Tra i vari tipi di protezione di cui può godere un territorio (oasi, parco naturale, parco nazionale, ecc.), quella di grado decisamente più elevato e prestigioso – un po’ paragonabile al premio Nobel oppure all’Oscar dell’ambiente – risulta costituito dalle Riserve della Biosfera (chiamato anche Programma MaB – Man and the Biosphere) gestito dall’Unesco, lo stesso organismo delle Nazioni Unite predisposto al riconoscimento, la gestione e la protezione dei Siti artistici, storici o culturali definiti come “Patrimonio dell’umanità”. Solo che qui si tratta di aree – terrestri, costiere o marine – di elevato pregio ambientale e naturalistico, che l’Unesco riconosce a livello internazionale per tutelare la loro peculiare biodiversità, attraverso un utilizzo ecocompatibile delle risorse naturali a beneficio delle comunità umane che vi risiedono. Nate nel 1995, attualmente sono 669 le riserve della biosfera riconosciute in 120 paesi nei cinque continenti, di cui 16 transfrontaliere; la loro distribuzione si presenta piuttosto disomogenea: 48 in Usa, 37 in Russia, 36 in Messico, 26 in Cina e 16 in Australia; in Europa 40 in Spagna, 16 in Bulgaria, 15 in Italia e 13 in Germania.
In occasione dell’ultima riunione svoltasi a Parigi nel giugno scorso, sono state riconosciute 23 nuove riserve, di cui una in Italia. Si tratta del Parco naturale regionale di Tepilora, Rio Posada e Montalbo, nel nord-est della Sardegna, sicuramente poco noto al di fuori dei confini dell’isola (e forse anche dentro), ma di indiscutibile pregio ambientale e naturalistico, che si estende per 14 mila ettari grosso modo tra Olbia a Nord-Est e Nuoro a Sud-Ovest, comprendente un territorio piano lungo la costa marina disseminata di stagni retrodunali, e montuosa man mano che ci si inoltra verso l’interno, fino a raggiungere i 1000 m di altitudine. I comuni interessati sono Bitti, Torpè, Lodè e Posada. I rilievi sono formati da rocce granitiche, con curiose forme di erosione a tafoni e creste coniche, e poi da bianchi calcari, come nel caso del Montalbo, sede di importanti fenomeni carsici di profondità e di superficie, che ospitano sorgenti, fiumi e torrenti, cascate e laghi in un territorio estremamente vario, poco antropizzato e quindi anche con elevata biodiversità. Il terreno presenta pascoli, coltivi e grandi foreste mediterranee con ricco sottobosco dove spiccano le orchidee selvatiche, e dove alberga una ricca fauna composta da lepri, cinghiali, volpi, daini, mufloni, aquile reali, rapaci ed uccelli palustri e silvani. L’economia risulta prettamente pastorale, con un ricco patrimonio storico e di antiche tradizioni, così come l’artigianato e l’enogastronomia, gustosa e genuina. Presso Bitti si trova l’importante insediamento protostorico di Su Romanzesu, villaggio nuragico dell’età del Bronzo (XVI-IX sec. a.C.) composto da un centinaio di capanne, un pozzo sacro, templi ed edifici di culto racchiusi entro un recinto cerimoniale, in una foresta di sugheri. Bitti offre un Museo della civiltà contadina e pastorale, nonché il Museo del canto polifonico a tenores. Info: Parco www.parcotepilora.it, tel. 0784 41 80 20, info@parcotepilora.it – Comune www.comune.bitti.nu.it, info@comune.bitti.nu.it.
Ecco l’elenco completo, in genere poco noto presso il pubblico, di tutte le Riserve della Biosfera Unesco presenti in Italia; l’anno si riferisce all’anno di riconoscimento. Si tratta, ovviamente, di zone di elevato pregio ambientale e naturalistico, che meritano una maggior conoscenza ed anche una intensa frequentazione turistica per goderne delle peculiarità:
Collemeluccio – Montedimezzo, 1997. Foreste integre di abeti, faggi, cerri e aceri nella Riserva naturale omonima nell’Alto Molise, provincia di Isernia, contenente importanti siti archeologici, come il teatro romano e i due templi sannitici di Pietrabbondante.
Foreste del Circeo, 1977. Diversi ecosistemi formati dalla costa laziale, laghi retrodunali, foreste con cinghiali e rilievo montuoso nel promontorio del Circeo, provincia di Latina, ricalcante il Parco nazionale omonimo.
Miramare, Riserva naturale marina nel golfo di Trieste, nel Friuli-Venezia Giulia, tra costa rocciosa calcarea-carsica e l’alto Adriatico di fronte al castello omonimo, anche oasi e area didattica del WWF.
Cilento e Vallo di Diano, 1997. Ricalca il Parco nazionale omonimo nel sud della Campania, provincia di Salerno, esteso dalla costa tirrenica fino ai piedi dell’Appennino campano-lucano, con estesi rilievi calcarei ed importanti grotte.
Somma Vesuvio e Miglio d’Oreo, 1997. Protegge la parte sommitale del vulcano rientrante nel Parco nazionale del Vesuvio in Campania, compresi i resti della città romana di Pompei, nonché le ville vesuviane del XVII-XVIII sec. ubicate tra Ercolano e Torre del Greco lungo il cosiddetto Miglio d’Oro.
Valle del Ticino, 2002. Tutela del fiume Ticino, già rientrante nel Parco naturale ubicato al confine tra Piemonte e Lombardia, dall’uscita dal lago Maggiore fino all’immissione nel Po. Presenta un percorso ciclabile nord-sud lungo 60 km, tra tipica vegetazione fluviale.
Arcipelago Toscano, 2003. Ricalca il Parco nazionale omonimo, creato per tutelare i fondali del mar Tirreno, nonché la vegetazione e la fauna delle sette isole (le maggiori Elba, Capraia e Giglio) ubicate tra Toscana e Corsica.
Selva costiera di Toscana, 2004. Protegge le foreste allagate, i boschi, le paludi e la costa tirrenica tra Viareggio e Livorno, in parte rientrante nel Parco di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli.
Monviso Biosphere Reserve, 2013. Interessa il Parco del Po cuneese e si estende sui due versanti del Monviso fino alle colline del Roero in Piemonte. Nel 2014 estensione sul confinante territorio francese del Queyras, prima riserva transfrontaliera italo-francese. Presenta foreste, praterie d’alta quota, fiumi e laghi nelle Alpi occidentali, fino ad un’altitudine di 3841 m.
Sila, 2014. Protegge le foreste appenniniche del Parco nazionale della Sila e di 68 comuni calabresi nelle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, su una superficie di 400 mila ettari. Offre stupendi patriarchi vegetali, maestosi alberi secolari.
Appennino Tosco-Emiliano, 2015. Ricalca l’omonimo parco nazionale, ubicato tra Romagna e Toscana interna. Presenta foreste intense da esplorare in mille modi e borghi caratteristici. Da rilevare che possiede il 70 % della fauna italiana.
Delta del Po, 2015. Protegge i caratteristici habitat creati dal Delta del fiume Po nell’omonimo parco regionale veneto-emiliano-romagnolo, tra pianura padana e costa adriatica. Si tratta della maggior zona umida italiana, ideale per la pratica del birdwatching.
Alpi Ladrensi e Judicaria, 2015. Protegge le riserve naturali del Trentino-Alto Adige distribuite tra la sommità del lago di Garda e le Dolomiti di Brenta, fino a 3000 m di altitudine.
Colline del Po, 2016. Protegge il territorio piemontese lungo il fiume Po, nonché le colline attorno alla città di Torino per una lunghezza di 140 km, prima area urbana in assoluto tutelata come Riserva.
Info: www.unesco.it
ByTerreIncognite – foto Google Immagini