È da poco terminata la 106ma edizione della corsa ciclistica più amata dagli italiani, il Giro d’Italia. Partita il 6 maggio da Fossacesia (Abruzzo) e conclusasi dopo 21 tappe e 3.363,8 km percorsi, il 28 maggio l’ultima tappa con la vittoria definitiva dello sloveno Primoz Roglic (team Jumbo-Visma) si è conclusa a Roma, con la sfilata finale dei partecipanti su via dei Fori Imperiali. Anche se oggi le biciclette professionali sono di molto cambiate dalla prima edizione del 1909, come dicono gli organizzatori della mostra “IL GIRO” ospitata al Museo di Roma in Trastevere dal 24 maggio al 18 giugno 2023 e curata da Maurizio Riccardi e Giovanni Currado, «Attraverso i raggi di una bicicletta si può anche leggere il Paese». Questo ci si propone di fare con più di cento immagini inedite provenienti in grandissima parte dall’Archivio Storico Riccardi e scattate dal mitico Carletto Riccardi, recentemente scomparso sorridendo alla vita all’età di 96 anni.
Una storia d’Italia disegnata per immagini da un guitto della macchina fotografica e artista a tutto tondo, diventato pittore e scultore per passione, che per tutti era e rimarrà sempre Carletto, quel “paparazzo” che ha conosciuto e immortalato dive famose, miti del cinema e della canzone; ritratto papi, potenti della Terra, personaggi politici, del mondo economico e dello sport. Un soprannome che gli diede nel 1967 lo scrittore Ennio Flaiano durante la sceneggiatura del film “La Dolce vita” di Fellini, ricordando che Amintore Fanfani (noto politico italiano), vedendolo sempre ovunque con la macchina fotografica in mano lo aveva soprannominato “moscone”. Da qui il riferimento al pappatacio e poi al paparazzo.
Negli oltre quattro milioni di scatti custoditi nell‘Archivio Riccardi, sono immortalati gli avvenimenti più importanti avvenuti nel nostro Paese, dalla Liberazione ai nostri giorni. Un racconto per immagini che oggi trova spazio fino al 18 giugno, anche nel Museo di Roma in Trastevere, in Piazza di Sant’Egidio 1/b. Cento fotografie che raccontano dal 1909 a oggi uno spaccato dell’Italia per molti versi sconosciuto. Da quelle foto in bianco e nero e a colori di Fausto Coppi e Gino Bartali, Gimondi, Moser e Saronni fino a Marco Pantani e Vincenzo Nibali, emerge un’immagine dell’Italia postbellica che molti rimpiangono, di quando non si doveva fare la dieta per restare magri, le biciclette erano il mezzo di trasporto più usato, passione, speranza e onestà e solidarietà erano ancora valori per cui valeva la pena di superare le difficoltà.
Scatti fotografici che nell’attuale mondo tecnologico sembrano uscire dalle nebbie della storia, per ricordarci di un passato in cui la parola d’ordine era una sola: rimboccarsi le maniche. Immagini di inseguimenti e cadute, vittorie in volata e salite estenuanti, che hanno anche permesso di capire la portata sociale e l’evoluzione tecnologica di questo splendido sport. Da quando la gente si accalcava lungo le strade per vedere passare i “corridori”, o seguire alla radio la cronaca della corsa, magari discutendo con i sostenitori avversari. Ciclisti come eroi di un immaginario collettivo che con il loro sforzo davano alla gente una speranza di riscatto negli anni del dopoguerra, quando il Paese cercava di rialzarsi dagli orrori appena passati, come l’atleta dopo una caduta durante una volata o una foratura.
L’allestimento della mostra e il percorso
Si comincia dalla prima edizione del 1909 e termina con un pannello con la foto del vincitore e la premiazione a Roma dell’edizione 2023. Dagli scatti storici dei campioni delle primissime edizioni, l’excursus temporale porta fino ai nostri giorni, tra scatti sgranati dei primi trionfi alle foto in posa dei grandi protagonisti del ciclismo del dopoguerra. Vediamo un Fausto Coppi “a tu per tu” con Pio XII o il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi (dal maggio 1955 al maggio 1962) che dà il via a un Giro d’Italia.
Tra le “icone” presenti, anche la bicicletta utilizzata da Fausto Coppi nel 1945, quando alla fine della Seconda guerra mondiale ritornò alle corse grazie alla iniziativa dell’imprenditore romano Edmondo Nulli, indossando la maglia della Lazio ciclismo. A corredo dell’iniziativa, la proiezione di filmati montati con materiali provenienti dalle Teche Rai e riguardanti momenti e protagonisti di storiche edizioni del Giro d’Italia.
Il Giro d’Italia è nato nel maggio 1909 grazie alla Gazzetta dello Sport e dal 1931 fu soprannominato “la Corsa Rosa” proprio in onore del colore del giornale. L’idea fu del suo giornalista Armando Cougnet (tra l’altro organizzatore del primo Giro d’Italia), che prese spunto dalla “maglia gialla” che nel 1919 entrò nel Tour de France, con riferimento al colore delle pagine del giornale “L’Auto” (oggi L’Équipe), ancora oggi organizzatore del Tour tramite una controllata del Gruppo. La maglia rosa fu indossata per la prima volta il 10 maggio 1931 da Learco Guerra, vincitore della Milano-Mantova, prima delle 12 tappe della diciannovesima edizione del Giro. Tra i protagonisti memorabili del Giro, Gino Bartali e Fausto Coppi. Due sportivi estremamente diversi sia fisicamente che – a quanto si racconta – di idee politico/religiose: cattolico osservante il primo, laico il secondo. Due atleti che negli anni del dopoguerra hanno dato vita direttamente e indirettamente a un grosso dibattito, se non scontri verbali e non solo, tra tifoserie su chi fosse il più forte. Ma loro sì, sono stati dei veri signori d’altri tempi e, nonostante l’attribuita rivalità, sono ricordati nella memoria di quelli non più giovani, come esempio di lealtà. Specie in riferimento allo storico episodio dello scambio della borraccia con l’acqua tra Bartali e Coppi, durante una salita della tappa Bourg d’Oisans-Sestriere durante il Tour de France del 1952.
La mostra ‘IL GIRO’ è stata promossa da Roma Capitale, con il contributo dell’Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Ad organizzarla AGR srl – Agenzia di documentazione video e foto fondata da Carlo Riccardi nel 1945 e diretta dal 1992 dal figlio Maurizio – in collaborazione con l’Archivio Storico Riccardi e il supporto di Enel (partner della Maglia Rosa) e di RCS Sport & Events. Il coordinamento del progetto è di Stefano Di Traglia e il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura.
La mostra rientra nelle iniziative di comunicazione e diffusione territoriale relative all’intervento PNRR – Missione 1: Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo – C3 Turismo e cultura – 4.3 CAPUT MUNDI – linea di finanziamento: #Amanotesa – scheda n. 332 CUP J89I22001630006.
Il Museo di Roma in Trastevere si trova in piazza di Sant’Egidio 1/b, è aperto dal martedì alla domenica con orario 10-20. Chiuso il lunedì. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Per informazioni: Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9 – 19). Qui per informazioni sui biglietti
Testo/Maurizio Ceccaioni – Foto/Archivio Storico Riccardi – Foto d’apertura a sinistra Coppi nel 1955 tappa Roma-Napoli. A destra Bartali in auto nel 1968 con V. Taccone.