Astronomi ed astrofli sono concordi nell’affermare come uno dei fenomeni più suggestivi osservabili nella volta celeste sia costituito dalle eclissi, ed in particolare dalle eclissi solari totali, quando la Luna nel suo movimento elicoidale si viene a porre esattamente tra il Sole e la Terra, impedendo per un breve lasso di tempo al Sole di illuminare la Terra, pur se anche in pieno giorno, come se fosse improvvisamente calata la notte. Fenomeno non raro e prevedibile fin dall’antichità, ma estremamente emozionante per la sua notevole radicalità, con il cielo che improvvisamente si tinge di nero, punteggiato qua e là da stelle e pianeti che diventano mano a mano più visibili come in piena notte, mentre la luna si trasforma in una sfera scura come l’inchiostro e il sole, alle sue spalle, le dona un’aurea di luce tenue. E’ quello che succederà negli Stati Uniti il prossimo agosto, oggetto di una eclisse totale di sole che interesserà un arco spaziale coast to coast da nord-ovest a sud-est largo non più di un centinaio di chilometri nella fascia ottimale, vale a dire entro un cono d’ombra con il sole oscurato al 100 %, capace di interessare in tutto o in parte una decina di stati, soprattutto Oregon, Idaho, Montana, Wyoming, Nebraska, Kansas, Missouri, Illinois, Kentuchy, Tennessee, Georgia, North Carolina e South Carolina.
Per gli Usa un avvenimento storico molto importante, capace di mobilitare parecchie decine di milioni di persone (si calcola fino a 200 milioni, tra nazionali e stranieri, con un indotto economico stratosferico), con astronomi professionisti e astrofili dilettanti provenienti da tutto il mondo e mobilitati al riguardo da parecchio tempo. Per diverse ragioni. Innanzi tutto risulta piuttosto raro che un’eclisse, per le sue dimensioni, riguardi una sola nazione; per gli Usa era successo l’ultima volta nel lontano 13 giugno 1257, ben prima che fosse scoperta l’America, anche se l’ultima volta che si è spento il sole è stato il 7 marzo 1970. La precedente totale nel mondo era avvenuta nel 1979. Poi perché si tratta della prima del XXI° secolo, sicuramente quella di gran lunga più osservata e con maggiore copertura mediatica. Fuori dalla fascia predetta sarà comunque avvistabile, come parziale e con copertura differenziata, in tutti gli Stati Uniti, e poi in Canada, Messico, e in diverse nazioni dell’America centrale e meridionale. In Europa invece sarà visibile solo parzialmente, al tramonto o di sera. Soltanto Islanda, Scozia e Irlanda potranno ammirare il fenomeno per tutta la sua durata, mentre nel resto del vecchio continente il tramonto arriverà prima della sua fine. A titolo di cronaca la prossima volta che avverrà nell’emisfero settentrionale del pianeta sarà tra sette anni. In Italia i prossimi appuntamenti sono il 21 giugno 2020 e 10 giugno 2021, entrambe parziali, poi 25 ottobre 2022 e 29 marzo 2025.
L’Eclipse Day Usa sarà il 21 agosto, attorno all’ora di pranzo, con inizio alle 11,35 am nel Wyoming e fine alle 2,49 pm, quando dalla South Carolina lascerà il territorio americano.Dovendo attraversare tutto il continente nord-americano in senso antiorario, e quindi i relativi fusi, l’orario non appare univoco e varia da luogo a luogo. La durata invece risulta incredibilmente breve: in tutto appena 2 minuti e 25 secondi, anche qui pochi secondi più o pochi secondi meno a seconda della località. Ovviamente esiste una notevole differenza per grandiosità e presa emotiva tra eclissi di Sole e di Luna, e tra parziale e totale, con l’oscurità in quest’ultimo caso che cala piano piano fino a diventare completa in pieno giorno, la temperatura scende, i fiori si racchiudono e anche gli animali vanno a dormire. Non si può osservare un eclisse ad occhi nudo, senza rischiare di danneggiare seriamente e in maniera permanente la vista, ma occorrono strumenti appositi – ottici e fotografici – dotati di lenti e filtri speciali “eclipse glasses”.
Premesso che, come tutti sappiamo, la vita sulla terra dipende dal sole, le eclissi sono sempre state vissute dall’uomo – fin dalla più lontana preistoria – con curiosità, ammirazione e timore. Agli inizi l’umanità considerava il cielo immutabile, per cui ogni mutamento – anche momentaneo – finiva con l’essere considerato un segno infausto divino e quindi motivo di stress, esorcizzato con rituali, cerimonie e sacrifici propiziatori. Più tardi divennero motivi di miti e di leggende. Nella Cina di 4.000 anni fa, ma il mito compare anche in altre civiltà lontane come India, Egitto, Maya ed a Tahiti, si pensava che fosse un drago a forma di serpente ad ingoiare il sole, tanto che gli antichi cinesi accompagnavano il fenomeno astronomico con forti rumori per spaventare e far fuggire il drago e far tornare il sole. Poi, con il progredire della scienza, matematici ed astronomi studiando il moto degli astri arrivarono a prevedere con esattezza le eclissi.
Ad esempio si ritiene che il famoso complesso megalitico di Stonehenge, eretto in Gran Bretagna nel 3.200 a.C. (l’epoca delle grandi piramidi egiziane), oltre a luogo di culto fungesse anche da osservatorio astronomico, un calendario per misure il tempo e quindi anche per calcolare le eclissi. Clamoroso quanto avvenne il 28 maggio del 585 a.C: nell’Anatolia turca era in atto una delle tante battaglie di una guerra ormai quindicinale in corso tra Lidi e Persiani; nel pomeriggio improvvisamente il cielo si oscurò per un’eclissi totale e i due eserciti, spaventati, cessarono di combattere e stabilirono una pace immediata. Come ci testimonia Erodoto, il fenomeno era stato previsto dal filosofo greco Telete di Mileto. Non diversamente fece Cristoforo Colombo, che sfruttò l’eclisse di Luna del 29 febbraio 1504, a lui ben nota, per spaventare gli indigeni giamaicani e farli sottomettere. Infine quella del 29 maggio 1919 servì agli scienziati per confermare la validità della Teoria della Relatività di Einstein.
Per la Great American Total Solar Eclipse, anche se durerà poco più di due minuti, si sono già mobilitati da tempo i cacciatori di eclissi di tutto il mondo, che non vogliono certo perdersi uno spettacolo straordinario ed in agosto veleggeranno verso il sud degli Usa, dove non sarà facile trovare posto. Il problema ad animare gli appassionati non è affatto il se, ma piuttosto il dove, vale a dire quale sia – per una serie molteplice di ragioni astronomiche, meteorologiche e logistiche – il luogo migliore da cui assistere al fenomeno. E al riguardo le discussioni imperversano da parecchio tempo, ognuno arrivando per fortuna ad una conclusione diversa. L’Unione Astrofili Italiani(www.uai.it), ad esempio, che si affida all’operatore Toa (www.toassociati.org) per la parte logistica, ha scelto Casper nel Wyoming anche per gli straordinari monumenti naturali, dedicando un sito web all’avvenimento (http://divulgazione.uai.it/index.php./Eclissi_solare_USA_2017). Toa (tel. 051 64 15 106) propone due percorsi di 14 e 18 giorni con quote a partire da 3.900 euro. L’operatore Alidays (www.alidays.it) si appoggia invece all’Associazione Astronomica Mirasole ed il viaggio sarà guidato dal giornalista astrofisico Gianluca Ranzini, vicecaporedattore della rivista Focus. GoAmerica (www.goamerica.it) propone un fly&drive di 13 giorni con auto, pernottamenti e alcune colazioni ad un prezzo di 1.740 euro, vitto e voli esclusi. Altre iniziative si debbono ad Agamare (www.agamatour.it, tel. 02 78 62 47 61, agamatour@agamatour.it). Ma il vero problema per tutti rimane uno solo: sperare che Wakan Tanka, il Grande Spirito delle praterie americane, quel giorno tenga lontane le nuvole, altrimenti non si vedrà nulla.
Testo/ Giulio Badini – Foto Google Immagini