La domanda era da tempo nell’aria tra gli addetti ai lavori: fanno più passeggeri le low cost, con i loro servizi essenziali e le tariffe basse, oppure le compagnie aeree tradizionali, accreditate di una miglior organizzazione e una maggiore sicurezza ? In passato non c’era storia, poi con la crisi generale ha trionfato il risparmio, tanto che tutti per sopravvivere hanno dovuto abbassare i prezzi. Ed oggi per la prima volta in Italia l’Enac – l’ente di vigilanza sull’aviazione civile – certifica nel 2017 il sorpasso ufficiale delle prime sulle seconde: esse hanno infatti conquistato uno share di mercato superiore al 50 %, un risultato difficilmente invertibile a breve, trattandosi di una tendenza generalizzata. Nello scorso anno in Italia le low cost sono cresciute infatti complessivamente del 9,3 % sul 2016, con 88 milioni 820.337 passeggeri, mentre i vettori di linea sono cresciuti solo del 3,28 % – poco più di un terzo – per un totale di 85 milioni 807.904.
Per quanto riguarda il traffico internazionale registrato in Italia nel 2017, al primo posto troviamo Ryanair con 25.168.000 passeggeri, seguita da easyJet con 13.697.000, e infine da Alitalia con 9.614.000. Situazione totalmente invertita invece per quanto riguarda il traffico nazionale o domestico: al primo posto Alitalia con 12.151.000 passeggeri, tallonata da Ryanair con 11.104.000 e, con notevole distacco, da easyJet con 2.828.000. Il totale dei passeggeri registrati dagli aeroporti italiani in quell’anno è stato di 174.628.241, con una crescita del 6,2 % sul 2016. A livello di aeroporti i tre più frequentati sono stati, nell’ordine, Roma Fiumicino, Milano Malpensa e Bergamo Orio al Serio.
Per quanto riguarda Alitalia, data per spacciata lo scorso anno e senza alcuna prospettiva, la cura dei tre manager a cui è stata affidata ha quasi fatto, incredibilmente, miracoli, tanto che non risulta più pellegrina l’idea di salvare la compagnia per mantenerla integra ed attiva sul mercato. Nel primo semestre di quest’anno ha fatto registrare un + 6 % di passeggeri, addirittura un + 7 nel lungo raggio, quello economicamente più redditizio. Infatti a questo punto si impone una considerazione per nulla secondaria: Ryanair, regina delle low cost, registra un numero totale di passeggeri ben 5 volte superiore a quello di Alitalia, ma il fatturato complessivo risulta solo il doppio; a livello di utili c’è qualcosa che non quadra.
Intatto la nostra compagnia di bandiera, in attesa delle decisioni in merito del nuovo governo, guarda al futuro per la prima volta nella sua lunga e travagliata storia con ottimismo: sta progettando l’istituzione di una scuola internazionale di volo per piloti, ha appena inaugurato Casa Alitalia all’aeroporto di Fiumicino e una nuova lounge a New York, mentre mantiene l’onorevole titolo di prima compagnia per puntualità in Europa, seconda nel mondo. Consentite una considerazione: premesso che l’attuale vertice della compagnia risulta costituito da tre persone non specializzate nel trasporto aereo, ma da semplici gestori di aziende, e considerato che per decenni Alitalia ha accumulato voragini di debiti, dobbiamo concludere che bastava affidarsi ad amministratori onesti e capaci per mantenersi a galla, e guadagnarci pure. Elementare Watson, elementare.
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