitudini, le evoluzioni degli spazi domestici, la cultura di massa, gli intellettuali e le arti, l’informazione, le tradizioni e il folklore, le stagioni politiche di intere generazioni che hanno vissuto il Novecento come il loro “presente”. L’angolo visuale della storia materiale porta a rileggere le tecniche utilizzate nel progettare e realizzare gli oggetti e spiega le innovazioni, le scoperte scientifiche e tecnologiche, le trasformazioni del territorio e dei paesaggi italiani che hanno cambiato radicalmente la qualità della nostra vita: è un museo che parla con affetto dell’Italia, per costruirne una storia veramente condivisa, in cui vecchi e giovani, nord e sud, ricchi e poveri, sono tutti comparse di un grande spettacolo collettivo. La complessità del secolo trascorso è raccontata attraverso una narrazione corale e inattesa che ci permette di cogliere l’importanza del Novecento aiutando a leggere le sue conseguenze nel presente in maniera più consapevole. Conoscere il passato, comprendere il presente e confidare nel futuro sono gli stimoli per i visitatori che sono parte attiva della visita: un museo tutto da toccare, vedere, ascoltare e sperimentare con interfacce sempre diverse che nel 2020 hanno fatto guadagnare a M9 – Museo del ’900 una menzione speciale all’EMYA – European Museum of the Year Award per la sua ambiziosa presentazione della storia italiana del XX secolo.
Le otto sezioni di esposizione sono ordinate su due grandi piani e si compenetrano interagendo tra loro. Ogni sezione è identificata da un numero e da un colore, suddivisa in aree tematiche identificate dal loro numero. Le didascalie in italiano e inglese sono chiare e parlanti: i testi sono concisi e precisi, una dote non da poco vista l’enorme quantità di materiale esposto. La prima sezione denominata “Come eravamo, come siamo” è dedicata ai cambiamenti demografici, antropometrici e sociali della popolazione italiana. I temi principali trattati sono quelli ambientali, i flussi migratori, gli eventi bellici che hanno esercitato un forte impatto su dimensione e composizione della popolazione, ruoli sociali e dinamiche familiari. Si scopre che nell’arco di un secolo non solo il numero di abitanti è raddoppiato e i nuclei familiari si sono ristretti, ma anche le forme dei corpi e le fisionomie degli italiani sono profondamente cambiate. Consumi, costumi e stili di vita sono il tema della sezione “The italian way of life”. La casa è vista come metafora dell’evoluzione degli stili di vita, perché riassume molte delle trasformazioni dei consumi, dei comportamenti e della socialità degli italiani. Si osserva e si tocca con mano come il cambiamento sia stato favorito dall’introduzione di nuove soluzioni tecnologiche, nuovi prodotti e nuovi sistemi di produzione industriale che hanno fatto evolvere l’Italia da arretrato paese agricolo a potenza economica moderna.
Nella terza sezione la corsa al progresso mette in luce il contributo di scienza, tecnologia e innovazione. Si indaga su come nella vita quotidiana gli oggetti abbiano cambiato in profondità abitudini, ritmi e vita degli italiani. Sono messe in luce le difficoltà e le sofferenze evitate dalle conquiste tecnologiche, mediche e scientifiche del Novecento, senza cedere all’agiografia, ma criticando anche i fenomeni negativi conseguenti. Il titolo della quarta sezione che conclude il primo piano è curioso: “Soldi, soldi, soldi”. Economia, lavoro, produzione e benessere sono i temi cari al Paese che nel ‘900 ha abbandonando la miseria di secoli precedenti avviandosi verso un benessere abbastanza diffuso. La crescita del reddito medio, l’aumento dei consumi di massa, la diffusione della ricchezza e lo sviluppo di un ceto medio vengono raccontati fino alla crisi del 2008, interrogandosi sulla sostenibilità di questa crescita.
Il secondo piano della mostra si apre con un’esortazione: “Guardiamoci intorno”. La quinta sezione infatti si concentra su paesaggi e insediamenti urbani alterati in maniera drastica dalle trasformazioni economiche e sociali del Novecento. Gli spazi in cui gli italiani vivono e i paesaggi e il territorio che ci circonda sono stati rimodellati e talvolta irrimediabilmente alterati dallo sviluppo economico del Paese. La sesta sezione porta il nome latino di “Res Publica” che sarebbe piaciuto anche a Platone. Stato, istituzioni, politica sono lo sfondo in cui il visitatore si immerge per vivere scenari, eventi e fenomeni collettivi che hanno scandito l’evoluzione politica e istituzionale del Paese. Dalla monarchia alla Repubblica, dalla pace alla guerra, dal totalitarismo alla conquista della democrazia, i momenti della “grande storia” imparati da bambini sui libri di scuola sono rivissuti negli sguardi dei milioni di italiani che li hanno attraversati con testimonianze d’epoca e voci, nel bene e nel male, di protagonisti. In prosecuzione la sezione intitolata “Fare gli italiani” parla di educazione, formazione e informazione per cercar di scoprire da dove nasce il senso di appartenenza condiviso, realizzato grazie al contributo delle istituzioni scolastiche e degli altri agenti della nazionalizzazione come chiesa, esercito, politica e mezzi di comunicazione di massa. La mostra si conclude con l’ottava e ultima sezione dal titolo “Per farci riconoscere” che vuol rispondere alla domanda “Che cosa ci fa sentire italiani? Luoghi comuni, stereotipi, abitudini, vezzi, modi di dire e di fare qui vengono garbatamente messi alla berlina, ma emerge anche la cultura, espressione del nostro popolo, che distingue l’Italia nel mondo differenziandola e rendendola unica tra tutte le nazioni.
Ma M9 è anche un laboratorio con un’impressionante quantità di materiale multimediale d’archivio tra fotografie, quotidiani, riviste, poster, materiali pubblicitari, incisioni radiofoniche, film, documentari, riprese amatoriali, programmi televisivi, che organizza senza posa laboratori didattici e formativi rivolti alle scuole, studi, ricerche animazioni ed eventi, un museo vivo al servizio dei cittadini, dell’inclusione, dell’interculturalità, una casa aperta al territorio e alle sue comunità. Tutto il secondo piano del museo è dedicato alle mostre temporanee: uno spazio espositivo di oltre 1.300 metri quadrati in pianta ospiterà nel triennio 2022-2024 una serie di grandi mostre tematiche guardando al Paese come a un laboratorio contemporaneo da cui interrogare il futuro per individuare nuove strade per uno sviluppo sostenibile. Il calendario di massima è già stilato con due grandi eventi espositivi di qualità ogni anno, capaci di parlare a un vasto pubblico attraverso contenuti provocatori, allestimenti e palinsesti originali: una mostra si rivolgerà a tematiche nazionali, l’altra alla ricerca dell’identità del Veneto, la regione che ospita questa iniziativa unica sul territorio nazionale. Tutto è pronto per “Gusto! Gli italiani a tavola 1970-2050”, l’esposizione a cura di Massimo Montanari e Laura Lazzaroni che verrà inaugurata a fine marzo 2022.
M9 – Museo del ’900
Via Pascoli 11, Mestre(VE)
Tel 041 099 59 41
Email info@m9museum.it
www.m9museum.it
Testo/Leonardo Felician