Cammino sotto il sole implacabile dell’altipiano anatolico. In questa terra contorta e plasmata da vulcani e terremoti, che in un tempo ormai remoto fu la leggendaria Frygia, a occupare ogni orizzonte sono vallette, spesso ingombre di rigogliosa vegetazione, circondate da imponenti strutture di roccia che sembrano non appartenere al racconto della realtà. Arditi pinnacoli, solidi pilastri ed effimere torri paiono sfidare la gravità, alternandosi a imponenti strutture litiche plasmate da un folle scultore cosmico, usando il tempo e le intemperie. Sagome di animali, figure antropomorfe, elementi geometrici tondeggianti, immense “uova” di roccia emergono, dal verde della boscaglia, o da improvvise distese di sabbia candida. Un paesaggio dove sono incisi, inequivocabili, i segni della leggenda e delle più intriganti mitologie. Oggi le grandi autostrade che collegano ogni regione della Turchia, stato moderno nella forma ma arcaico nel cuore, corrono lontano da queste terre. Con grandi infrastrutture, superano lo spazio, e valli e fiumi che un tempo erano invalicabili. Ma non hanno ancora superato il tempo dei miti. Capaci di sopravvivere, indisturbati, tra le rocce della Frygia.
Un viaggio nel tempo. Se potessimo salire in una capsula del tempo ed andare indietro, molto indietro, a quando ancora non c’era alcuna avvisaglia del mondo attuale, e dopo tre millenni di corsa nel passato sbarcassimo qui, nel cuore della Frygia, probabilmente non noteremmo differenze nel paesaggio che ci circonda ed è, da sempre, il vero protagonista di questi luoghi. E camminando lungo sentieri che seguono piccoli corsi d’acqua, nel fondo delle valli, o tra immaginifiche “città di roccia” cercando la strada tra intricati labirinti di arenaria, troveremmo spontaneo intuire le tracce del passaggio di grandi eserciti e condottieri leggendari in grado di scrivere la storia della nostra civiltà. Sto percorrendo l’antica Via Frygia, che dalle frontiere delle culture mediterranee portava verso le misteriose regioni d’Oriente. La stessa strada che a passo di marcia superarono le armate di Alessandro il Macedone, alla ricerca di Gordion, la mitologica capitale dell’Impero Frigio.
I guerrieri venuti dall’Est. Un cocktail di eventi archeostorici, in cui risulta impossibile distinguere i singoli elementi, fa risalire all’VIII secolo a.C. l’arrivo dei Frigi in Anatolia, probabilmente fuggitivi dalla catastrofe della città-regno di Troia, a tutti noti attraverso i poemi omerici. Ma altre tracce, se seguissimo le “storie” di Erodoto di Alicarnasso, ci portano verso i Balcani e la Tracia… difficile seguire ogni sentiero che gli antichi viaggiatori hanno tracciato in tempi dove era improbo narrare la realtà, però è dato certo che queste zone dell’altipiano anatolico, come oggi tremila anni fa selvagge e scontrose, hanno rappresentato un punto strategico di connessione tra est e ovest del mondo antico, e qui si sono avvicendati, nella notte dei tempi, anche Assiri, Ittiti, e tutte le popolazioni che hanno scritto la storia tra il Tigri, l’Eufrate e la Mesopotamia.
Gordion e la leggenda di Re Mida. Non è il nome di un super-eroe di qualche moderna saga fumettistica, bensì la capitale di un grande regno che occupò, tra l’VIII e il IV secolo avanti Cristo, la maggior parte della regione oggi conosciuta come Turchia. Perfino Alessandro Magno fu attirato dal mito del “nodo gordiano”, probabilmente la più conosciuta tra le leggende scaturite da questi luoghi. Gordion, fondatore della città e della dinastia dei Frigi, aveva fatto costruire un grande nodo di corde nella piazza principale, sfidando chiunque a scioglierlo e offrendo, a chi fosse riuscito nell’impresa, addirittura il governo del regno. Questa sfida, divenuta leggendaria tra tutte le popolazioni del Medio Oriente, non trovò alcun vincitore per secoli, fin quando il grande condottiero macedone, con assoluto pragmatismo, invece di perdere tempo a tentare di risolvere il rebus del nodo si limitò a tagliarlo in due con la sua spada, e questo, secondo le saghe narrate successivamente dagli aedi, gli aprì la strada verso la conquista dell’impero persiano.
Ma un’altra leggenda, forse ancora più radicata nella cultura antica, racconta di un re capace di trasformare, col semplice tocco delle sue mani, qualunque cosa in oro: Mida. Si racconta che il sovrano frigio avesse due grandi orecchie di asino, tenute nascoste sotto quello che diventerà un simbolo eterno, il caratteristico copricapo che tre millenni più tardi i rivoluzionari francesi useranno come emblema della nascita della Prima Repubblica transalpina. Le orecchie rappresentavano la punizione inflitta a Mida dal dio Apollo, per aver assegnato la vittoria in una competizione musicale al fauno Pan invece che al dio stesso… ma l’astuto monarca aveva a sua volta imprigionato, dopo averlo fatto ubriacare, uno dei satiri del dio Dioniso, il quale in cambio della libertà regalò a Mida il leggendario “tocco d’oro”. Nei racconti storici, invece, al re frigio di attribuisce la fondazione della città di Ankyra, oggi capitale della Turchia.
Il culto di Cybele. Il grande rispetto nutrito dai Frigi per la Natura e i suoi fenomeni – sicuramente derivato dalla forza selvatica e primordiale posseduta da queste terre – diede vita ad un culto religioso che nella Natura aveva il suo fulcro vitale: Cybele, la Grande Dea Madre rappresentata dalla terra, simbolo di vitalità e fertilità, custode e protettrice degli ambienti naturali più oscuri e irraggiungibili come grotte e cime delle montagne, ma anche degli animali, in particolare i leoni e le api. Il suo culto resisterà per tutta l’epoca antica, entrando con un posto di primaria importanza anche nella cosmogonia greca e romana, in cui la dea viene rappresentata con sembianze umane femminili e indossa un alto copricapo cilindrico e un velo che le copre il corpo. In realtà, molto probabilmente la devozione a Cybele risale a molti secoli prima, perchè in queste regioni sono state trovate numerose statuette votive, alcune risalenti addirittura al 6000 a.C., che rappresentano figure femminili accompagnate da grandi felini – leopardi e pantere – nell’atto di partorire un bambino. Da questi culti ancestrali derivano probabilmente anche le figure mitologiche di Rea, divenuta Rhea madre delle divinità dell’Olimpo per i Cretesi, e Gaia per le popolazioni elleniche.
La civiltà delle rocce. Sicuramente la morfologia del territorio e delle muraglie naturali di pietra – facilmente lavorabili – ha dato vita ad architetture suggestive che hanno trasformato intere pareti rocciose in veri e propri “condomini” ante litteram, ma anche in monasteri e fortezze, i quali hanno resistito fino in epoca storica. Influenzati dalle grandi civiltà occidentali dei Balcani e della Grecia, i Frigi costruirono anche grandi città fortificate, imponenti edifici e grandi tombe monumentali. Oggi sono oltre 100 i tumuli censiti, tra cui spicca la “Tomba di Mida”. Su un pavimento in mosaico veniva eretta una grande camera funeraria in tronchi massicci di cedro, fino a costruire una “casa” in seguito totalmente ricoperta da terra, argilla e pietre, formando vere e proprie colline. La più grande, attribuita a Mida, è alta oltre 50 metri con un diametro a terra di più di 300 metri; portata alla luce qualche decennio fa, con uno scavo orizzontale che ha raggiunto la camera funeraria, rappresenta la più antica costruzione in legno tuttora integra nella storia dell’umanità, con un’età di quasi 3000 anni ! Qualche archeologo ha definito l’architettura frigia come l’anello di congiunzione tra le piramidi egiziane, di cui i tumuli frigi ricordano la sagoma e la struttura, e le culture occidentali del Mediterraneo… sicuramente, osservando le “città di roccia” presenti in numerose falesie della regione, appare immediato fare dei collegamenti e similitudini con le necropoli etrusche che si trovano, perse e dimenticate nell’intrico di boschi e forre, tra Lazio e Toscana.
La musica degli dei. Ma l’arte in cui la civiltà frigia è stata determinante risulta probabilmente la musica…non a caso, Re Mida, il quale aveva appreso i segreti della melodia direttamente da Orfeo, fu chiamato come giudice nelle “sfide” che gli dei facevano tra loro e con i migliori musicisti umani. La tradizione musicale greca appare inscindibilmente connessa alla musica frigia, assimilata attraverso le colonie greche dell’Anatolia. E anche importanti strumenti musicali, come il flauto, anticamente realizzato con corna di cervo scavate all’interno, sono un’invenzione della cultura frigia.
La “Via Frigia” Rappresenta, oggi, un affascinante itinerario escursionistico, lungo oltre 500 chilometri, che attraversa un ambiente naturale straordinario per le sue caratteristiche e in gran parte ancora incontaminato. Un trekking che si snoda tra le suggestive emergenze storiche di antiche civiltà e scenografie naturali a tratti grandiose, unendo antichi sentieri attraverso valli, gole e foreste, fornito di una moderna mappatura con punti gps e un’app dedicata. Il percorso è stato realizzato con l’intento di accompagnare gli escursionisti alla scoperta dell’anima più autentica della cultura frigia, realizzando un autentico “viaggio nel tempo” attraverso formazioni geologiche surreali, monumenti rupestri, ambienti naturali primordiali, e un variegato patrimonio umano di villaggi e culture rurali che affondano le radici in epoche remote.
I tre itinerari principali partono da punti diversi ma convergono su Yazilikaya, la leggendaria città del Re Mida:
Route 1 – inizia nella cittadina di Seydiler – provincia di Afyonkarahisar – ed è caratterizzata da importanti emergenze geologiche e magnifici siti storici. Lunga 140 chilometri, si unisce alla Route 2 nella Asamainler Saklı Vall (Asmainler Hidden Valley).
Route 2 – Con 147 chilometri tracciati entro i confini della provincia di Kütahya, questo percorso segue le zone più selvatiche della regione, con profonde valli di eccezionale bellezza, attraversando 16 antichi villaggi prima di convergere sulla città di Mida.
Route 3 – sviluppato nella provincia di Eskişehir, attraversa le zone della Frigia fuori delle colline, e differisce dai primi due perchè si svolge principalmente in piano, senza dislivelli. Il percorso, lungo 219 chilometri, conduce alla capitale dell’antica Frigia, Gordion, attraversando il bacino del fiume Sakarya, gli antichi insediamenti di Han, Başara, Arslanlı, e la storica città di Pessinunte.
Su queste direttrici principali si innestano 67 sentieri escursionistici locali, che attraversano 5 città e 44 villaggi; lungo i percorsi, escursionisti e cicloturisti possono trovare accoglienza e ospitalità in caratteristiche case private.
Info: www.kulturturizm.gov.tr – www.goturkey.com – Turchia Ufficio Cultura e Informazioni,
www.turchia.it – turchia@turchia.it – tel. 06 48 71 190 –
Testo e foto Michele Dalla Palma