Prima dell’avvento della fotografia, i romantici ed intrepidi esploratori e viaggiatori dei secoli scorsi usavano raccontare scoperte, sensazioni, emozioni ed incontri in volumi seriosi e ponderosi a metà strada tra saggi, romanzi e testi di geografia etnografica. Qualcun altro, più ricco di danaro e di capacità artistiche, pensò invece di affiancare ai testi scritti a mano nei corposi diari di viaggi delle immagini disegnate oppure degli acquerelli, per meglio esemplificare i concetti contenuti nei testi, tanto il tempo non mancava di certo, durando allora un viaggio mesi e mesi, se non addirittura anni, e non una o due frettolose settimane come avviene oggi. I risultati erano splendidi carnet de voyage, dei pezzi unici pieni di nozioni e di sentimenti che, a seconda delle doti artistiche dell’autore, potevano arrivare ad essere anche dei veri e propri capolavori, dei documentari visivi ante litteram in cui si illustravano i momenti più salienti e suggestivi di un lungo itinerario.
Poi l’avvento delle fotocamere nell’800, dapprima con la potenza espressiva del bianco-nero, poi con i fulgidi colori delle stampe ed infine con la ricchezza cromatica delle diapositive nonchè il basso costo del digitale, ha rivoluzionato e reso obsoleti i polverosi carnet, sostituiti su libri e riviste da veloci reportage fotografici selezionati tra migliaia di immagini. Oggi il progresso tecnologico che consente la stampa di carnet al normale costo di un libro, consentendone quindi una pari diffusione, unito al fascino di un diario di viaggio che può ancora sembrare unico e fatto espressamente per te, unite al ritorno nell’affermarsi di un turismo lento da gustare in ogni suo attimo, stanno riportando a nuove glorie la produzione di carnet. Assieme all’interesse da parte dell’editoria di qualità, esistono in giro per i mondo tutta una serie di rassegne, concorsi e mostre dedicate a questa produzione, quali la mestrina “Matite in Viaggio” giunta quest’anno alla sua nona edizione.
L’Italia, conclamata patria di artisti, risulta piuttosto attiva in questo campo, ed italiani sono alcuni dei più affermati carnettisti a livello internazionale. Tra questi figura sicuramente il veneziano Barnaba Salvador, 47 anni, grafico per indole ed accompagnatore di viaggi avventura-cultura in giro per il mondo per passione, la cui storia personale – già narrata su queste pagine (“Tchad Ennedi, carnet de voyage di Barnaba Salvador”, Giulio Badini, 28.10.2018) – merita di essere raccontata per le sue molteplici implicazioni, anche di tipo turistico.
Nella vita ci sono persone che, compiendo scelte appropriate, diventano artefici del proprio destino. Poi ce ne sono altre che, condizionate da scelte altrui, finiscono per essere dei predestinati. A questa seconda categoria appartiene Barnaba, dove il destino glie lo hanno segnato i genitori. Suo padre Giancarlo, un armadio con barba e capelli alla Gesù, studi in filosofia ed archeologia e molteplici interessi (geologia, preistoria, astronomia, architettura, fotografia, arte africana, ecc.), musicista di professione (bassista in uno dei primi complessi rock fine anni 60) ed appassionato di fuoristrada, un giorno infatti subisce l’incontro fatale, quello capace di cambiarti radicalmente la vita, anche per generazioni.
Presso un carrozziere mestrino incontra il veneziano Sergio Scarpa, uno dei maggiori esploratori sahariani e del continente africano, mitico fondatore della Kel 12 (il primo tour operator per viaggi culturali in Africa) ed inventore italiano del turismo sahariano. Sergio possiede un carisma contagioso, da leader: parlano ovviamente di viaggi, l’uno di quelli fatti, l’altro di quelli sognati. Presto detto, Giancarlo abbandona i concerti e segue Sergio tra le dune, diventando dapprima guida e poi residente locale Kel 12 in Algeria ed in Mali, dove si trasferisce a vivere per qualche decennio con moglie e figlio. Mentre il padre scrive l’unica guida turistica maliana in italiano, Barnaba cresce con la sabbia sotto i piedi, mascotte di ogni viaggio nel deserto con genitori e guide tuareg, dai quali impara tutti i segreti per sopravvivere in quell’affascinante mondo minerale.
Poi il ragazzo cresce ed occorre rientrare in Veneto per fargli frequentare il liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti, onde assecondare la sua predisposizione artistica, e verso la grafica in particolare. Ma la malia del deserto è entrata a tutti nelle vene e la nostalgia per l’euforia delle esplorazioni, i falò serali con il rito del the e le volte stellate notturne, non risultano facili da cancellare. Allora per rivivere quelle emozioni la famiglia Salvador fonda Harmattan – dal nome del vento sahariano – tour operator specializzato in viaggi culturali a valenza ambientale, naturalistica, archeologica ed etnografica, negli angoli più remoti ed inusuali del pianeta. Barnaba, che di professione fa il grafico, affianca pertanto Giancarlo come tour leader, riuscendo così a conciliare le due ataviche passioni, l’arte ed il viaggiare. Con una differenza tra i due: mentre il padre ha girato il mondo con l’inseparabile macchina fotografica al collo (e che razza di fotografo sia potete constatarlo guardando le sue immagini sui camaleonti del Madagascar, uno dei migliori servizi pubblicati dalla nostra testata il 12 aprile 2018), il figlio in viaggio ritrae ciò che più lo colpisce con delicati acquerelli.
Dopo aver insegnato la tecnica dell’acquerello in diversi appositi corsi stanziali in Veneto, Barnaba durante ogni pausa del viaggio tira fuori carta, matite e pennelli e si mette a ritrarre ciò che più lo ha colpito lungo il percorso, ricavandone una gran numero di splendide tavole, alcune delle quali riunite in suggestivi carnet pubblicati dal tour operator Harmattan per i suoi più affezionati clienti, dedicati rispettivamente al massiccio montuoso dell’Ennedi nel deserto del Ciad, ed al Kenya. Poi, recente, scatta l’intuizione: perché non proporre viaggi in luoghi estremamente suggestivi, sicuri generatori di forti e molteplici emozioni, durante i quali Barnaba possa insegnare agli allievi-passeggeri le tecniche ed i segreti del disegno in viaggio, dedicandovi appositi tempi morti. Da anni i maggiori tour operator specializzati in viaggi cultura-avventura-ambiente propongono viaggi accompagnati di volta in volta da fotografi, naturalisti, archeologi, geologi, ecc. Perché non farli anche per gli appassionati di disegno, insegnando a realizzare il proprio personalissimo carnet de voyage?
Le prossime iniziative in tal senso – le prime e finora uniche in assoluto in Italia – sono due viaggi in Algeria e Marocco, entrambi ovviamente guidati dal nostro. In estrema sintesi il primo parte il 26 dicembre 2019 da Roma, dura 12 giorni, ed esplora lo stupendo deserto nel sud-est dell’Algeria, attorno all’oasi di Djanet ed ai piedi del massiccio del Tassili n’Ajjer, in uno spettacolare contesto di enormi dune di sabbia, pinnacoli di roccia curiosamente erosi in mille forme bizzarre, pareti di roccia incise e dipinte da arte rupestre preistorica, insediamenti nomadi tuareg; quote da 2.350 euro con voli e pensione completa in hotel e tenda. Il secondo, della durata di 8 giorni in partenza l’1 marzo 2020 da vari aeroporti italiani, si sviluppa nel sud del Marocco attorno a Marrakech, spaziando dalle intonse spiagge sull’oceano al deserto di dune, dalla catena dell’Atlante con i suoi canyon a città e villaggi berberi, ed è un vero e proprio workshop dedicato principalmente alla produzione di carnet de voyage; prezzo da definire.
Info: Harmattan tour operator, www.harmattan.it – info@harmattan.it – tel. 041 81 22 956 – Barnaba Salvador: www.barnabasalvador.com – barnaba@barnabasalvador.com
Testo/Giulio Badini – Immagini/tavole di Barnaba Salvador, Harmattan