La stagione invernale non arresta la frenetica attività di Venezia nel settore della cultura, dell’arte e delle mostre. In una città unica, amatissima e capace di calamitare turisti da tutto il mondo senza soluzione di continuità, la chiusura a fine novembre della Biennale e delle sue numerosissime manifestazioni collaterali che hanno aperto molti palazzi nobiliari di tutto il centro storico non lascia i visitatori senza esposizioni di rilievo che si affiancano agli spettacolari musei e monumenti che sono la meta di chi visita la città per la prima volta. Chi invece ha la fortuna di conoscere Venezia a fondo, di esserci stato più volte o di viverci vicino ama frequentare le occasioni culturali che la città offre su base temporanea, permettendo di ammirare da vicino opere di artisti lontani o di scoprire idee, culture o paesi che per molti sono destinati a rimanere soltanto un sogno: in fondo è stata la città di Marco Polo ad aprire nel ‘200 per la prima volta all’Europa l’esperienza della lontana Cina.
A Palazzo Grassi, uno degli edifici lagunari più noti, l’ultimo palazzo patrizio affacciato su Canal Grande costruito prima della capitolazione della Serenissima, va in scena fino all’8 gennaio 2023 la Mostra personale “Marlene Dumas open-end”. Non è nuovo a scelte del genere François Pinault l’imprenditore francese appassionato d’arte che decise di acquistare Palazzo Grassi per poter esporre al suo interno la collezione privata di opere d’arte contemporanee e moderne di sua proprietà dopo la modernizzazione dell’edificio affidata all’architetto giapponese Tadao Ando. A Venezia Pinault possiede anche la suggestiva struttura di Punta della Dogana anch’essa adibita a mostre temporanee. Sono gli ultimi giorni per vedere dunque le opere pittoriche di quest’artista vivente, nata nel 1953 a Città del Capo in Sudafrica e oggi residente a Amsterdam nell’ambito del programma di monografiche dedicate a noti artisti contemporanei che dal 2012 a oggi si alternano a esposizioni tematiche della Pinault Collection. La mostra intitolata “open-end” è curata da Caroline Bourgeois in collaborazione con l’autrice stessa di cui presenta oltre 100 opere tracciando un percorso incentrato sulla sua produzione pittorica con una selezione di dipinti e disegni che vanno dal 1984 a oggi e opere inedite realizzate negli ultimi anni, provenienti dalla Collezione Pinault, da musei internazionali e collezioni private. Le opere sono grandi quadri a olio su tela e piccoli schizzi a inchiostro su carta, con la maggior parte dei soggetti costituita da ritratti che rappresentano la sofferenza, l’estasi, la paura, la disperazione che toccano temi come amore e morte, questioni di genere e razziali, innocenza e colpa, violenza e tenerezza. Le immagini dalle quali l’artista trae ispirazione provengono da giornali, riviste, fotogrammi cinematografici o foto personali. All’ammezzato del palazzo la pittrice racconta il suo itinerario artistico in un film, mentre la mostra si sviluppa al primo e al secondo piano nobile per un totale di 33 sale, dove in ciascuna i dipinti sono pochi, ben distanziati e in risalto negli ampi spazi e sulle grandi pareti bianche.
Se Palazzo Grassi è da decenni sede espositiva molto nota che si affaccia su uno dei più begli angoli di Canal Grande, Palazzo Zaguri, già noto come Palazzo Pasqualini è un palazzo veneziano del XIV secolo situato in campo San Maurizio non lontano da San Marco. E’ diventato una sede espositiva suggestiva e degli ampi spazi e ospita fino a fine aprile 2023 un grande evento con numeri da record: in occasione dei cent’anni della scoperta della tomba di Tutankhamon, avvenuta nel novembre 1922, viene presentata la mostra Tutankhamon, cent’anni di misteri dedicata all’Egitto e al più emblematico dei suoi faraoni. Già visitata da oltre 40 milioni di persone nel mondo, la mostra allinea oltre 1200 reperti esposti su 3000 metri quadrati di superficie. Tre ore non bastano per visitarla: 36 stanze suddivise in cinque piani con un ricco materiale iconografico e con audioguida che approfondisce i singoli temi rendono le visite interessante per tutta la famiglia. Al piano terra alcune sale introduttive introducono le radici dell’Egitto nella più lontana preistoria. Lo scalone del palazzo dalla maestosa prospettiva porta a salire fino al sottotetto, con travi in legno a vista in un ambiente trecentesco molto suggestivo. La visita prosegue poi scendendo piano dopo piano e toccando temi diversi.
Questi spazi sotto il titolo “il fiume del tempo” sono dedicati a spiegare come vivevano gli egizi; Il piano nobile più alto, il terzo del palazzo, è dedicato alla vita, il piano nobile più basso, secondo del palazzo, spiega il complesso concetto della morte che ha sempre avuto un posto preminente in tutte le civiltà, ma in maniera particolare nella civiltà egiziana. Il primo piano mette in relazione il passaggio dalla morte alla vita secondo i complessi rituali di imbalsamazione e sepoltura vigenti all’epoca dei faraoni. Due sale con stazioni multimediali ben attrezzate permettono di esplorare senza fare la fila con casco in realtà virtuale il momento più emozionante dell’avventura di Howart Carter, lo scopritore della tomba di Tutankhamon: il ritrovamento e la successiva apertura di questa tomba di incredibile ricchezza.
La mostra aperta normalmente dalle 11 alle 18, dalle 10 alle 19 il sabato, domenica e festivi, è organizzata da Italmostre. I reperti estremamente ben realizzati da artigiani egiziani su commessa della Horus Ltd. sono in prevalenza grandi copie degli originali che non hanno più il permesso di uscire dall’Egitto. Molto adatta anche alle famiglie con bambini per far appassionare i giovani alla civiltà egizia, con un racconto reso comprensibile e pieno di curiosità dal linguaggio semplice e immediato delle audioguide e dall’ampio materiale iconografico bilingue, in italiano e inglese, la mostra diventa l’occasione per conoscere una delle più grandi scoperte dell’archeologia di tutti i tempi per chi non può recarsi al museo del Cairo o nei più importanti musei europei, a Berlino, Londra, Parigi e Torino, dove si può entrare in contatto con la cultura egiziana e con la sua arte. Il percorso di questa mostra, curata da esperti egittologi di fama internazionale coordinati dal prof. Maurizio Damiano, comunque si propone anche di divulgare insieme all’arte anche la storia e la cultura egizia, scoprendo inediti misteri e aneddoti sul più famoso dei faraoni.
Una mostra permanente e inusuale a Venezia si trova infine in un luogo davvero inusuale: dentro l’ospedale civile della città, che aderisce all’associazione culturale ospedali storici italiani, un itinerario storico-culturale tra prestigiose strutture italiane che hanno segnato la vita del Paese. È una realtà nuova che raccorda diversi ospedali storici monumentali, autentici giacimenti culturali poco noti e attivi nell’evoluzione culturale e sociale sia dell’assistenza che della cura. In questa cornice, l’ospedale di san Giovanni e Paolo, o san Zanipolo come chiamato dai locali, dell’USL 3 di Venezia si presenta quanto più diverso si possa immaginare dal classico edificio di cura: solo una città unica come Venezia può effettuare questa magia, trasformando l’ingresso ospedaliero principale tuttora in funzione in una facciata del XV secolo che sembra in tutto e per tutto una chiesa del grande Rinascimento veneziano. La stupefacente facciata di ispirazione bizantina con il grande leone alato di San Marco che la domina dall’alto è risultato di un’opera in due fasi, prima e dopo l’incendio del 1485: ne furono artefici Pietro Lombardo e Mauro Codussi, due archistar del Rinascimento italiano. Una volta entrati, il solenne portico colonnato con la sua configurazione basilicale a tre navate, pavimento multicolore, soffitto ligneo con travi a vista lascia senza fiato. Contiene una quantità di enormi lapidi. Abbagliati da tanta magnificenza, bisogna far attenzione per vedere sulla destra una scala che attraverso i portali e l’invenzione della doppia scalinata di Codussi conduce nella fastosa sala del capitolo generale della Scuola Grande di San Marco al primo piano. Si resta a bocca aperta per lo splendore del grande soffitto dorato, con al centro simbolo della Scuola, una confraternita dedicata al santo protettore di Venezia costituita nel 1437. La cappella di disegno sansoviniano, opera di Alessandro Vittoria custodisce il maggior ciclo pittorico su tre miti di San Marco a Venezia con quattro dipinti di Domenico Tintoretto e una tela evocativa di Palma il Giovane. Oggi la scuola comprende anche uno dei più completi compendi italiani di storia della medicina, grazie all’antica biblioteca, all’esposizione museale permanente di strumenti medico-chirurgici, la farmacia storica, il museo di anatomia patologica. La Scuola Grande di San Marco è aperta al pubblico dal martedì al sabato con orario continuato dalle 9:30 alle 17:30, nonché la prima domenica del mese.
Info:www.palazzograssi.it
www.italmostre.it/tutankhamon
www.scuolagrandesanmarco.it
Testo/Leonardo Felician – foto/Cynthia Beccari