Esistono nel mondo alcune città che placidamente sopravvivono al divenire del tempo; altre sembrano avere la capacità di attirare calamità ed invasioni e far sentire i loro abitanti dei sopravvissuti. Molte altre ancora riescono a crescere nonostante proprio grazie alle vicissitudini: una di queste è Bordeaux, la capitale della Nuova Aquitania. Nel suo caso il prodotto tipico della zona, il celebre vino omonimo, ha dato fama mondiale al suo capoluogo. Si tratta di una cittadina di circa 250.000 abitanti che fa parte della Guascogna, la regione del moschettiere d’Artagnan, situata nel sud della Francia vicino all’Oceano Atlantico ed alla frontiera spagnola.
Fondata nel III° secolo d.C. da una tribù di Galli che scelsero di stabilirsi in un territorio di paludi pestilenziali (!), divenne in breve tempo un centro efficace del commercio dei metalli che venivano trasportati con le barche lungo il fiume Garonna verso l’estuario della Gironda. Conquistata dai Romani, prese il nome di Burdigala ed ebbe una grande e fiorente espansione, per venir poi più volte saccheggiata dalle tribù barbare alla fine del periodo imperiale. In seguito al matrimonio fra Enrico II° d’Inghilterra ed Eleonora d’Aquitania celebrato nel 1154, divenne per tre secoli territorio inglese; durante questo periodo ci fu una grande fioritura dei commerci verso le isole britanniche che importavano sale e ovviamente l’ottimo vino locale. Dopo la fine della guerra dei Cent’anni Bordeaux tentò la via dell’indipendenza, terminata definitivamente con l’assoggettamento a re Luigi XIV nel 1653; in seguito proseguì il suo sviluppo urbanistico grazie ai commerci con le colonie d’America, dove le sue navi portavano gli schiavi in cambio dello zucchero di canna. Alla fine dell’Ottocento la città ebbe un grande sviluppo industriale, e durante la Prima Guerra Mondiale fu per un breve periodo la capitale della Francia, quando Parigi stava per cadere in mano agli invasori tedeschi; durante il secondo conflitto divenne invece la sede della flotta dei sommergibili italiani in Atlantico, con la costruzione della base di Betasom, la cui struttura è ancora visibile ed utilizzata come sede di mostre d’arte. Da allora Bordeaux è diventata una placida città di provincia, tanto da meritarsi l’appellativo di “bella addormentata”. Ultimamente però la città sembra essersi risvegliata, grazie anche all’eccezionale Museo del vino che attira visitatori da tutto il mondo, alla bellezza delle sue strade e dei locali sempre pieni di gente che dimostra una gentilezza ed una facilità nei rapporti umani inusuale per chi è abituato ai parigini. Inoltre dal 2007 il suo centro storico è entrato a far parte del Patrimonio Culturale dell’Unesco.
Uno dei luoghi simbolo della rinascita di Bordeaux è proprio quello che ne celebra la storia: lo splendido Museo d’Aquitania, il museo di storia, archeologia ed etnografia che raccoglie reperti da tutta la regione, facendone ripercorrere le vicende dalla preistoria all’età contemporanea. Fondato nel 1962 dal famoso museologo francese George Henry Rivière, negli anni Settanta è stato trasferito nella sede attuale, l’edificio ottocentesco ex sede della facoltà di lettere e scienze della città di Bordeaux, ed è stato recentemente rivisto in maniera moderna, con un effetto visivo della visita estremamente affascinante. Particolarmente attivo nell’organizzazione di eventi, il museo organizza le visite ripartendole in due direzioni distinte: le esposizioni permanenti e le mostre temporanee che variano diverse volte nel corso dell’anno, e che vedono esposti argomenti fra i più disparati (durante la mia visita per esempio, l’iconografia del surf).
L’esposizione permanente segue invece un itinerario temporale e parte dall’importante sezione preistorica con la famosa “Venus à la Corne” del sito di Laussel risalente a 25.000 anni fa; nelle vicinanze si trovano strumenti come punte di lancia, aghi ossei e bifacciali o amigdale (biface in francese), cioè utensili di pietra in genere di forma ovale o triangolare, spesso scheggiati e lavorati allo scopo di renderli taglienti e appuntiti a una estremità. Seguono quindi le sale dedicate al Neolitico, all’età del bronzo e di quella del ferro, e quindi alla formazione della cittadina fondata dai galli Bituriges Vivisques e rinominata Burdigala dai Romani. Di quest’epoca è stato dato particolare risalto alle vie di comunicazione e commercio, agli dei venerati dalla popolazione gallo-romana ed a numerose stele funerarie, alcune delle quali molto belle, trovate nella zona. Questo ci porta alle raffigurazioni paleocristiane e poi alle sale medievali, per una narrazione che dura sei secoli e parte dalla distruzione ad opera dei Normanni dell’848 per arrivare all’anno 1453, quando l’Inghilterra perde il dominio dell’Aquitania. Le sale a venire contengono opere dei due secoli successivi, il cui pezzo più importante è il cenotafio di Montaigne; il Settecento invece, rappresentato successivamente, è stato il secolo dei grandi commerci marittimi bordolesi con le Americhe, rappresentati sempre dall’immancabile vino, ma soprattutto da quello degli schiavi portati dall’Africa nelle colonie e scambiati con lo zucchero di canna delle piantagioni in cui andavano a lavorare e morire. L’esposizione termina con le sale relative al periodo 1800-1939 e infine quelle che portano ai giorni nostri, allestite in maniera molto affascinante e moderna.
Cosa colpisce maggiormente il visitatore? Gli oggetti e le raccolte che rimangono nella memoria sono essenzialmente quattro. Il primo cronologicamente parlando è costituito dalla Venere preistorica, di primitiva bellezza; quindi alcune steli gallo-romane che raffigurano persone che paiono vive, come quella dei due amanti abbracciati teneramente, che mette commozione al guardarla. Alcune statue e capitelli di gusto tipicamente medievale, con i mostri o i personaggi impegnati a fare boccacce e gesti sconvenienti, la classica bibbia dei poveri rappresentata sulla pietra e presente anche in alcune chiese romaniche di casa nostra; per terminare le sale riguardanti la tratta degli schiavi ed i relativi commerci, con immagini sempre toccanti.
La visita del museo è quindi un lungo viaggio nella storia di queste popolazioni condotto attraverso le opere ed i manufatti che sono giunti a noi: la parte esposta anche in questo caso è solo minima, visto che il museo possiede oltre 70.000 reperti, ma sufficiente a farci percorre un sentiero nella storia e darci emozione.
Il museo possiede anche una biblioteca con oltre 100.000 documenti, a disposizione di ricercatori e storici.
Informazioni utili per visitare il Musée d’Aquitaine:
Orari: dal martedì alla domenica dalle 11 alle 18. Chiuso il lunedì ed i giorni di festa.
Ingresso adulti 5€ – ridotto 3€
Indirizzo: corso Pasteur 20 – 33000 Bordeaux, fermata Musée d’Aquitaine della linea B del tram cittadino
Tel. 05 56 01 51 00
http://www.musee-aquitaine-bordeaux.fr/ www.france.fr
Testo/foto Paolo Ponga