È proprio uno strano inverno quello che stiamo vivendo, con temperature ben al di sopra delle medie del periodo. Ma nonostante la paura del ‘Covid-19’, quel Coronavirus che abbiamo imparato a conoscere, questo clima pare incoraggiare la presenza dei turisti nel nostro Paese, seppure con molte pesanti defezioni dall’Oriente e qualche mascherina sulla bocca. Tra le città più attrattive, Firenze non smette mai di meravigliarci. Perché nei vicoli e piazze di quella che fu la romana Florentia, sono state scritte pagine di storia millenaria, importanti non solo per il nostro Paese. Se i monumenti della Capitale danno lustro alla gloria dell’Impero Romano e gli edifici ed i canali di Venezia raccontano del potere commerciale e militare della Serenissima, Firenze è stata un punto di riferimento culturale per tutta Europa, specialmente sotto “il Magnifico” Lorenzo de’ Medici (1449-1492).
Tra i più grandi mecenati e collezionisti di tutti i tempi, Lorenzo de’ Medici aveva gusti raffinati, specie nello scegliere gli artisti che frequentarono stabilmente la sua corte ed a cui commissionò prestigiose opere d’arte, che oggi possiamo ritrovare in gran parte nei musei fiorentini. Personaggi come Pico della Mirandola, Sandro Botticelli, Poliziano, Leon Battista Alberti, Michelangelo. Ma principalmente Giuliano da San Gallo, a cui affidò la realizzazione di varie opere architettoniche, tra cui la Villa Medicea di Poggio a Caiano, oggi Museo Nazionale. Una dimora signorile di campagna, diventata punto di riferimento stilistico fino ai nostri giorni. Pochi mesi prima che Cristoforo Colombo scoprisse l’America, Lorenzo voltava l’ultima pagina del libro della sua vita, quasi a fare un cambio di testimone col genovese, ma rimanendo per sempre nell’immaginario collettivo, come quel “Magnifico” che fu.
Il cuore del potere fiorentino è nel Centro storico
Fa piacere questa primavera anticipata per girare nel piccolo Centro storico della “città gigliata” e bene protetto dall’Unesco dal 1982. Perché in quei soli 11,3 kmq sono racchiusi i lasciti di un passato lontano secoli da noi, ma che racconta storie che potrebbero essere adattate ai nostri giorni. Accadimenti che molti italiani, specie i cosiddetti “Millennial”, conoscono poco o per nulla, dopo che la Storia come la Geografia sono state relegate quasi a materie di second’ordine nei nostri cicli di studio. D’altra parte non è solo cosa dei nostri giorni e, rifacendoci ad una frase attribuita ad un noto politico del secolo scorso, possiamo dire di questa sorta di oblio, che «A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca». D’altra parte lo aveva scritto Aristotele (IV sec. a.C.), che «Le bugie dei vincitori diventano storia» e la memoria del passato ha subito da sempre uno sviluppo diacronico in funzione del potere dominante, ieri come oggi.
Anche se per secoli la residenza dei Medici, del Granduca di Toscana, Asburgo-Lorena ed i Savoia (dopo il 1861), fu Palazzo Pitti (detto anche Palazzo Nuovo), il vero centro del potere fiorentino è stata sempre l’area di Piazza della Signoria con Palazzo Vecchio. Un cuore palpitante ma conflittuale della città, che ha visto passare diverse forme di governo. Perché Firenze fu Comune, Signoria, Repubblica e Ducato; ma dal 1865 al 1871, anche seconda capitale del Regno d’Italia, dopo Torino e prima di Roma. Città raccontata in tv anche dalle fiction sui ‘Medici’ o i ‘Borgia’, ha visto accese lotte di potere con conflitti fratricidi, come quello tra Guelfi e Ghibellini dal XII al XIV secolo. Nato come scontro tra le “superpotenze” del Basso Medioevo, il Sacro Romano Impero ed il Papato di Roma, a Firenze fu più che altro una resa di conti tra potenti famiglie, con personaggi illustri posizionati sui due schieramenti. Come il sommo poeta Dante Alighieri e Guido Cavalcanti con i guelfi, e Farinata degli Uberti a capo del fronte opposto. Tuttavia, seppure Dante ne ‘La Divina Commedia’ lo abbia collocato nell’Inferno, incontrandolo si rivolse a lui con gran rispetto, per quello che aveva fatto per Firenze durante il periodo della dominazione ghibellina.
Piazza della Signoria è un museo a cielo aperto, dove sono esposti capolavori come la ‘Fontana del Nettuno’ (o del Biancone) o il monumento equestre a Cosimo I de’ Medici. All’entrata del Museo di Palazzo Vecchio ci accoglie la copia della statua del David di Michelangelo. L’originale viene conservato dal 1873 nella Galleria dell’Accademia. Sull’altro lato, il gruppo marmoreo che rappresenta Ercole (o Eracle) che sottomette Caco, realizzata da Baccio Bandinelli. Sul lato destro della piazza, accanto alla Galleria degli Uffizi, c’è la Loggia della Signoria o dei Priori, con vari manufatti marmorei tra cui la copia dell’originale greco del IV secolo a.C. di Menelao che sorregge il corpo di Patroclo, il Ratto delle Sabine ed Ercole in lotta col centauro Nesso.
Guardo Palazzo Vecchio e ripensando alle particolarità architettoniche del tempo, vedo due diversi tipi di merlature. Dato che i fortilizi delle due fazioni si distinguevano dalla forma dei merli, sulle mura ci sono merli guelfi, cioè squadrati, mentre sulla retrostante Torre di Arnolfo, la forma è a coda di rondine, quindi di tipo ghibellino. Una domanda che si sono fatti in molti, specie perché il manufatto fu costruito a inizio XIV secolo, cioè quando Firenze era ritornata “guelfa”. Io ho interpretato la cosa, pensando che fu fatto apposta, per dire simbolicamente che Palazzo Vecchio, oggi Municipio di Firenze, è di tutti i fiorentini. Questa piazza, coma Piazza del Popolo a Roma, fu il luogo deputato alle pubbliche esecuzioni. Qui finì i suoi giorni impiccato e poi bruciato Girolamo Savonarola, un frate predicatore domenicano del XV secolo, dopo l’anatema di papa Alessandro VI Borgia per le sue idee rivoluzionarie a livello religioso e sociale.
Sul fianco destro di Palazzo Vecchio c’è la Galleria degli Uffizi, letteralmente piena di capolavori che portano la firma di artisti come Piero della Francesca, Giotto, Beato Angelico, il Perugino, Botticelli, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello Sanzio, Tiziano, Caravaggio, Giovanni Fattori, Artemisia Gentileschi. Opere che danno un senso concreto a momenti epici del nostro passato, contribuendo ad accendere piccoli spazi di luce nella penombra culturale di quest’Italia, che secondo le rilevazioni della britannica Ipsos Mori realizzato in 38 paesi, è ultima in Europa e dodicesima nel mondo a livello di conoscenza.
Molti turisti, ma attenzione al decoro
Città da sempre attrattiva per i turisti, Firenze fu tappa d’obbligo del ‘Gran tour’, poi raccontato tra il 1813 e il 1817 da Wolfgang Goethe in ‘Viaggio in Italia‘ (Italienische Reise). Di qui sono passati centinaia di personaggi illustri, tra i quali scrittori e poeti come Stendhal, Herman Melville, Charles Dickens, Lord Byron, Henry James, Edmond de Goncourt, Mark Twain. Negli ultimi anni sono stati in media ben oltre 10 milioni, i visitatori che hanno attraversato l’Arno passando per Ponte Vecchio, il più antico e importante della città. Solo a sbirciare nelle botteghe degli orafi, argentieri e gioiellieri, capisci che qui la storia si perde nella consuetudine della vita di tutti i giorni. Se vuoi mangiare da quelle parti senza sedersi in un ristorante, basta arrivare in via dei Neri e mettersi in fila davanti uno dei moltissimi locali presenti che preparano cibo da asporto. Quello più conosciuto nel mondo risulta sicuramente All’Antico Vinaio, rinomato per i suoi panini, ma principalmente per la ‘schiacciata ripiena’. Però, per mangiare nella loro trattoria serve prenotare, perché i tavoli sono pochi. Un po’ dovunque non c’è che da sbizzarrirsi nella scelta del “cibo di strada”: basta comprare e mangiare. Ma attenzione a dove si consuma ed a quello che si lascia in terra, perché c’è un’ordinanza comunale che oltre a vietare gli assembramenti, interviene con multe salate per chi non rispetta il decoro della città. A far rispettare le misure adottate dal Comune per la tutela del decoro del patrimonio storico fiorentino, sono scese in campo da tempo anche associazioni di volontari. Come quelli del Gruppo Osservatori Fiorentini, i quali muniti di pettorina blu controllano l’area specie nell’ora di pranzo, dissuadendo con la loro presenza gli avventori dal tenere comportamenti sconvenienti, come bivaccare sui marciapiedi o lasciare sporco in terra.
Andando verso la stazione di Santa Maria Novella
Attraversando Piazza della Signoria in direzione della Basilica di Santa Maria Novella, s’incontra la Cattedrale di Santa Maria del Fiore (XIII secolo): il Duomo di Firenze. Sul lato destro, il campanile di Giotto e dietro, la cupola del Brunelleschi. Di fronte il Battistero di San Giovanni con la copia della Porta del Paradiso, rivestita in oro con bagno galvanico. L’originale del XV secolo realizzata dallo scultore Lorenzo Ghiberti, fu danneggiata durante la disastrosa alluvione del novembre del 1966, che sommerse buona parte di Firenze. Dopo il restauro viene conservata nel Museo dell’Opera del Duomo. Ma Firenze si può raccontare anche con le quasi 300 botteghe artigianali storiche, le quali si occupano di restauro, lucidatura e laccatura di mobili antichi; opere d’arte ed antiquariato; collezionismo e musica; libri e manoscritti; impagliatori di sedie, corniciai con produzioni in foglia d’oro ed argento; produzione di mosaico fiorentino con pietre dure; lavorazione di pelle e cuoio. Ma anche dai profumi delle erbe officinali di quella che fu la farmacia dei frati domenicani di Santa Maria Novella delle Vigne, oggi conosciuta come Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella.
Siamo a due passi dalla Basilica di Santa Maria Novella e dall’omonima stazione dei treni. La farmacia si trova sempre nell’antico complesso conventuale, un tempo a carattere religioso e assistenziale, ma l’accesso non è più dal lato sud del chiostro dei frati dominicani, ma da via della Scala 16. Una via antica, il cui nome si fa risalire all’ex-ospedale di Santa Maria della Scala di Siena, fondato nel 1313 da Cione di Lapo Pollini, un mercante poi divenuto Console della Corporazione dell’Arte della Lana, una delle principali tra quelle delle arti e mestieri di Firenze. Anche se è ritenuta la più antica d’Europa, l’Officina Farmaceutica di Santa Maria Novella fu aperta alla città solo nel 1612. Di quei tempi è anche la Spezieria di Santa Maria della Scala a Trastevere (Roma), chiamata anche “la farmacia dei Papi”. Ma probabilmente la più vecchia farmacia è quella aperta al pubblico nel 1399 a Zagabria, dal pronipote di Dante, Nicolò Alighieri. Si trova in via Kamenita sotto la Porta di Pietra, luogo di culto e preghiera. Da molto tempo non ci sono più i frati, coi loro preparati galenici ed unguenti medicamentosi per i confratelli e i fiorentini. Ora, anche si usano le antiche ricette, è diventata una nota profumeria ed erboristeria, che guarda al futuro, con qualche centinaio di negozi sparsi in tutto il mondo e una rete capillare di vendita online (www.smnovella.com).
Info: Ufficio IAT, piazza Stazione 4, 50123 Firenze – tel. 055 288 496
www.firenzeturismo.it
Testo/foto di Maurizio Ceccaioni