Dal 23 al 27 gennaio 2019 papa Francesco sarà in visita pastorale a Panama City, capitale dell’omonima repubblica – grande meno di un quarto dell’Italia e con 3,5 milioni di abitanti, di cui poco meno di un terzo nella capitale, nel punto più stretto dell’America centrale – dove nel cuore della città vecchia consacrerà la splendida cattedrale di Santa Maria, monumento nazionale appena restaurato con 200 anni di storia, cosa non frequente nel continente americano. Panama risulta famosa nel mondo per il canale che, dall’agosto del 1914, collega l’oceano Pacifico con il Caribe e quindi l’oceano Atlantico, evitando alle navi di dover compiere l’intero periplo del continente lungo e periglioso, facendone per importanza il secondo canale artificiale al mondo dopo quello africano di Suez. Tutti parlano del canale artificiale lungo 81 km che unisce due oceani, e non del fatto che lo stesso contemporaneamente taglia anche l’America in due diversi continenti, il Nord e il Sud, nel suo punto più sottile. E, se non bastasse ancora, l’importanza della presenza del canale distoglie dal fatto che Panama costituisce una primaria destinazione turistica, dotata davvero di mille attrattive capaci di ammaliare il visitatore.
Il primo in ordine di tempo fu Cristoforo Colombo, il quale si spinse in esplorazione lungo le sue coste caraibiche nel 1502, nel corso del suo quarto viaggio nelle Americhe. Nel 1513 fu lo spagnolo Vasco Nunez de Balboa a compiere il primo attraversamento dell’istmo via terra fino al Pacifico, creando una piccola colonia dove oggi sorge la capitale, la prima dell’impero spagnolo. Fu però Pedro Arias Davila nel 1519 a prenderne possesso in nome del re di Spagna. Oggi Panama City rappresenta la più antica tra tutti gli insediamenti creati dai Cinquistadores nel nuovo continente. La capitale si presenta come tre città in una: la più antica, Panama Vieja, è quella distrutta nel 1671 dal pirata Henry Morgan ed ora ridotta in rovine ancora visibili; la seconda è quella coloniale conosciuta come “Casco Antiguo” o anche “Casco Viejio”, colorito centro storico con le vie acciotolate, stupende chiese barocche, antichi palazzi nobiliari dai colori vivaci, la terza infine è quella moderna, con la sua spettacolare skyline. Il canale, anzi i canali al plurale, perché dal 2016 è entrato in funzione un secondo tracciato parallelo più largo del primo, onde potervi fare transitare navi di stazza maggiore, costituisce l’altra grande attrattiva cittadina: una apposita crociera di sei ore ne consente la visita; particolarmente interessante la vista del superamento delle chiuse da parte delle navi, onde superare il dislivello di 26 metri esistente tra i due oceani (alla faccia della legge fisica sui vasi comunicanti !); curiosamente due terzi del percorso avvengono a quote superiori al livello del mare; l’attraversamento completo lungo questa “autostrada d’acqua” richiede invece dodici ore.
Non si può però lasciare la capitale per andare a scoprire la straordinaria natura che la circonda senza parlare della seconda straordinaria valenza di questa città, vale a dire il cappello di paglia di Panama, conosciuto in tutto il mondo dopo che nel 1906 fu adottato dal presidente americano Theodhore Roosveltl e questo copricapo simbolo del caldo e dei Tropici finì per ricoprire le teste dei più illustri personaggi internazionali del secolo scorso, fino ad essere riconosciuto nel 2012 dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità per l’originale metodo di tessitura della “paja toquilla” (paglia intrecciata), talmente leggera e sottile da poter essere anche arrotolato senza mai perdere la sua forma originale. Pochi sanno però che il celebre capello di Panama non viene affatto prodotto a Panama, bensì confezionato artigianalmente da oltre 300 anni a Cuenca, pregevole città coloniale tra le montagne dell’Ecuador, secondo antiche tradizioni inca.
A Panama veniva semplicemente imbarcato nelle tradizionali scatole di balsa per raggiungere i mercati di tutto il mondo, e finì per prenderne il nome. La piccola repubblica centramericana offre comunque il meglio di se, dal punto di vista propriamente turistico, al di fuori della capitale, con una natura incantevole. Un primo assaggio si può avere nel vicino Parco Soberania, prototipo dei 14 parchi nazionali panamensi, una foresta pluviale piena di piante, fiori, farfalle, dispettose scimmie cappuccine e, soprattutto, 525 specie di uccelli esotici, che ne fanno un paradiso per il birdwaching.
Un luogo assolutamente da non perdere risulta l’arcipelago di San Blas, 365 isole dieci miglia al largo della costa caraibica, noto come l’arcipelago delle donne, ultimo rifugio degli indios Kuna, discendenti degli autoctoni precolombiani che oltre tre secoli or sono decisero di trasferirsi dalla Cordigliera Centrale in questo fantastico angolo di mondo marino. Benchè siano gli uomini a governare i villaggi, la società si presenta palesemente matriarcale, con le donne artefici della vita quotidiana. Visitando le poche isole abitate a bordo di un “caciuco”, sottili canoe ricavate da un unico tronco, si rimane subito colpiti dagli sgargianti abiti femminili, con parei e camicette ricamate a mano, colorati foulards, vistosi monili ed un immancabile anello al naso per proteggersi dagli spiriti. In tutto l’arcipelago il paradiso risulta costituito da uno straordinario mare azzurro e turchese, spiagge deserte di sabbia finissima e bianca come la cipria, rigogliosa vegetazione tropicale multicolori (palme, manghi, hibiscus e mangrovie), piccoli villaggi di capanne dove pulsa la vita dei Kuna. Le isole più vicine alla costa sono quelle più aperte al turismo ed offrono agli ospiti sistemazioni confortevoli senza danneggiare minimamente lo spettacolo della natura incontaminata tutt’attorno.
Sempre nei Caraibi, ma in una location completamente diversa, si presenta Bocas de Toros, alternativa a San Blas. Questo arcipelago verso la frontiera con la Colombia risulta formato da sei isole e vari atolli corallini con acque color smeraldo, spiagge da sogno circondate da palme da cocco, folta vegetazione, un’incredibile fauna ed un rigogliosa flora. Cristoforo Colombo lo visitò durante uno dei suoi ultimi viaggi e rimase talmente affascinato da tanta esuberanza della natura da voler battezzare con il proprio nome due isole, Ista Cristobal e Isla Colon, sulla quale ultima oggi sorge il capoluogo Bocas Town. Qui il centro si presenta caratterizzato da case in legno dai colori accesi, accoglienti hotel sull’acqua, caratteristici ristorantini bordo mare, locali notturni dove si balla il reggae, il tutto in un’atmosfera tipicamente caraibica resa ancor più romantica dai tramonti difficili da dimenticare. Insomma si respira ancora l’aria languida ed aromatica del più autentico Caribe. Uno spettacolo sono anche le palafitte variopinte costruite dalla United Fruit Company ad inizio del XX° secolo, con attorno belle spiagge ornate da palme e mangrovie. Infine a dieci minuti di barca c’è l’isla Bastimiento, la quale ospita il primo parco nazionale marino di Panama, creato nel 1988 per proteggere la barriera corallina e le numerose specie di uccelli, mammiferi e tartarughe che lo abitano. Quando la notte si presenta serena, gli abitanti dicono che le stelle scendono in mare a far luce ai coralli.
L’operatore anconetano Tour2000 Americalatina (www.tour2000.it, tel. 071 28 03 752) organizza a richiesta un tour individuale con base a Panama City e la possibilità di visitare gli incantevoli arcipelaghi di San Blas e di Bocas de Toros. In occasione dei 500 anni di Panama sono previste in città una ottantina di manifestazioni culturali ed artistiche, in programma fino al 15 agosto 2019.
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