E’ il secondo sito archeologico più visitato d’Italia, ma per la drammaticità della sua vicenda forse il più noto al mondo: la storia della città di Pompei ebbe origine nel IX secolo a.C. e terminò bruscamente nel 79 d.C., quando una colossale eruzione del Vesuvio ricoprì la città sotto una coltre di ceneri e lapilli alta circa sei metri. La sua riscoperta e i relativi scavi, iniziati nel 1748 hanno riportato alla luce un sito archeologico unico al mondo che nel 1997 è entrato con pieno merito a far parte della lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO. La vastissima area urbana dell’antica Pompei richiede una visita accurata, ma è difficile in una sola giornata rendersi conto di tutto, viste anche le distanze da percorrere.
Villa dei Misteri. Nonostante la stanchezza per una visita impegnativa, non si dovrebbe però ignorare la deviazione un po’ ai margini dell’area urbana per andare ad esplorare la Villa dei Misteri, riaperta da poco alle visite: si tratta di un complesso suburbano rustico-residenziale di epoca romana che si trova qualche centinaio di metri fuori dalle mura nord dell’antica città di Pompei. Portata alla luce per la prima volta nel 1909-191, quest’area fu edificata nel II secolo a.C., ma ricevette la sua forma attuale negli anni 80-70 a.C., periodo al quale risale anche il famoso fregio dei misteri da cui prende il nome. Il massimo splendore della Villa giunse più tardi in età augustea, quando fu notevolmente ampliata ed abbellita. Adibito probabilmente a casa di vacanze, dotato di ampie sale e giardini pensili in posizione panoramica a pochi passi dal mare, cadde in rovina a causa del terremoto del 62 d.C. Fu trasformata allora in villa rustica di campagna con l’aggiunta di diversi ambienti ed attrezzi agricoli: la villa comprende anche un quartiere destinato alla produzione del vino con un torchio ligneo ricostruito. La spettacolare sala dei misteri (foto d’apertura) si trova nella parte residenziale dell’edificio che guarda il mare: è una delle opere pittoriche meglio conservate di tutta l’antichità, opera di un ignoto artista del luogo. Il grande affresco continuo che copre le tre pareti della stanza del triclinio raffigura un rito misterico, riservato cioè ai devoti di questo culto. La scena è legata a Dioniso che appare sulla parete centrale insieme ad Arianna, sua sposa. Sulle pareti laterali figure femminili, fauni, menadi e figure alate sono impegnate in diverse attività rituali ben riconoscibili. Oltre alla danza e alla libagione del vino legate al culto dionisiaco, è rappresentata e visibile la flagellazione rituale di una fanciulla appoggiata sulle ginocchia di una donna seduta nell’angolo in fondo a destra. Anche gli altri ambienti della villa custodiscono ben conservati esempi di decorazione parietale con raffigurazioni di architetture e di ispirazione egiziana.
Oplontis. Usciti dal sito archeologico a Porta Marina a pochi passi dalla stazione della ferrovia circumvesuviana che collega Pompei con la stazione Centrale di Napoli, chi ha ancora un po’ tempo dopo pochi minuti di treno in direzione di Napoli può scendere a Torre Annunziata e raggiungere gli scavi di Oplontis. Tra le località archeologiche vesuviane seppellite dall’eruzione del Vesuvio questa offre le significative testimonianze monumentali di un centro urbano di periferia ubicato tra Pompei ed Ercolano. Qui è aperta al pubblico soltanto la visita del monumentale edificio chiamato Villa di Poppea, un grandioso e lussuoso complesso residenziale non ancora interamente riportato alla luce, che risale alla metà del I secolo a.C., ampliato poi nella prima età imperiale. Anticamente la villa era affacciata a picco sul mare in posizione panoramica ed era dotata di splendide decorazioni di cui si conservano testimonianze che val veramente la pena di vedere. La villa appartenne forse a Poppaea Sabina, seconda moglie dell’imperatore Nerone, o alla sua famiglia, in base alla testimonianza di un’iscrizione dipinta su un’anfora menzionante Sucundus, un suo schiavo o un suo liberto. Il vasto complesso presenta un’organizzazione degli spazi fondata su assi prospettici, simmetrie e sfondi di giardini tutti ornati di statue e fontane. La parte più antica si sviluppa attorno all’atrio con magnifiche pitture e comprende ambienti per il riposo, il pranzo e il soggiorno decorati e illuminati da finestre aperte sul giardino prospiciente il mare. La villa era provvista anche di un complesso termale privato, riscaldato dalla cucina, in seguito trasformato in un’area di soggiorno.
Attorno alla metà del I secolo d.C.la costruzione si ampliò verso est con l’aggiunta di una enorme piscina di 61×17 metri, oggi trasformata in un verde prato, lungo la quale si dispongono le stanze da pranzo, il soggiorno, gli alloggi per gli ospiti e piccoli giardini d’inverno ornati da notevoli pitture. Al momento dell’eruzione del Vesuvio probabilmente la villa era in gran parte disabitata a causa di lavori in corso, forse avviati a seguito di danni sismici che comportarono la rimozione di molti elementi architettonici e decorativi.
Alloggiare a Napoli. Chi alloggia in albergo e cerca una scelta di qualità, non trova strutture adeguate né a Pompei, né a Torre Annunziata e di necessità deve dormire a Napoli, dove l’offerta alberghiera non manca in tutte le categorie: le distanze e i collegamenti non sono certo un problema. Anche se la scelta più scontata per chi vuol fare un’escursione a Pompei sono i numerosi alberghi che si trovano intorno alla stazione Centrale in Piazza Garibaldi, si può trovare un cinque stelle in posizione comoda nel quartiere di Fuorigrotta presso la stazione di Piazza Leopardi collegata direttamente con Torre Annunziata da treni metropolitani delle Ferrovie dello Statio senza cambi e con buona frequenza di passaggio.
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Info:
www.pompeiisites.org
www.lhphotels.com
Testo/ Leonardo Felician – Foto/ Cynthia Beccari