Sarà Parma la capitale italiana della cultura per il 2020, secondo la proclamazione effettuata il 17 febbraio dal ministro Dario Franceschini presso il Mibact, il Ministero per i beni artistici, culturali e il turismo, secondo il responso unanime fornito dall’apposita commissione ministeriale. Parma, che ci aveva già provato con scarsi risultati nell’edizione precedente, erediterà lo scettro da Palermo (2018) e in precedenza di spettanza di Pistoia (2017) e Mantova (2016), mentre il titolo per il 2019 non è stato assegnato in quanto Matera ha vinto per quell’anno l’ancora più ambito titolo di capitale della cultura europea. La città emiliana,cuore mondiale della food valley, ha battuto in finale le altre concorrenti – nell’ordine Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso – con una serie di progetti ritenuti maggiormente affidabili, e si aggiudica così il prestigioso titolo valido per un anno ed un contributo base governativo di un milione di euro, nonché dall’esclusione per gli enti pubblici locali dal vincolo del patto di stabilità di bilancio per le risorse investite nei progetti.
Una quantità di danaro non trascurabile in se, ma l’esperienza al riguardo insegna che sono ben altre le risorse sinergetiche coinvolte in ambito locale – pubbliche e private – e soprattutto il contributo di idee espresse a decretarne il successo, con positive ricadute sull’immagine, l’economia e l’incremento turistico. Pistoia nei soli primi sei mesi del 2017 ha visto aumentare i visitatori del + 20,5 %, e scusate se è poco. L’iniziativa del ministero italiano è in linea con quella analoga portata avanti dall’Unione Europea, per la proclamazione ogni anno di due città quali capitali della cultura continentali. Al riguardo ricordiamo che sono già state designate quali capitali della cultura europea Aarhus (Danimarca) e Pafos (Cipro) per il 2017, Leeuwardel (Paesi Bassi) e La Valletta per il 2018, Matera (Italia) e Plovdiv (Bulgaria) per il 2019 e Rijeka/Fiume (Croazia) e Galway (Irlanda) per il 2020.
Come ha ricordato il sindaco parmigiano Federico Pizzarotti (primo sindaci italiano 5 Stelle, ora a capo di una giunta civica) alla cerimonia, non si tratta della vittoria di una singola città, bensì di un intero comprensorio, se non addirittura dell’intera regione Emilia-Romagna, da sempre sulla cresta dell’onda turistica e con dati ottimali confermati anche lo scorso anno. Prima dell’assegnazione del titolo – ed è la prima volta che ciò accade – era stato infatti stretto un patto di alleanza tra le città emiliane candidate di Parma, Reggio Emilia e Piacenza, in base al quale l’eventuale vittoria di una di esse si sarebbe automaticamente riversata anche sulle altre due città confinanti, in un sistema unico che prevede un tavolo turistico comune dal nome indubitabile di “Destinazione Emilia”. Gli avvenimenti futuri ci dimostreranno in pratica se e come.
Oltre a trovarsi al centro geografico della regione, Parma ne rappresenta una delle eccellenze economiche e produttive, soprattutto in campo agricolo ed alimentare, con una serie di prodotti peculiari, dal prosciutto al formaggio parmigiano-reggiano, dal culatello al salame, assai apprezzati anche all’estero, che ne fanno un po’ una delle capitali gastronomiche e del buon vivere a livello nazionale. Non a caso ospita dal 2002 l’agenzia europea per la sicurezza alimentare e nel 2015 ha ricevuto il primo titolo Unesco in Italia di Città creativa della gastronomia. Insomma a Parma non si muore di fame. Città ricca e benestante, nonostante alcuni recenti travagli come il crac Parmalat, quello di alcune partecipate comunali e il fallimento della squadra di calcio, Parma è una città di origini romane lungo la via Emilia vecchia di 2200 anni, importante sede di un ducato retto per secoli dai Farnese e dai Borboni, piena di rimembranze architettoniche come il Duomo, il Battistero e i castelli del ducato, artistiche (dipinti del Parmigianino) e musicali (Verdi e Toscanini). Il tutto a due passi dalla Ceramic Land sassuolese e dalla Motor Valley modenese-bolognese. Un patrimonio che le iniziative legate al titolo di capitale italiana della cultura per il 2020 sapranno opportunamente valorizzare.
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