Quanti amano viaggiare informati sanno che esistono svariati tipi di guide turistiche, ognuna con proprie caratteristiche specifiche: sintetiche ed essenziali, oppure approfondite e dettagliate, tascabili e non, più pratiche oppure più descrittive, con foto o senza, più attente ai monumenti ed all’arte oppure alla situazione politica e sociale, e l’elenco potrebbe proseguire a luogo. Qualcuno prudente, per non farsi trovare mai impreparato, parte addirittura con più guide in valigia. E poi dipende dalla destinazione: su Francia o Usa si trova di tutto e di più ovunque, su Mauritania o Bangladesh molto meno. Ma se volete andare sul sicuro con un’unica guida, dove trovare davvero un po’ di tutto, e soprattutto essere sicuri di trovare quella data destinazione, qualsiasi essa sia (magari non in italiano, ma in inglese), allora cercate (in libreria oppure on line) il catalogo della Lonely Planet: negli oltre 350 titoli pubblicati ci troverete davvero tutto il mondo. Non a caso si tratta della maggiore casa editrice di guide turistiche a livello internazionale, con edizioni-traduzioni un po’ in tutte le lingue del mondo, fondata in Australia nel 1972 da una coppia di giramondo (lui ingegnere) dopo un loro lungo viaggio tra Europa ed Asia. Non avendo trovato durante il percorso una guida soddisfacente, al rientro pensarono di stamparne una propria, un giusto equilibrio tra descrizioni e suggerimenti per un viaggio fai da te; il volume Across Asia on the cheap di Maureen e Tony Wheeler fu un vero successo – 8 mila copie vendute in tre mesi – e aprì una strada assolutamente inaspettata: centinaia di giovanissimi autori sguinzagliati in tutti gli angoli del pianeta a vedere e scrivere per noi, poi centinaia di guide tradotte in tutte le lingue (in Italia dalla torinese EDT), con continui aggiornamenti: era nata una nuova comunità editoriale, una potenza mondiale che affianca alle guide, frasari, cartine, testi di letteratura di viaggio, saggi generici e monografici in cartaceo ed ebook. Pensare che in questo momento, solo in lingua italiana, potete trovare 114 guide sull’Europa, 46 su America, 14 su Africa, 8 su Medio Oriente, 30 su Asia e 6 su Oceania. E dove non copre l’italiano, ci sono le edizioni internazionali in altre lingue.
Tra le innumerevoli benemerenze di questo editore, quasi a livello dei suoi progetti umanitari in vari continenti o i finanziamenti alle iniziative di Greenpeace, va sicuramente annoverata quella dell’annuale Best in Travel. Ogni anno in autunno l’EDT manda in libreria un volume, ormai diventato una attesa Bibbia per i grandi viaggiatori, dove redattori, autori, collaboratori e lettori delle guide in tutto il mondo suggeriscono le destinazioni da non perdere nell’anno successivo, per una serie di svariate ragioni (celebrazioni, avvenimenti particolari, tendenze, mode del momento o quant’altro). Ora, considerando le competenze specifiche e le conoscenze geografiche di chi suggerisce tali mete, il più delle volte risultano proprio centrate (o molto di più di tante graduatorie farlocche che incontriamo sul nostro cammino). Il meglio, con ampio contorno di descrizioni, suggerimenti e immagini accattivanti, viene ripartito in tre diverse categorie, anzi in quattro: per nazioni, per regioni e per città, con un’appendice dedicata alle mete più economiche e convenienti, onde consentire di viaggiare anche a quanti non vantano pingui conti in banca, il tutto con dieci località ciascuna.
A guidare la classifica per nazioni è il Cile, paese lungo e stretto affacciato sul Pacifico e separato dalla catena delle Ande da tutto il resto del Sud America e del mondo, il quale conta la più nutrita colonia di europei e la natura più affascinante del continente, che nel 2018 celebrerà i 200 anni di indipendenza. Da non perdere anche la Corea del Sud, vero concentrato di modernità asiatica con un sacco di innovazioni tecnologiche (tipo i treni ad alta velocità), dove nel 2018 si celebreranno le Olimpiadi invernali, quindi il Portogallo prima meta europea, non più come un tempo la Cenerentola iberica ma oggi scelto da parecchi pensionati italiani come nuova patria per il clima dolce, la gustosa ed economica cucina e il regime fiscale favorevole, e poi Gibuti sul mar Rosso, il punto più basso dell’Africa, tra deserti vulcanici, cristalli di sale e immersioni tra gli squali balena, e la Nuova Zelanda, terra dell’avventura per eccellenza, immersi in scenari selvaggi. A seguire Malta, prossima capitale europea della cultura, con le sue fortificazioni rinascimentali, i monumenti megalitici preistorici, le spiagge dorate e 300 giorni di sole, la Georgia, ultimo baluardo europeo sul Caucaso e patria del vino, Mauritius, arcipelago balneare che nel 2018 festeggia mezzo secolo di indipendenza, quindi Cina, troppo vasta per essere descritta (e forse anche per visitarla tutta) e Sudafrica, paese dai molti fascini e parecchie contraddizioni.
Le regioni ed i comprensori omogenei aprono la graduatoria con Belfast e la Causeway Coast, nell’Irlanda del Nord: le violenze etniche e religiose di un tempo sono diventate un ricordo sbiadito e le strade di Belfast oggi sono quartieri trendy, mentre lungo la costa settentrionale ci si diverte giocando a golf e bevendo whiskey, tra le rocce più famose del mondo. Al secondo posto l’Alaska, terra ideale per gli appassionati dell’avventura nordica, ora più facile da raggiungere con i nuovi voli, e poi a due passi da casa nostra le Alpi Giulie slovene, il tratto alpino meno battuto in assoluto ma spettacolare, tra il lago di Bled e il parco nazionale del Triglav, l’unico parco che tutti gli sloveni debbono avere scalato, quindi nel sud della Francia la regione storica di Languedoc-Roussillon, stesso paesaggio (mare, spiagge, villaggi, vigneti) ma meno famoso delle confinanti Provenza e Costa Azzurra. A seguire la Penisola di Kii nel sud del Giappone tra santuari scintoisti, templi buddisti, scenari naturali e sorgenti termali, le siciliane Isole Eolie, paradiso dello slow travel tra vulcani e spiagge dalla sabbia nera, il Sud degli Usa, che il prossimo anno celebrerà a Memphis e New Orleans il 50° dalla morte di Martin Luther King, poi Lahaul e Spiti in India, montagne irreali, deserti d’alta quota, paesaggi, villaggi e monasteri nelle alte vallate himalayane oltre Keylong, e per finire la brasiliana Bahia, l’anima africana del Brasile, e Los Haitises nella Repubblica Dominicana.
E’ Siviglia, capitale dell’Andalusia spagnola in notevole espansione, dove si mischiano e si armonizzano edifici arabi e barocchi, ad aprire la classifica delle città da visitare nel prossimo anno, in occasione delle celebrazioni per il 400° anniversario della nascita del pittore barocco Murillo, quindi Detroit negli Usa, un tempo capitale dell’auto e fabbrica a cielo aperto, oggi diventata una metropoli vivibile e moderna dopo aver superato una cresi epocale di trasformazione, e poi Camberra, capitale dell’Australia schiacciata in notorietà dalla vicina Sydney, ma non meno ricca di attrattive. A seguire Amburgo in Germania, la cui sala concerti inaugurata al porto è costata qualcosa come 790 milioni di euro, Kaohsiung a Taiwan, città emergente dell’isola di Formosa con infinite novità, Anversa in Belgio, un tempo città commerciale più grande d’Europa, oggi capitale non ufficiale delle Fiandre, la quale l’anno prossimo celebrerà il suo più noto esponente, il pittore Rubens e il secolo d’oro barocco, quindi Matera in Basilicata, una delle città più antiche d’Italia grazie alle costruzioni scavate nella roccia dei Sassi, che nel 2019 sarà capitale della cultura europea. Per concludere con San Juan di Portorico, dove il passato coloniale si fonde con la modernità urbana e l’esuberante vita notturna, l’originale messicana Guanajuato, nell’altopiano centrale, scavata al fondo di un canyon con una grande miniera d’argento, e poi Oslo in Norvegia, da sempre in competizione con le altre capitali nordiche, dove il prossimo anno la coppia reale festeggerà il mezzo secolo di matrimonio.
Ultima classifica di Best in Travel 2018 quella relativa alle destinazioni più convenienti e risparmiose, adatte a tutte le tasche, aperta da Tallin in Estonia, città tecnologica e in rapida trasformazione sul Baltico con il miglior rapporto qualità-prezzo, dove si può mangiare con due soldi in uno dei tanti food track, seguita da Lanzarote nelle Isole Canarie spagnole, dotata di ottime strutture ricettive a costi ragionevoli, e poi dall’Arizona negli Usa, terra di spettacolari siti naturali (non c’è solo il Grand Canyon) dove nei mesi di bassa stagione tra motel, campeggi e trekking si può spendere abbastanza poco.
Ancora economici Lapaz in Bolivia, la capitale più alta del mondo a 3.660 m di altezza, e anche una delle meno costose: se si mangia nei mercati e ci si sposta a piedi o in bici si riesce anche a spendere meno di 25 euro al giorno, così come anche in Polonia, dove treni, autobus, cibo e birra costano poco, e da vedere non c’è soltanto Cracovia, ma anche località meno note come Lublino, Torcin e Tarnow, le montagne di Zakopane e i bisonti del parco nazionale di Bielowicza, gli unici dell’Eurasia. Ancora economicamente abbordabile in Marocco Essaouira, sulla costa atlantica di Marrakesh, luogo d’incanto dove il tempo sembra essersi fermato, con riad a buon mercato e ottimi pranzi di pesce appena pescato a cifre ragionevoli. Il Regno Unito, dopo la Brexit, accoglie con una sterlina incredibilmente bassa, tanto da rendere conveniente una destinazione prima tra le più care; e se poi non si va a Londra, ma si punta su destinazioni minori come Devon, Cornovaglia, o città come Bath, York e Ediburgo, il gioco è fatto. Altrettanto risparmiosa la Baja California messicana, soprattutto per chi scende dal Nord statunitense, la penisola più lunga al mondo (1200 km) nelle cui acque svernano le balene. A chiudere Jacksonville in Florida (Usa) con 35 km di spiaggia, ben più economica di Miami, e l’Hunan in Cina, patria di Mao Zedung, a prezzi più vantaggiosi rispetto a tante altre megalopoli del paese.
Info: Best in Travel 2018, Lonely Planet – EDT, 218 pp., € 14,50
ByTerreIncognite– Foto/Lonely Planet – EDT