Pechino – Londra – Parigi – Venezia – Milano – Cinque Terre – Roma – Pechino. Si tratta di una delle innumerevoli proposte di viaggio, con piccole possibili variabili, alla scoperta del meglio dell’Europa venduto ad un numero sempre crescente di turisti cinesi, che in questo modo appagano il desiderio di conoscenza del vecchio continente, per loro l’Occidente (in quanto l’America si colloca ad Oriente) da cui provengono tanti apprezzati prodotti, dall’arte alla cucina e alla moda. Ma cosa centra l’isolato parco ligure delle Cinque Terre con le maggiori capitali europee, o con i luoghi simbolo dell’Occidente che un cinese viaggiatore non può fare a meno di conoscere, se pur di sfuggita, se vuole essere a la page, quelli da visitare almeno una volta nella vita e da potersi poi vantare di esserci stati ? All’apparenza nulla, in pratica tantissimo, perché questo lembo di Appennino ligure scosceso sul mare, con i suoi terrazzi artificiali coltivati, una rete infinita di sentieri e cinque pittoreschi borghi di pescatori dalle case coloratissime e gli stretti carrugi affacciati su microscopiche spiagge, risulta assai più conosciuto all’estero che non in Italia, fino alle lontane Usa, Giappone e Cina. E, incredibilmente, l’ 80 % del milione di visitatori stranieri all’anno – su un totale di tre – proviene proprio dalla Cina. In certi periodi per noi climaticamente di bassa, come febbraio-marzo – corrispondenti alle ferie per il capodanno cinese – i sentieri del parco si riempiono di turisti con gli occhi a mandorla, con grande gaudio per l’economia locale, tanto da dover installare cartelli in lingua mandarino ed assumere guide madrelingua.
Il parco nazionale delle Cinque Terre, istituito nel 1999 su una superficie di appena 3.868 ettari per tutelare un tratto di collina ripido, scosceso e precipite sul mar Ligure tra Levanto e La Spezia, non si colloca certo tra i più importanti e famosi, bensì tra i più piccoli e pure tra quelli maggiormente antropizzati. Da un punto di vista naturalistico a terra non offre nulla di particolare, se non qualche lembo di bosco e l’odorosa macchia mediterranea. Discorso ben diverso per l’area protetta marina, inserita nell’ampio Santuario italo-francese dei Cetacei tirrenici, creato tra Costa Azzurra, Corsica, Liguria, Toscana e Sardegna per proteggere la ricca e variegata fauna ittica locale, in particolare cetacei come delfini, balene, capodogli, balenottere e stenelle. La maggiore peculiarità di questo parco, di difficile accesso ma dove vivono – di pesca, di agricoltura e oggi soprattutto di turismo – 4 mila persone, risulta infatti di tipo ambientale e, oltre ai suoi pittoreschi borghi medioevali spesso arroccati su speroni di roccia, risulta costituito da un’incredibile susseguirsi di minuscoli terrazzi creati con immane fatica dall’uomo fin da tempi remoti, per ricavarne piccoli lembi di terreno coltivabile sui fianchi ripidi delle colline, erigendo una serie di muretti a secco, vero monumento alla fatica ed alla tenacia umana. Non a caso, ancor prima dell’istituzione del parco, l’Unesco aveva già provveduto a riconoscerlo come sito patrimonio dell’umanità proprio per la presenza di 8 mila chilometri di muretti di roccia, collegati tra di loro da una rete infinita di sentieri, luogo ideale per escursioni e trekking nel dolce clima mediterraneo, con suggestivi scorci tra montagna e mare.
Area storicamente isolata dalla geografia, e quindi anche abbastanza incontaminata, alle Cinque Terre risulta da sempre assai più facile arrivare con il treno, in barca o attraverso una rete di sentieri di ben 120 km, oggi a pagamento, che non in auto. Le strade, quando ci sono, sono strette, tortuose e tutte curve, e finiscono immancabilmente in parcheggi minuscoli, dove non c’è posto neppure per i mezzi dei residenti. Una peculiarità che, a seconda dei punti di vista, può essere considerata un pregio oppure un difetto. Considerato il successo turistico, sono evidentemente in molti a considerarla un gran pregio, soprattutto in Cina. A partire da Nord, i cinque paesi a cui si deve il nome sono: Monterosso al Mare, amato dal poeta Eugenio Montale, Vernazza, borgo fortificato del Mille arroccato su una maestosa rupe, Corniglia, perla incastonata nella scogliera, borgo romano su uno sperone raggiungibile con 377 gradini, quindi Manarola, dai colori solari delle case tra viti ed ulivi, ed infine Riomaggiore, dalle abitazioni colorate in verticale. Tutti uno diverso dall’altro, e tutti collegati da ferrovia. Il parco prosegue poi a Sud fino all’incantevole Portovenere ed all’isola Palmaria. I prodotti caratteristici e le risorse economiche sono legate alla pesca, acciughe in particolare, ed alla produzione di vini bianchi Doc, tra cui il famoso passito liquoroso autoctono Sciacchetrà; di rilievo anche limoni, miele ed olio.
Tra gli innumerevoli sentieri, quelli più famosi e frequentati sono il Sentiero Azzurro, che in 12 km e 5 ore di percorrenza collega in un continuo saliscendi i cinque borghi del parco, e poi la Via dell’Amore, nota in tutto il mondo per i suoi scorci fantastici e per il romantico nome accattivante. Lunga meno di un chilometro e con un dislivello di 30 metri, collega le due stazioni ferroviarie di Riomaggiore e Manarola; venne scavata nella roccia nel 1926-28 a picco sul mare, ed è spesso soggetta a franamenti ed a fenomeni erosivi. Al momento risulta infatti transitabile solo parzialmente. Il percorso costituisce un vero trattato di geologia, in quanto le rocce autoctone, formate da arenarie zonate, presentano un ampio campionario di tipologie di stratificazioni, corrugamenti e curiose forme di erosione marina, nonché una pregevole rassegna di piante esotiche come piante grasse, pitosfori e fichi d’India, frammiste ad essenze mediterranee come finocchio selvatico, ruta, violaciocca, euforbia, lentisco, alaterno e pino d’Aleppo, in una miscela di fragranze solcate dai voli allegri di gabbiani e balestrucci.
Anche se i cinesi consumano poco le scarpe sui sentieri, preferendo impiegare il loro poco tempo nei ristoranti, tra i negozi ed a scattare selfie lungo i romantici caruggi e le scalinate piene di fiori di questi suggestivi borghi antichi ad economia curtense, il parco incassa ogni anno qualcosa come 13 milioni di euro dalla vendita delle tessere di accesso: Ma non si tratta di un’entrata indolore. A volte il troppo successo, al di la dei benefici economici, genera problemi spesso di difficile soluzione, a cominciare da quelli di un traffico ingestibile, come ben sanno città come Venezia o Roma o località come Capri, troppo spesso soffocate da turisti invadenti e maleducati. E 3 milioni di turisti per un’area che dispone in tutto di appena 3 mila posti letto, pesano quanto su Roma peserebbero un paio di miliardi di visitatori. Ovvio che le strutture arrivino spesso al collasso, con un turismo sempre più mordi e fuggi, concentrato per giunta in spazi ristretti. Alcune categorie, come albergatori, ristoranti e commercianti, si fregano le mani, ma amministratori, residenti e parco non possono non porsi il problema. Si arriva così ad ipotizzare un “numero chiuso” di difficile soluzione, con il rischio implicito di strozzare però la gallina dalle uova d’oro. Perché i turisti, ed i cinesi in particolare, sono rumorosi, ciarlieri e fracassoni, spesso invadenti e poi sputano per terra e fanno un uso improprio del bidet, ma spendono anche a piene mani con carte oro e platino. Una vera manna per un’area con scarse risorse alternative.
Ma perché un cinese in visita in Europa deve passare per forza, come tappa imprescindibile, da quest’angolo di Liguria meridionale un po’ fuori dal mondo, assai più di tutti gli altri stranieri ? Perché è di moda, verrebbe da rispondere d’acchito, e sappiamo tutti quanto pesino le mode, sempre ed dovunque. Ma anche le mode, un po’ come le leggende, hanno di solito un punto di partenza. L’inizio per le Cinque Terre fu una decina di anni or sono, quando a qualcuno venne la brillante e lungimirante idea di proporre un gemellaggio alla Cina, sulla base del fatto che entrambi possedevano muri tanto importanti da essere riconosciuti dall’Unesco come patrimonio inalienabile dell’umanità, i primi 8 mila chilometri di muretti a secco, i secondi gli 8.800 km della Grande Muraglia. E anche l’antichità, più o meno, coincide.
I gemellaggi, si sa, implicano scambi di delegazioni, visite, partecipazione reciproca ad eventi, fiere e manifestazioni, e da cosa nasce cosa, tanto che nel paese del sol levante l’Appennino ligure è diventato più famoso e desiderato di tante ben più importanti località. Se questa storia fosse vera, a quel genio del marketing a basso costo (non per nulla siamo in Liguria) dovrebbero elevare un monumento a peritura gratitudine, tra i sentieri e i muretti delle Cinque Terre.
Testo/Giulio Badini – Foto Google Immagini