Come sanno bene quanti viaggiano con una certa frequenza, la necessità di essere dotati di visto per accedere a parecchie nazioni, soprattutto extraeuropee, può finire per diventare un ostacolo rilevante per il turismo. Se si decide un viaggio all’ultimo momento, oppure sotto data, spesso ci si trova costretti a dover rinunciare perché non si fa in tempo a richiedere il visto – per il quale servono in media 2 – 3 settimane – presso le ambasciate o i consolati ubicati a Roma o, nella migliore delle ipotesi, anche a Milano oppure in altre città. Molti stati si trovano combattuti tra due esigenze opposte: fare entrare nei propri confini il maggior numero possibile di viaggiatori, per ottenere i benefici economici apportati dal turismo, oppure per ragioni di sicurezza (soprattutto in quest’epoca caratterizzata dal terrorismo) controllare attentamente e preventivamente chi entra in casa. Nel secondo caso uno dei migliori deterrenti risulta costituito dall’obbligo di un visto rigido – come stanno facendo ad esempio gli Usa -, nel primo caso invece la miglior soluzione risiede nell’abolizione totale (o quasi) dei visti, se non per tutti quanto meno nei confronti degli abitanti di alcune selezionate nazioni.
Prendiamo ad esempio il Vietnam, paese parecchio lontano nel Sud-est asiatico ma molto amato dal turismo per la sua notevole varietà etnica e di paesaggio – dalle tribù tra le montagne del Nord fino all’immenso delta del Mekong, tra terra e acqua -, per la sua storia passata e recente, per il fascino dell’antica Indocina. Nel luglio del 2015, proprio per favorire il turismo, ha deciso di abolire il visto per i visitatori provenienti da nazioni tranquille come Italia, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito, per soggiorni inferiori ai 15 giorni. Ebbene subito dopo il provvedimento i numeri sono balzati in alto: nel 2016 oltre 10 milioni di presenze, con un incremento rispetto all’anno precedente del + 26 %; gli italiani, collocati al 21° posto nella classifica totale e al 6° tra i paesi europei, nel 2017 hanno registrato 58.41 presenze, con un incremento del + 13,2 % rispetto all’anno precedente, quando era cresciuta ben del + 27,2 %. Con simili premesse le autorità vietnamite hanno deciso di prorogare questa agevolazione, in scadenza a metà anno, almeno fino al 1921, mentre è all’esame anche l’estensione al periodo di permanenza oltre le due settimane.
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