La penisola dello Yucatan, estrema propaggine meridionale del Messico protesa a separare il golfo del Messico dal mar dei Carabi, costituisce da tempo la principale meta turistica del paese grazie alla contemporanea presenza di qualificati insediamenti balneari sulle sue magnifiche spiagge, come Cancun e Playa del Carmen, e ad alcuni tra i più significativi siti archeologici mesoamericani, appartenenti in particolare alla cultura maya, come Palenque, Uxmal, Chichen Itzà e Tulum. Quella maya è una civiltà di grande fascino per l’estensione dei suoi agglomerati urbani, per la grandiosità dei suoi monumenti, la raffinatezza dei suoi gioielli, la crudeltà dei suoi riti e il mistero legato al suo improvviso dissolvimento. Una civiltà anche di enormi contraddizioni, che dette vita ad imponenti agglomerati urbani ma non seppe mai creare uno stato unitario, che arrivò prima di noi a suddividere l’anno in 365 giorni ed a prevedere le eclissi ma non conosceva la ruota, che sapeva tanto di matematica e di astronomia ma era incapace di forgiare i metalli, che costruiva strade, canali e fognature ma non usava animali da soma. I turisti frettolosi e accaldati che si stipano nelle località più celebri ignorano che lo Yucatan, e in particolare la regione montuosa del Chiapas che ne costituisce la base celano, nascosti tra l’esuberante vegetazione tropicale e in luoghi spesso difficili da raggiungere, centinaia di altri tesori maya, spesso malnoti e non ancora scavati ma non di minore importanza, la cui visita assume il fascino delle scoperte ottocentesche. Ma la magia del Chipas discende anche dalla natura e dal paesaggio, spesso incontaminati e di grande fascino, nonché dai suoi abitanti originari, quegli indios discendenti dagli antichi maya che al dissolversi della loro civiltà trovarono rifugio negli angoli più nascosti, mantenendo intatti lingua, cultura e tradizioni, che nemmeno i conquistadores spagnoli riuscirono ad annientare.
In contemporanea a quella maya, e poco più a nord nel Messico continentale, si sviluppò un’altra delle grandi civiltà preispaniche del Mesoamerica, quella degli Aztechi, formata da una serie di città-stato in perenne conflitto l’una con l’altra, sempre a caccia di schiavi e di nuovi tributi, un popolo feroce famoso per i suoi sacrifici umani al dio Sole e per il cannibalismo dal complicato politeismo, rigidamente ripartito in classi sociali, ma capace di garantire a tutti un pezzo di terra per sfamarsi e un’istruzione a tutti i giovani, cosa che non avveniva in occidente. Possedevano una cultura raffinata basata su canti, poesie e teatro, gioco della pelota, una produzione di qualità soprattutto per ceramica, tessile e oreficeria, credevano in una vita ultraterrena e avevano ampie conoscenze astronomiche e matematiche, ma un’incredibile povertà tecnologica: non conoscevano i metalli, la ruota e l’impiego di animali da soma, le loro armi era bastoni e fragili pietre di ossidiana, l’esercito era numeroso ma disorganizzato e, soprattutto, non possedeva armi da fuoco né artiglieria; non a caso milioni di persone furono annientate da un numero insignificante di conquistadores ben addestrati ed equipaggiati.
La maggior città del Messico precolombiano e capitale dell’impero azteco era Tehotihuacan, oggi inglobata in Mexico City, capitale moderna a 2.250 m di altezza, piena di eleganti ed imponenti monumenti antichi a cominciare dallo Zocalo, seconda piazza per grandezza al mondo; da non perdere la Cattedrale neoclassica, il Tempio Mayor, il santuario di Nuestra Senora de Guadalupe, patrona del paese, e poi le piramidi del Sole e della Luna (la prima terza per dimensioni al mondo), il palazzo del Giaguaro e la piramide del Quetzalcoatl. Si parte quindi per la visita del centro cerimoniale di Cholula, una delle più antiche città del Messico, passando per la regione montuosa dei vulcani fino a Puebla, bella cittadina dall’architettura coloniale celebre per la ceramica policroma, Monte Alban, città fondata nel 500 a.C. dagli Zapotechi e con la più antica testimonianza di scrittura messicana, e poi Oaxaca, altra città coloniale. In volo ci si trasferisce a Tuxtla per esplorare l’impressionante Canyon del Sumidero e raggiungere in Chiapas San Cristobal de las Casas, bella cittadina coloniale a 2100 m piena di chiese e monasteri. Siamo nell’intrico delle foreste della penisola calcarea e carsica dello Yucatan, terra della civiltà maya. Si parte dalla visita del grande complesso archeologico e monumentale di Palenque, rimasto celato dalla vegetazione fino al 1773, che vide il suo massimo sviluppo urbanistico nel VII sec., e si tocca il sito maya poco noto di Kabah e poi Uxmal, la città più importante dello Yucatan durante il tardo periodo classico (600-900 d.C.), dove non perdere la visita alla Piramide dell’Indovino alta 39 m. Dopo la graziosa cittadina coloniale di Merida, si conclude il tour a Chichen Itza, uno dei siti archeologici più importanti del Mesoamerica e uno dei più famosi del mondo maya, fondata nel 432 e ricostruita dai Toltechi nel 987; la sua stupenda piramide detta Il Castillo non è altro che il calendario maya costruito in pietra.
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