Parlare di California non sembra un’idea molto originale, dove il turismo di massa invade regolarmente Los Angeles, San Diego, la Valle della Morte, i grandi Parchi con le sequoia giganti, Disneyland e via dicendo, ma la parte settentrionale, di questo lungo Stato americano, a nord di San Francisco, è molto diversa, più autentica e ricchissima di una natura variegata, con una sua storia che ci collegherà addirittura a quella della Russia. Proprio da San Francisco si parte alla scoperta di questo immenso territorio, dove la geologia lo ha plasmato e spesso ha creato distruzioni. Infatti la placca del Pacifico, in queste latitudini, si sta spostando verso nord ovest (con una velocità stimata di 48 millimetri ogni anno) rispetto alla placca occidentale del Nord America. E’ una famiglia di faglie definite di tipo “trascorrente”, cioè che si spostano orizzontalmente. Ben noti sono stati i devastanti terremoti che hanno distrutto San Francisco e dintorni, più volte. Lungo la costa settentrionale s’incontrano numerosi edifici vulcanici a testimonianza di quanto è successo e sta succedendo, in quest’area altamente sismica.
Si entra in un nuovo mondo quando si attraversa il famoso Golden Gate (ponte, voluto e progettato da Amadeo Giannini, un italiano emigrato e fondatore della Bank of America), che delimita la baia di San Francisco. Il territorio, attorno, nel 3000 a.C., era stato abitato da tribù preistoriche indigene chiamate Oloni o “popolo dell’ovest” oltre a molte altre definizioni, e tutte discendevano da quelle genti che, 13.000 anni fa, avevano attraversato Behring, una fascia di terra emersa, la quale si collegava alla Siberia a causa dell’ultima glaciazione, che aveva provocato l’abbassamento del livello degli oceani. Lasciata l’autostrada 101, scendendo verso la costa si apprezza meglio il paesaggio ricco di pascoli con numerosi bovini, tipici ranch e non battuto dal turismo classico. A cento chilometri da San Francisco, s’incontra Bodega Bay (sulla strada statale 1), una piccola e tranquilla cittadina che si affaccia sull’omonima baia, diventata famosa per essere stata scelta dal regista Alfred Hitchock come perfetta location per il suo film “Gli uccelli”, nell’ormai lontano 1963.
La strada comincia a lambire lunghe e solitarie spiagge rese ancora più spettacolari dal grigiore del cielo. Poco più a nord c’è Fort Ross, un interessante insediamento che fu prima russo. Quest’avamposto, sorto nel 1812, rappresentò il punto più meridionale raggiunto dai colonizzatori della Grande Madre Russia, scesi dall’Alaska. Erano cacciatori di pellicce di foca e, Fort Ross, era un ottimo punto di appoggio navale fino al 1841 quando fu ceduto all’imprenditore svizzero, John Sutter. Nel 1867 Fort Ross passò agli Stati Uniti che avevano comprato l’Alaska. Questa colonia fu chiamata Rossiya (Russia) da cui Ross, e divenne un importante punto di riferimento, non solo per i russi, ma anche per tutti i naturalisti del tempo. All’interno, infatti, c’è ancora un laboratorio-studio dell’epoca, dove furono eseguite ricerche geologiche, botaniche, entomologiche oltre ad importanti osservazioni etnologiche grazie a Heinrict Von Longsdorff, naturalista ed esploratore, dell’Accademia delle Scienze russa risalente all’inizio del XIX secolo, il quale lasciò importanti disegni.
Una curiosità: in una stanza del forte, si nota una vecchia fotografia che mostra una piccola nave semiaffondata. Si trattava della Pomona naufragata di fronte a Fort Ross il 17 marzo 1908. Nel Settembre dello stesso anno, un palombaro, di nome Martin Lund, si era infilato nella stiva per iniziare i lavori di recupero del vascello semisommerso Loud, quando, mentre lavorava (a una decina di metri di profondità), fu attaccato da una grossa piovra la quale aveva utilizzato lo scafo, come sua tana. Prima un tentacolo si legò alle gambe del subacqueo ma, grazie alla sua prontezza e al suo coltello, lo recise. Tuttavia l’animale lo attaccò con maggior violenza stringendo vita e collo, tanto da danneggiare lo stesso elmo dello scafandro. Dopo aver subito il taglio di altri tentacoli (com’è raccontato nell’articolo in un giornale dell’epoca), la piovra tentò di morderlo col suo poderoso becco. Con un ultimo sforzo il palombaro sferrò una coltellata mortale alla testa della piovra e riemerse. Questo racconto fa correre la mente al famoso romanzo di J.Verne 20.000 leghe sotto i mari, quando il sottomarino Nautilus, del Capitano Nemo, fu attaccato da un enorme calamaro!
Percorrendo la strada costiera si raggiunge Capo Mendocino. Questo tratto del Nord California è, da sempre, stato interessato da forti terremoti provocati dallo scontro tra differenti placche tettoniche (tra cui quella di Sant Andrea), placche che s’incontrano nel fondo dell’oceano, al largo della città. Poco più a nord c’è Fort Bragg. In età preistorica la località era stata frequentata da gruppi di cacciatori–raccoglitori (i Pomo), ma nel 1855, un gruppo di esploratori dell’Ufficio Affari Indiani, identificò questo luogo adatto per creare una “Riserva” che fu chiamata col nome di Mendocino. Nel 1857, s’insediò una guarnigione di Confederati che dedicò il fortino al loro commilitone Braxon Bragg il quale diventerà un famoso generale dell’esercito sudista.
Se si lascia la costa e si va all’interno, superando la ripida Coast Ranges, che fa da barriera all’umidità del Pacifico, l’ambiente cambia e ci si trova immersi in una foresta di giganteschi Redwoods (della famiglia delle Sequoia) così chiamati per il colore rossastro dei tronchi. Questi giganti vegetali superano anche i 100 metri d’altezza, con circonferenze, alla base, di oltre dieci metri. Si scende in un’ampia valle, contornata a est dalla Cascade Range. A Shasta ci troviamo sotto il vulcano omonimo alto 4.322 metri e spesso innevato. Attualmente il Mount Shasta è in quiescenza dal 1786. Considerate le sue dimensioni, è al secondo posto di questa catena che, dal British Columbia canadese, arriva fin qui, dopo un migliaio di chilometri. Questo vulcano è oltre modo famoso per le sue leggende, legate al mitico continente perduto di Lemuria, inabissatosi (secondo credenze ottocentesche) ben 12.000 anni fa, e per essere una sorgente di energia per il nostro pianeta. In realtà si tratta di uno strato-vulcano, come altri della cosiddetta Cintura di Fuoco del Pacifico.
Yreka (ormai al confine con l’Oregon) è una delle ultime cittadine nella valle dello Shasta River. Nata con la scoperta dell’oro nel 1851 fu costruita da circa 2000 prospectors. Una curiosità è il suo nome. Mark Twain (il famoso scrittore dalla grande arguzia) scrisse che, un giorno, un cercatore, arrivato al campo minerario, notò uno striscione appena dipinto con la vernice fresca e srotolato per terra ad asciugare, steso proprio davanti ad un panificio (bakery). Questa persona lo lesse al contrario, però, senza notare la “B” che era coperta, e, suppose che la parola corrispondesse al nome della cittadina. La cosa piacque a tutti e fu deciso di chiamare così questo villaggio. Lasciata alle spalle Yreka, dominata, in fondo, dal Mount Shasta, in poche decine di chilometri, si entra in Oregon, un altro Stato ricco di natura e suggestioni che merita un futuro approfondimento. Lassù la famosa California termina dopo 2024 chilometri di coste.
Testo/ Giuseppe Rivalta – Foto/ Giuseppe Rivalta e Google immagini