L’Altipiano del Renon, montagna per eccellenza del capoluogo altoatesino, è comodamente raggiungibile in soli dodici minuti con la moderna funivia del Renon, che collega il centro di Bolzano con Soprabolzano con un tracciato dal panorama mozzafiato. Soprannominato la ‘Riviera delle Dolomiti’, il Renon ha una lunga storia di accoglienza turistica: già nel 1600 i nobili di Bolzano soggiornavano su queste alture per fuggire alle calurie della città. Venne così inventata la cosiddetta Sommerfrische, la villeggiatura estiva.
“Il Renon è divinamente bello e accogliente” con queste parole Sigmund Freud descriveva l’altipiano al suo amico Carl Gustav Jung. Erano i primi anni del Novecento e, già da molto tempo, questi luoghi erano diventati il rifugio estivo dei bolzanini: le ville patrizie e le case di villeggiatura in stile liberty testimoniano tuttora la tradizione centenaria dell’altipiano come meta di villeggiatura. E poi ci sono i paesini, tutti deliziosi: da Soprabolzano a Collalbo, da Auna di Sopra a Longostagno, fino alla graziosa Costalovara, adagiata vicino al laghetto. Oggi arrivarci è molto semplice, ma il senso di pace e tranquillità è immutato.
A collegare Collalbo con Soprabolzano c’è invece lo storico Trenino del Renon, la cui tratta fu inaugurata il 13 agosto 1907. La Ferrovia a scartamento ridotto del Renon era un autentico gioiello di tecnologia: si saliva a bordo delle eleganti carrozze in Piazza Walther, nel centro di Bolzano, e si scendeva direttamente sull’altipiano del Renon, la ‘montagna per eccellenza’ della buona borghesia bolzanina. Il tutto affrontando un dislivello di un migliaio di metri grazie all’innovativa trazione a cremagliera, realizzata sul modello dei trenini alpini svizzeri, allora molto in voga. Oggi il trenino del Renon è ancora in servizio con la spettacolare tratta che percorre l’altipiano da Maria Assunta (Soprabolzano) a Collalbo, con uno sviluppo di 6,8 km. L’ultimo del suo genere in tutto l’Alto Adige, è tuttora un’attrazione turistica notevole: merito del suo approccio ‘slow’ che regala (alla velocità di 30 km/h) una full immersion in un paesaggio dolomitico contrappuntato dal verde dei boschi e da antiche chiesette di montagna. E grazie ad alcuni convogli formati da carrozze d’epoca rivestite di legno, è possibile anche un tuffo nel passato (due volte al giorno, sempre la mattina).
Tra le tante bellezze del Renon assolutamente da non perdere le sue piramidi di terra, le più alte e dalle forme più curiose d’Europa. Questi fenomeni geologici sono presenti in diverse località: nella valletta Rio Fosco sulla strada per Longomoso e Monte di Mezzo (circa mezz’ora a piedi partendo dalla stazione di Collalbo) e poi ancora nella valletta di Rio Rivellone nei pressi di Soprabolzano e nella valletta di Rio Gasterer ad Auna di Sotto. Formatisi circa 25 anni fa, le piramidi di terra del Renon sono frutto dell’erosione di rocce moreniche di tarda epoca glaciale, a loro volta residui del ghiacciaio principale della valle dell’Isarco e di altri ghiacciai della zona. Si formano sui pendii a causa degli agenti atmosferici e poi vengono letteralmente spazzate via dai medesimi. Tanto più alta è la parete e il sasso che le fa da cappello, quanto più importanti saranno le piramidi.
Una piramide di terra è destinata a scomparire quando il cosiddetto ‘cappello’ cade dall’apice della colonna: in tal modo, privo di protezione, il materiale rimane esposto alle intemperie e la colonna si riduce a ogni precipitazione. E mentre nel corso di questo processo una piramide di terra scompare, sulla scarpata se ne forma contemporaneamente una nuova.
Testo e foto/Claudio Zeni