Il fascino della Patagonia argentina e cilena, oltre ai suoi spettacolari paesaggi, può diventare ancora maggiore se immaginiamo di osservare quel mondo lontano con gli occhi di un grande naturalista che la visitò: Charles Darwin.
Una Regione per secoli sconosciuta
La Patagonia con i suoi 900.000 km2 con appena una densità di 2,2 abitanti per chilometro quadrato, rappresenta l’ultimo lembo a sud dell’immenso continente americano.
Anche se è sempre stata abitata dall’uomo preistorico, la prima volta che vi arrivarono gli europei fu nel 1520 con la spedizione di Ferdinando Magellano. In realtà, nel 1502 forse era stata vista da Vespucci, ma a questo riguardo non si hanno notizie certe. Bisogna arrivare al XVIII secolo, per avere informazioni geografiche e scientifiche sulla Patagonia grazie ad un nutrito numero di esplorazioni Tra il 1826 ed il 1830, la Nave di Sua Maestà, il brigantino Beagle, comandato dall’Ammiraglio Phillip Parker King, scese in Patagonia allo scopo di fare prospezioni idrografiche per aggiornare le carte nautiche. Due anni dopo, tra il 1832 ed il 1835, la stessa nave si trovò a navigare, a quelle stesse latitudini, sotto il comando di Robert FitzRoy con a bordo un giovane geologo-naturalista: Charles Darwin.
Fu senz’altro tale spedizione (1831–1836) che regalò al mondo, dei risultati ancora oggi importantissimi. Non è però la sede per approfondire la personalità di questo personaggio che seppe spaziare dalla geologia, all’antropologia, alla zoologia ecc., ma fu colui che, dalle sue osservazioni e dalla sua innata curiosità (che sta alla base dell’intelligenza), elaborò la famosa teoria dell’evoluzione delle specie viventi che, seppur a livello di ipotesi, gettò le basi delle moderne Scienze Naturali. Altri, poco prima, avevano avuto parziali intuizioni del genere, ma Darwin alla fine fu il più convincente, rivoluzionando la Scienza e non solo. La scoperta della Patagonia, per Charles Darwin, inizia da Baja Blanca (autunno 1832) dove Fitz Roy effettua il suo primo rilevamento idrografico lungo la costa meridionale argentina.
Il nostro giovane naturalista ventiduenne (laureatosi a Cambridge nel 1831) scese a terra a Punta Alta poco lontana da Baja Blanca. La costa mostrava, a lato della spiaggia una parete rocciosa con ciottoli e argille. Proprio lì Darwin estrasse i primi fossili di ossa appartenuti ai mammiferi giganti del Quaternario, fino ad allora sconosciuti, e che vennero identificati come Megatherium.
Così scrisse a riguardo nel suo taccuino“Rimasto la notte a Punta Alta a cercare ossa per 24 ore consecutive. Avuta molta fortuna e la notte è passata piacevolmente”. La somiglianza di questi giganti, scomparsi migliaia di anni fa, con altri simili attuali, ma molto più piccoli, mette in moto i ragionamenti che un giorno lo porteranno realizzare la sua famosa teoria sull’evoluzione. Così scrisse: “Questa meravigliosa parentela, nello stesso continente, tra morti e vivi, getta indubbiamente una luce nuova sulla comparsa di esseri organici sulla Terra e sulla loro scomparsa.”
Nell’ Aprile del 1834, durante una sosta per riparazioni al brigantino, Darwin sbarca e risale per oltre 200 chilometri, con tre scialuppe, il maestoso Rio Santa Cruz insieme al comandante FitzRoy. Le cime innevate delle imponenti Ande sorprendono il naturalista
La Beagle, superato il canale (a cui è stato dato il suo nome), finalmente inizia a risalire l’Oceano Pacifico.Nel 1834, dopo otto mesi, la spedizione si ferma al porto cileno di Valparaiso Questa città è oggi molto particolare per l’originalità dei colori dei quartieri. Anche durante la sosta della sua nave, Darwin ne approfitta per addentrarsi nelle Ande ad oltre 3600 di altezza. Raccoglierà, in quella occasione, numerosi fossili marini che aumenteranno le sue perplessità anche sull’origine delle montagne. Quelle conchiglie testimoniavano lo spostamento in alto di un’antica linea di costa. Mentre sosta all’isola di Chiloè, assiste anche all’eruzione del vulcano Osorno che descrive nei particolari. “… Alla mezzanotte il marinaio di guardia scorse qualcosa come una grossa stella…Era uno spettacolo davvero stupendo. Con l’aiuto di un cannocchiale fu possibile vedere, in mezzo all’enorme bagliore rosso, oggetti scuri che venivano proiettati in alto e che poi ricadevano a terra…” Così scrisse nel suo taccuino.
Più a Nord, a Valdivia, mentre il brigantino era all’ancora al largo, venne coinvolto in un violento terremoto che provocò, in città, centinaia di morti. Darwin, che era sceso a terra, a fatica riuscì a rimanersi in piedi. L’epicentro era stato più a nord. Proprio nella città di Valdivia, il 10 maggio 1960, vi fu la scossa più violenta della Storia, con una magnitudo di 9,5 della scala Richter. Le repliche continuarono fino al 6 luglio. I morti furono stimati in più di.3.000. L’oceano si sollevò di 4 metri nel porto penetrando all’interno. In conseguenza di questo evento l’asse terrestre ebbe una sensibile variazione di inclinazione. Nel suo diario Darwin annota che, giorni dopo, più a nord, assistette ad un altro forte terremoto a Talcahuano che distrusse la città. Questo evento disastroso, rafforza la sua convinzione che il sollevamento della terra può giustificare le conchiglie che aveva raccolto in alto sulle Ande.
Mentre la Beagle, faceva scalo a Valparaiso (oggi una città dalle tipiche case colorate, foto d’apertura) Darwin con un certo numero di muli iniziò un lunghissimo viaggio di 350 km attraverso le Ande. Come naturalista e geologo, Darwin cercava una spiegazione riguardo la formazione di quella catena di montagne che contenevano fossili marini a quote molto alte. Fitz Roy, un accanito tradizionalista legato alla Bibbia, non accettava i dubbi scientifici che Darwin sollevava e spesso ci furono accese discussioni. La sua traversata delle Ande, passò sotto alle pendici dell’Aconcagua, la montagna più alta delle Americhe con i suoi quasi 7.000 metri e scese fino a Mendoza in Argentina, per poi ritornare indietro e riprendere la navigazione. Proprio sotto all’Aconcagua si fermò a studiare e disegnare quello che era definito “El puente de l’inca”, un ampio traforo nella roccia, creato da un ruggente fiume. Il 7 settembre 1835 la Beagle si diresse in pieno Oceano Pacifico e il primo scalo furono le Isole Galapagos, ma questa è un’altra storia.
Ancora oggi ritrovarsi sui luoghi che Darwin vide e studiò, dà un’emozione forte, perché solo così si comprende quanto, la mente di un giovane appassionato naturalista, abbia lavorato per riunire insieme tutti i tasselli raccolti e catalogati, per arrivare a creare un’ipotesi così straordinaria (ante – litteram e moderna), come quella della Evoluzione delle Specie dove la Geologia ha avuto (ed ha) un ruolo fondamentale.
Testo e foto/Giuseppe Rivalta – Foto d’apertura – Le case colorate di Valparaiso – Patagonia