Per gli appassionati delle mete ignote non ancora turistizzate (c’è chi ama viaggiare in luoghi sconosciuti, per poter dire: io ci sono stato !) si apre in Europa – forse come ultima possibilità – una nuova destinazione: si tratta della Moldavia (anche detta Moldova o Moldovia) e già questa molteplicità di nomi non aiuta certo a fare chiarezza. La Moldavia, grande un decimo dell’Italia, occupa una striscia di terra nell’Est europeo larga 250 km e lunga 350, dove si alternano fertili pianure coltivate e basse colline ricoperte da vigneti, pascoli e foreste, schiacciata tra Romania ad ovest ed Ucraina ad est, senza sbocchi a mare. Trattandosi di una terra di passaggio obbligato tra Europa centrale ed orientale, nonché tra Europa settentrionale e bacino del mar Nero, e anche avamposto rumeno nel mondo slavo, vanta una storia antichissima: patria di Sciti e Sarmati, di Goti e di Daci nemici ed alleati dei Romani, fu poi invasa da Goti, Unni, Avari ed Ungari; storicamente contesa tra Romania e Russia, dal 1400 al 1812 fu dominio ottomano, poi russo e quindi sovietico fino all’indipendenza conquistata nel 1991, ma le tensioni politiche intestine perdurano tuttora, complicate da problemi economici, etnici e linguistici, con territori apertamente separatisti.
Si tratta di una delle nazioni più piccole e più povere del continente, con un’economia basata su un’agricoltura piuttosto arretrata, dove ad eccellere risulta soltanto la produzione vinicola, fino ad oggi ignorata come meta turistica e sconosciuta in occidente (abbiamo avuto difficoltà a trovare informazioni e foto), se non agli industriali nostrani, i quali tendono a delocalizzarvi le loro aziende per i bassi costi dei salari e dei livelli fiscali. Non a caso su una popolazione di meno di 4 milioni, vanta un milione di emigrati. Situazione dovuta anche ad incomprensioni etniche e linguistiche: ad una maggioranza moldava si affiancano infatti numerose e consistenti minoranze, a cominciare da ucraini e russi: se nelle campagne prevalgono i primi, nelle città le proporzioni si equivalgono; lingue ufficiali sono il moldavo, di ceppo neolatino, e il russo, il primo scritto in passato in cirillico e oggi con l’alfabeto latino. Univoca invece la religione, cristiana ortodossa. Il clima si presenta decisamente continentale, attenuato dalla vicinanza con il mar Nero.
Cosa può esserci di interessante dal punto di vista turistico in questo paese ignoto, con strutture ricettive non proprio all’avanguardia (prevalgono ancora i massicci e grigi albergoni sovietici, alquanto lisi), seppure a due sole ore di volo dai principali aeroporti italiani ? Ci sono ovviamente monumenti ed attrattive, come ovunque, di cui parleremo dopo, ma non dovrebbe essere questa la molla principale. Per un viaggio in Moldavia occorre partire mossi da uno spirito diverso, quello del pioniere e dell’esploratore, per andare a scoprire un angolo diverso del nostro continente, un frammento dell’antica Europa rurale di un tempo, ormai da noi cancellato, dove si vivono ritmi e tradizioni a noi sconosciuti. Da vedere c’è un paesaggio naturale intatto, bucolico e ben poco cementificato, con piccoli villaggi adagiati su placide colline, carretti trainati da animali, poche automobili, fiumi consistenti e sterminati campi di girasoli, noci e frutteti sui bordi delle strade, e poi vigneti ovunque, essendo stata per decenni la cantina dell’Urss.
Se amate vini, distillati e buona cucina genuina con poca spesa, siete capitati nel posto giusto: qui il 20 % del Pil e un terzo delle esportazioni nazionali sono rappresentate dal vino; in questa terra fertile ci sono tracce di vinificazione risalenti fino al 2800 a.C. Nonostante le sue ridotte dimensioni, risulta infatti il 22° produttore al mondo di alcolici, con ben l’ 1,9 % della superfice di vigne del pianeta. Nonostante il 95 % venga esportato, risulta la nazione dove si consuma più alcol in assoluto, ancor più dei vicini russi, con un consumo pro-capite tra i 16 ed i 20 litri di alcol puro all’anno, neonati compresi; in compenso detengono anche il primato di morti per cirrosi, incidenti e disabili, grazie al proliferare di distillerie di grappa casalinghe e clandestine.
Milestii Mici, fondata nel 1969 a 18 km dalla capitale Chisinau, si trova iscritta nel Guinnes dei primati come la cantina più vasta del mondo e con il maggior numero di bottiglie contenute: ben due milioni, stoccate in 200 km di gallerie sotterranee scavate nel calcare fino ad una profondità di 85 m, a temperatura ed umidità costanti; la più vecchia risale al 1969. La percentuale: 70 % rossi, 20 bianchi, il resto rosè, spumanti e dessert. Gli ospiti vengono accolti all’ingresso da una fontana singolare che, al posto dell’acqua, versa vino gratuitamente, mentre le cantine possono essere percorse in auto. Del tutto simile la vicina cantina di Cricova, cantina di stato, un’altra cittadella ipogea del vino con 120 km di gallerie ipogee dove sono conservate, tra l’altro, le collezioni enologiche di noti personaggi come il presidente russo Putin o la cancelliera tedesca Merkel. Purcari e Castel Mimi sono invece due chateau di fine Ottocento con una storia prestigiosa: i loro vini rifornivano le case reali europee, dallo zar alla regina d’Inghilterra. Ma cantine dove effettuare degustazioni se ne trovano un po’ ovunque, secondo un suggestivo rituale comune: al lume di candela e sulle note di musici in costume. Per quanto attiene la cucina, da non perdere alcune specialità locali: branza, formaggio di capra un po’ acido, mamaliga, polenta di mais, muschi de vaca, cotoletta di manzo e borma, involtini di cavolo con carne macinata o riso pilaf.
Tra i monumenti da visitare ci sono antichi monasteri rupestri e fortezze medievali, come Soroca e Tighina, erette a difesa del territorio tra i monti Carpazi e il Danubio. Soroca, capitale morale dei gitani stanziali, possiede una fortezza costruita dapprima in legno (1499) e poi come imponente castello in pietra (1543) dal principe Stefano il Grande; qui nel 1711 l’esercito russo fermò l’avanzata delle truppe ottomane. Capriana è il monastero ortodosso più famoso e frequentato del paese: eretto nel 1545, si apre in un pregevole contesto ambientale, tra boschi e laghi, e presenta pareti affrescate da vividi colori, miracolosamente sopravvissuti al degrado dell’epoca sovietica. Il monastero di Saharna forma invece un enorme complesso, derivato da un insediamento rupestre religioso del XIV-XV sec. e risulta frequentato soprattutto per i riti esorcistici di massa.
La maggior attrazione è però rappresentata da Orheiul Vechi, un vero museo all’aperto, luogo chiave della storia moldava e candidato a sito Unesco: si tratta di un luogo remoto e suggestivo, un’ansa rocciosa a picco su un fiume dove si aprono cavità utilizzate in tutte le epoche, a partire dalla preistoria; vanta una cittadella fortificata del XIV sec. creata da tribù nomadi mongole, e due monasteri rupestri scavati dai monaci nel XVI e XVIII sec.; il vicino villaggio tradizionale di Butuceni è stato trasformato in albergo diffuso., con belle case color pastello.
E per concludere tappa obbligata nella capitale Chisinau, ex città sovietica dallo scarso appeal ma con parecchio verde, distrutta dalla guerra e da un terremoto nel 1940, dove i grigi palazzoni sovrastano le cupole a cipolla delle chiese. Da segnalare le due maggiori manifestazioni: Dese Operà a metà giugno, il più importante festival all’aperto di musica operistica dell’ Est europeo e, naturalmente, la Festa del Vino la seconda domenica di ottobre in tutta la nazione. Tra gli operatori che vi programmano viaggi segnaliamo Adenium Travel, Azalai Travel Design, Estland e Colombia Turismo. Air Moldova, Air Italy, Fly One e Wizz Air collegano nove aeroporti italiani con Chisinau.
Info: National Inbound Tourism Association of Moldova, www.moldova.travel/it/ –
info@travelmark.it – tel. 349 21 31 565 –
www.moldovaholiday.travel/ – www.tatrabis.md – incoming@tatrabis.md –
TestoGiulio Badini – Foto/Google Immagini