Se c’è un settore veramente penalizzato dal punto di vista economico e occupazionale dal perdurare della pandemia del Coronavirus, questo è certamente il turismo in tutte le sue declinazioni, compresa la ristorazione. E non poteva essere diversamente, con gli aeroporti chiusi da due mesi, le compagnie aeree straniere che non possono atterrare più in Italia, parecchie Nazioni straniere che non accettano viaggiatori italiani e vietano ai loro cittadini di venire in Italia, e con gli italiani chiusi in casa per due mesi, e ora con libertà ridotta di movimento. Un vero peccato, perché negli ultimi anni il turismo italico in tutte le sue diverse componenti, aveva dimostrato una vitalità sconosciuta ad altri comparti, in progressiva e costante crescita, fino a rappresentare il 13% del PIL nazionale, la voce più importante.
Un tempo eravamo subissati di comunicati stampa e di annunci di manifestazioni di tutti i tipi. Con simili premesse valesse ancora la pena di fare uscire una rivista online come la nostra, interamente dedicata al turismo culturale, oppure sospendere le pubblicazioni in attesa di tempi migliori, come hanno fatto altri concorrenti (soprattutto quelli legati alla pubblicità). Tuttavia redazione e collaboratori hanno deciso diversamente, forse a ragione.
Ora tutti vivono nell’attesa che la pandemia passi presto, magari per tornare alle antiche abitudini. Ma non mi sembra una grande idea. I nostri comportamenti passati, individuali e collettivi, non erano tutti corretti e virtuosi. Troppi squilibri economici e sociali tra nazioni e nazioni, ed anche all’interno delle stesse nazioni, troppa mancanza di rispetto per l’ambiente. Se non abbiamo imparato nulla nella clausura delle nostre case, questa crisi non sarà servita a nulla, per migliorare rispetto a prima.
Un recente interessante studio internazionale ha analizzato tutte le pandemie registrate nel corso della storia, rilevando come esse siano sempre avvenute in concomitanza con significative variazioni climatiche. Un caso? Non credo proprio. In climatologia basta una variazione di pochi gradi per creare sconquassi.
In realtà tutti sappiamo che il dopo non potrà mai essere uguale a prima. E, da qualche punto di vista, per fortuna. Scordiamoci le spiagge superaffollate, dove non si trovava neppure lo spazio per stendere un asciugamano, i balli serali in spiaggia, le grigliate e le tavolate al ristorante con amici e parenti. Al momento non sappiamo ancora se, e come, nell’estate del coronavirus potremo andare in vacanza. Quello che sappiamo per certo è che sarà parecchio diverso dall’estate precedente. Sono troppo i comportamenti che dobbiamo modificare rispetto al passato. E non è detto che ciò valga solo per la prossima estate.
Le altre pandemie avvenute nella storia, dalla peste descritta dal Manzoni ne i “Promessi sposi” alla spagnola d’inizio del secolo scorso, sono tutte durate almeno due o tre anni.
Con simili premesse e con le frontiere chiuse risulta ovvio che il turismo debba reinventarsi completamente. Occorre dimenticarsi del passato e trovare nuove idee e battere altre strade, facendo appello alla fantasia, cosa che agli italiani certo non difetta. E allora scopriremo che non tutti i mali vengono per nuocere.
Se non si può più andare all’estero, serve concentrarci autarchicamente sull’Italia, un Paese che vanta un patrimonio storico, artistico, culturale ed ambientale del mondo, con il maggior numero di siti UNESCO – ben cinquantacinque – secondi solo alla Cina, immensamente più grande. Ci si può dedicare alla scoperta di monumenti e opere d’arte contenuti in abbondanza nelle nostre città grandi e piccole, spesso sconosciuti ai più, a visitare castelli, musei, parchi archeologici, chiese e borghi antichi di cui sono ricche le nostre provincie a gustare le specialità regionali della nostra enogastronomia, per cui siamo famosi in tutto il mondo. Occorre cioè creare un turismo nuovo ed autarchico, in attesa di tempi migliori. Perché il turismo non può e non deve morire, troppo importante com’è, per i cittadini e per lo Stato.
Testo/Giulio Badini – Foto d’apertura Google immagini e d’archivio