Domenica 18 giugno 2017, dalle 15 fino alle 23, a Monte Donato – caratteristico borgo collinare facente parte del comune di Bologna (Quartiere Savena) all’imbocco della via dell’Appennino per Prato e Firenze, si svolgerà la tradizionale Festa nel Borgo, organizzata dal Quartiere e dall’Associazione di volontariato Selenite. Nulla di speciale, l’ennesima sagra di paese per trascorrere qualche ora in allegra compagnia e vivacizzare una località culturalmente un po’ statica, ma non è così. Monte Donato, angolo appartato della città sicuramente sconosciuto ai forestieri, rappresenta un posto speciale assai importante nella storia del progresso umano – ed in particolare per quella della città felsinea – oltre a poter vantare un primato forse unico. Il tutto grazie alla presenza di una roccia poco frequente in natura, il gesso, si proprio quello usato a scuola e in edilizia (e in diversi altri processi industriali).
La città di Bologna risulta occupata sul lato ovest, parallelo alla Via Emilia, da una serie di colline pedemontane comprese tra le vallate appenniniche del Reno e dell’Idice. In questo polmone di verde urbano sono presenti alcuni modesti affioramenti di roccia gessosa, localmente chiamata anche selenite o pietra di luna per i riflessi iridati dei suoi macro cristalli bianchi e trasparenti. Gli affioramenti di gesso ci parlano di lontani e complessi processi geografici e geologici. Circa 6 milioni di anni fa, durante l’epoca chiamata Miocene, il Mediterraneo si sollevò, impedendo alle acque dell’Atlantico di entrare più dallo stretto di Gibilterra. Quello che era stato fino ad allora un grande mare interno posizionato tra Europa, Asia ed Africa, si trasformò in una prateria secca costellata da alcuni laghi. Per l’evaporazione le acque di questi laghi divennero presto molto sature di sali, che cominciarono a depositare sul fondo sotto forma di banchi di gesso, chimicamente solfato biidrato di calcio. Il ripristino del mar Mediterraneo e successivi movimenti tettonici finirono per distribuire i banchi di gesso un po’ qua e po’ là lungo il nascente Appennino, dal Piemonte fino alla Sicilia.
Per sua natura il gesso risulta facilmente attaccabile dalle acque meteoriche, facendone una tipica roccia carsificabile come il calcare e la dolomia. Gli affioramenti attorno alla città, così come quelli contigui della vicina Romagna, presentano un forte incarsimento, con all’esterno rocce affioranti corrose con solchi verticali caratteristici, presenza di doline e valli chiuse dove le acque di torrenti spariscono sottoterra formando grotte anche di ampie dimensioni (nel Bolognese sono storicamente famose quelle del Farneto e della Spipola). Le morfologie di questi territori, unite all’influenza sul clima esercitato dalle grotte, fa delle aree carsiche un qualcosa di diverso rispetto al paesaggio circostante, con la presenza di una vegetazione particolare, e quindi anche della fauna. Le grotte del Bolognese e della Romagna sono le più grandi e le più importanti dell’Europa occidentale, tanto da essere in itinere per il riconoscimento da parte dell’Unesco come siti patrimonio dell’umanità.
Ma il gesso presenta ben altre peculiarità: se tagliato in blocchi costituisce una roccia ideale per fare da fondamenta a consistenti edifici, in quanto non assorbe l’umidità del terreno; se invece viene cotto ad appena 140 °C, triturato e mischiato con acqua si trasforma in una malta duttile, idonea per creare candide decorazioni e stucchi, ma anche da usare come cemento contro l’umidità. Due doti non da poco, a cui aggiungere il basso costo, che non sono passate inosservate ai nostri progenitori. Non a caso tutte le grandi civiltà del Mediterraneo l’hanno impiegato. Blocchi di gesso del III sec. d.C. sono stati trovati sotto la cattedrale di Notre Dame a Parigi, e malte gessose dentro la piramide di Cheope (2500 a.C.). Nella Grotta Calindri della vicina Croara il Gruppo Speleologico Bolognese – Unione Speleologica Bolognese ha scoperto un insediamento protostorico dell’età del Bronzo finale (XIII sec. a.C.), coevo cioè a quello del Farneto, contenente frammenti di scagliola gessosa usata come malta su graticci di canne: la testimonianza del più antico impiego di gesso in Italia.
Ad impiegare il materiale estratto dalle cave di Monte Donato, le più antiche in assoluto in quanto le più vicine alla città e forse il nucleo più consistente in Italia di “gessaroli”, gli addetti alla lavorazione del materiale, furono per primi i Villanoviani proto-etruschi per le tombe di Felsina, poi in maniera massiccia i Romani per tutti i monumenti pubblici di Bononia, dal teatro alla cinta muraria del II sec. lunga 2 km e alta 8 m, e poi avanti con le chiese romaniche e le torri felsinee per tutto il Medioevo fino al Rinascimento, quando per gli edifici si preferì un ‘altra pietra locale, l’arenaria. Fino ad allora Bologna possedeva in centro due mercati del gesso, trasportato in città quello in blocchi su carri trainati da buoi, e quello in polvere per malta entro sacchi e ceste da lunghe file di asini. Recentissime scoperte nelle grotte della Vena del Gesso romagnola trasformate in cave ci dimostrano che i Romani fecero largo uso dei trasparenti cristalli di gesso – il lapis specularis – come lastre di vetro nelle abitazioni. Nel Bolognese le cave di selenite hanno cessato la loro attività attorno al 1970, dopo un’aspra battagli ecologica condotta da speleologici e naturalisti contro la distruzione di un patrimonio scientifico di estremo interesse. Oggi le aree gessoso-carsiche rientrano e sono tutelate dal Parco regionale dei Gessi bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa.
Domenica 18 per la festa del Borgo dei Gessaioli, oltre a concerti di musica di vario genere – compreso folk locale – stand artigianali e stand gastronomici con specialità culinarie come le tigelle farcite e gli erbazzoni di cicoria al cartoccio, a Monte Donato ci saranno tante iniziative legate al gesso: la mostra storico-iconografica “C’era un volta Monte Donato”, una caccia al tesoro alla scoperta della selenite, una mostra fotografica e di attrezzi legati all’estrazione del gesso e, per i bambini, un laboratorio per la creazione di gessetti colorati partendo da blocchi di selenite cotta e macinata, con la premiazione dei migliori disegni. Un servizio navette collegherà la sottostante località di San Ruffillo e Via Toscana con Monte Donato. www.selenitebo.it, tel. 349 303 75 69, info@selenitebo.it
Testo/Giulio Badini- Foto/Google