Visito l’Iran una settimana dopo la rielezione di Hassan Rouhani, attuale Presidente della Repubblica Islamica Iraniana. A sentir parlare i giovani – molti dei quali laureati, colti, eruditi e poliglotti – sono contenti di questa riconferma, anzi sono stati proprio loro a volerlo, perché guardano al futuro con ottimismo. Ahmadinejad, per gli iraniani, è ormai un lontano ricordo nonostante appartenga alla storia attuale, mentre parlano molto del periodo storico in cui lo Scià imperava e le donne, in tutto questo, risultano protagoniste su un palcoscenico che contempla il cambiamento. Nonostante i periodi bui del recente passato e l’alto livello attivo di censura, viene concesso come mezzo di comunicazione moderno un unico social media: Instagram, per comunicare cioè solo attraverso le immagini e non con le parole. Facebook e Twitter sono infatti proibiti. Ciò comunque non ostacolerà giovani, donne e uomini nel loro lento e lungo processo di rinnovamento in corso. L’Iran un paese oscurantista? Difficile poterlo definire aperto. Diciamo che, ad esempio, non esiste la prostituzione esercitata in maniera libera e palese come in occidente, ma esistono in compenso gli ipocriti ed assurdi “matrimoni a tempo”, quanto basta per consumare legalmente un amplesso con la prima che capita ma con la benedizione dell’Imam, retribuita con una dote per la prestazione, salvo poi divorziare subito dopo. Costoso e macchinoso, a tutto vantaggio di chi i soldi li ha. I giovani, almeno nelle grandi città, hanno trovato anche il modo per conoscersi prima del matrimonio, cosa fino a poco tempo fa assolutamente inimmaginabile, adottando una serie di strategie e per questo sono disposti a tutto. Però, che che se ne dica, anche i ragazzi più aperti al momento opportuno preferiscono una donna “che non abbia mai visto nè il sole nè la luna”.
Tehran è la sua capitale dal 1789 dove convivono (13 milioni di abitanti) anime diverse e distanti tra loro per miseria e ricchezza, storia antica e progresso, fede e laicità. La città, situata ai piedi dei monti Alborz, non si presenta spettacolare dal punto di vista architettonico, ma vanta una serie di musei tra i più importanti al mondo, come il Museo Nazionale dell’Iran e il Museo dei Tappeti, tanto per fare degli esempi, annovera inoltre numerosi palazzi e giardini come il famosissimo Palazzo Golestan, residenza storica della dinastia reale Qagiar, il Palazzo Saheb Qaraniyeh, il Giardino Ferdows e il Palazzo del Sole. Tuttavia il cuore antico della città risulta il Gran Bazar, dal 2013 incluso nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità (Unesco). Si trova nel viale 15 Khordad, e viene considerato il centro commerciale più importante dell’Iran. Al suo interno racchiude alcuni importati monumenti storici, tra cui la Moschea dell’Imam e la Moschea Jameh. Per 150 anni Teheran è stata in mano alla dinastia Qagiar (1796-1925), poi un ufficiale della Brigata cosacca persiana, un certo Reza Khan, si fa incoronare scià grazie all’appoggio degli inglesi con l’intento di stravolgere e cancellare i simboli del vecchio potere, sostituendoli con uno Stato monarchico più evoluto e unificato. La dinastia dei Reza raggiunge l’acme negli anni Settanta con il boom petrolifero, ma qualcosa nei rapporti diplomatici s’incrina. Nel periodo 1941-1979 in cui regna Mohammad Reza Pahalavi, lo scià dai grandi progetti e sogni si concentra a edificare una città reale, Pahalavi, dove convogliare musei, centri commerciali, ambasciate e servizi, insomma una città ragguardevole, moderna e in linea con il ventunesimo secolo. Ma la realizzazione richiede un enorme dispendio economico, ed il popolo comincia a impoverirsi. Un progetto appetibile per le imprese di costruzione provenienti da tutto il mondo fino a metà degli anni Settanta, quando comincia la rivoluzione islamica provocata da una politica repressiva e i cantieri chiudono.
E’ vero, lo scià aveva permesso alle donne di togliere il velo, però non aveva concesso loro il diritto al voto, le aveva autorizzare a frequentare l’Università di Teheran ma ledendo altri diritti, non abolì le madrase come quella storica della città santa di Qom anche quando aprirono altre scuole laiche e moderne. Tuttavia non fu abbastanza per evitare la rivoluzione, che portò il popolo a unirsi al carismatico Ayatollah Khomeyni, il quale esortava alla rivoluzione mentre era in esilio a Parigi, con il risultato di portare l’Iran alla paralisi ed al suo periodo più buio. Oggi le cose sembrano andare molto meglio con il presidente riformista Hassan Rouhani, anche se i chador vengono ancora imposti e non si può festeggiare fuori casa come un tempo. Ad ogni modo le donne, principalmente le ragazze, hanno la possibilità di ricorrere liberamente alla rinoplastica (sembra che abbiano tutte il naso uguale, tanto da venire definite “il popolo dai nasi rifatti”), in quanto costa poco e Tehran ne è la capitale mondiale. In realtà tutta la chirurgia estetica risulta in Iran alla portata di tutti, e i giovani ne approfittano.
Nell’antica Persia non esistono città o siti archeologici minori, qui tutti vantano una loro connotazione ben definita, sia dal punto di vista storico e culturale, sia dal punto di vista sociale ed economico. Shiraz, Isfahan, Persepoli, Qom e Pasargade, solo per citarne alcune, costituiscono altrettanti fiori all’occhiello di una nazione che affonda le proprie radici nella storia più lontana.
Shiraz è stata per quarant’anni capitale del paese (1754/1794) sotto la dinastia degli Zand, e in quegli anni raggiunse il suo massimo fulgore, soprattutto durante il governo di Karim Khan. Furono costruiti allora gli edifici e i monumenti più importanti della città, come il complesso reale, Arg -e Karim Khan (la cittadella) circondato da quattro torri circolari alte quindici metri, le quali sovrastavano le mura e dove alloggiò la famiglia reale. All’interno si trovano un grande agrumeto e una vasca d’acqua, tuttavia la parte interessante del complesso sono le tre stanze da letto del re: una camera a settentrione per l’inverno, una posta ad occidente per la primavera e l’altra situata a meridione per l’estate.
La città, considerata la Casa del Sapere e capoluogo della cultura nazionale, ha dato i natali a due grandi poeti persiani, Hafez molto amato e venerato in Iran, le cui opere sono state tradotte in tante lingue nel mondo, e Saadi letterato, grande viaggiatore e sociologo del XIV secolo, tant’è che oggi le loro tombe, nel cuore della città, sono diventate luogo di pellegrinaggio. Inoltre l’ex capitale si presenta disseminata di moschee, santuari, case storiche, palazzi d’epoca, giardini incantevoli, e vanta uno storico Bazar a forma di croce, il quale si trova proprio vicino alla Moschea Jameh. Ai giorni nostri la città è famosa soprattutto per la sua Università, i suoi medici e la biomedicina, tanto da diventare destinazione di turismo sanitario anche per i prezzi contenuti.
Nei dintorni di Shiraz sono presenti siti di grande interesse storico, il più importante dei quali è quello di Naqhsh-e-Rostam. Si tratta delle tombe rupestri di quattro grandi re: Dario I, Serse, Arteserse, Dario II e Naghsrajab, dove si possono ammirare i bassorilievi sasanidi rappresentanti scene riguardanti i regni di Ardeshir e Shapur il Grande.
Iraniana in tutto, nello spirito d’indipendenza come nell’arte. Isfahan, la città d’arte per eccellenza viene considerata la più bella tra tutte per la sua architettura armonica: oggi la sua parte storica rappresenta un tutt’uno perfettamente conservato. Antica e moderna allo stesso tempo, frizzante, giovane e romantica come la definiscono soprattutto i giovani (cordiali e propensi a parlare di tutto, dalla politica all’economia del paese con gli occidentali senza porsi tanti pregiudizi), è conosciuta ovunque come la capitale culturale del mondo musulmano. Senza soluzione di continuità, si affiancano le grandi opere del passato. Troviamo quindi la grandiosa piazza Naqsh-e Jahan, inserita nella lista come patrimonio mondiale dell’umanità (Unesco) nel 1979 (la seconda al mondo per dimensioni dopo quella di Tienanmen, con 507 metri per 158), che in persiano significa Dipinto del Mondo, la quale nel periodo della dinastia Safavida dello scià Abbas I ospitava un grande giardino con lo stesso nome. Intorno ad essa si svilupparono allora i monumenti più importanti: la Moschea dello Scià, quella dello Sceicco Lotf Allah, il Palazzo Aalì Qapu e, dulcis in fundo, l’antico Bazar, costituito da commercianti, artisti e artigiani particolarmente attivi, le cui opere all’epoca erano tutte realizzate a mano. Ancora oggi, come nel passato, artisti e artigiani modellano a mano i loro capolavori, utilizzando gli stessi materiali di un tempo: avorio, legno, metalli e preziose stoffe.
A testimoniare il grande splendore dell’era Safavida rimangono i giardini reali, i palazzi, le madrase, i caravanserragli, le moschee, l’hammam e i magnifici ponti progettati per far arrivare l’acqua del fiume nei vari punti della città, per innaffiare i giardini e favorire la frescura. Edificata ai piedi dei monti Zagros a 1600 metri di altezza, nella valle del fiume Zayandeh, la città viene definita il cuore pulsante dell’Iran. Sul suo territorio sono passati Babilonesi, Mongoli, Arabi, i quali vi introdussero l’Islam, e Afgani. Distrutta più volte, è sempre ritornata a rifiorire, ad essere la città cui le statistiche attribuiscono la migliore qualità di vita, dotata di tutto quanto possa desiderare una città che si rispetti, dal clima favorevole al ciclo completo degli studi, all’Università con le facoltà di medicina, sociologia, lettere, scienze, e molti centri di educazione culturale. Ora continua il suo sviluppo economico, artistico, culturale e urbanistico, tanto da essere la seconda città dell’Iran per importanza, estensione e fama, ovviamente dopo la capitale Teheran. L’indotto turistico si presenta tra i più rilevanti dell’Iran, capace di apportare benefici economici sostanziali a tutto il paese.
Si tratta del sito più visitato di tutta l’Iran, oltre ad essere assai conosciuto in tutto il mondo. Si trova a 57 km da Shiraz ed era un’importante città della Persia antica. Takht-e Jamshid (trono di Jamshid) in lingua farsi o Parseh (Persepoli), così chiamata dai greci. Fu fondata dal re Dario I il Grande, anche se i lavori furono completati da suo figlio Serse I e da suo nipote Artaserse, diventando così la capitale della dinastia achemenide. Qui si tenevano le feste e le celebrazioni nazionali come il capodanno persiano (l’equinozio di primavera), una ricorrenza molto sentita dagli Achemenidi e per la religione zoroastriana, a cui partecipavano tutti i paesi sotto il loro dominio, dopodiché rimaneva deserta.
In realtà, più che una vera città, Persepoli era una reggia temporanea, dove si esercitava il potere amministrativo, religioso e militare, usata per ricevere e impressionare le ambascerie straniere, un emblema del potere dei re dei re. Ciò fa pensare che sia stata costruita solo per ostentare non soltanto al popolo, ma al mondo di allora, quanto fosse grande il potere politico e sociale di Dario I, tanto ad essere considerata capitale di uno degli imperi più potenti del mondo antico. L’estensione del complesso reale copre una superficie di 125 mila metri quadrati e fu costruita su una piattaforma alta tra gli otto e i diciotto metri. Dagli scritti di Dario I si evince come non ci fosse nessuna struttura prima di quella, tuttavia la maestosa architettura e l’arte multiforme ivi presente farebbero pensare all’intervento di altre matrici culturali, mai così tanto evidenti come a Persepoli. Purtroppo con la conquista da parte di Alessandro Magno, ed il successivo incendio, fu distrutta la massima espressione dell’arte e della cultura achemenida. La Porta delle Nazioni, il Palazzo del Tesoro, il Palazzo Hadish, il Palazzo delle Cento Colonne, il Palazzo tre Porte, il Palazzo Apadana (Takht-e Jamshid), il Palazzo di Dario il Grande (Tachar), il Palazzo H e la Porta Incompleta formano l’insieme di capolavori costituenti uno dei luoghi più visitati e tra i più antichi del mondo. Nel 1979, anno della rivoluzione islamica di Khomeini, è entrata a far parte nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità (Unesco).
I luoghi sacri. Appare sorprendente vedere quanto in questa nazione sia intrinseco il culto per i luoghi sacri. Le moschee storiche, ad esempio, sono state sempre (e lo sono tuttora) il punto d’incontro di popoli e culture, perennemente affollate da visitatori ma, soprattutto, dagli abitanti locali. Qui non si svolgeva soltanto attività religiosa, ma avevano (ed hanno) un ruolo socio-politico considerevole per l’intera città.
Qom risulta la città santa più antica dell’Iran sciita, dove è sepolta Fatima Masuma, morta a 26 anni nell’816, figlia del settimo Imam, Musa al-Khadim, nonché sorella dell’ottavo Imam Reza. Nel Santuario (Mashhad) sotto la cupola dorata si trova invece la pietra tombale dell’ottavo Imam degli sciiti Reza, il quale fu avvelenato (nell’818) da al-Ma’mun, figlio del califfo Harun al-Rashid. Tra tutte le opere presenti nel mausoleo, quella più vetusta e la più preziosa si trova proprio sotto la tomba dell’Imam, in quanto rivestita da piastrelle (sanjeri) fra le più antiche di tutto l’Iran. Attualmente la città delle 500 Moschee conta all’incirca un milione di abitanti ed è collocata a 150 chilometri a sud ovest di Tehran. Ogni anno diventa meta di milioni di pellegrini e visitatori, con aumento esponenziale per l’economia locale. Una curiosità interessante riguarda la Moschea di Azim-e Gohar Shad, dall’architettura timuride classica, dove si trova l’imponente pulpito (Menbar) dal quale secondo la leggenda sciita, parlerà il dodicesimo Imam Mahdì “occultatosi per ordine di Dio, nel giorno della sua apparizione”. Durante il periodo della Rivoluzione iraniana di Khomeini, negli anni Settanta, Qom è risultata essere la culla del movimento; qui infatti l’Ayatollah ha studiato e ha vissuto per tutto il tempo della Rivoluzione.
Viaggi organizzati. Con trentasette anni di esperienza in “viaggi culturali”, e con un buon rapporto qualità-prezzo, il tour operator Apatam Viaggi di Urbino propone in Iran un itinerario di otto giorni e sette pernottamenti, con voli diretti da Milano e Roma, che tocca tutte le principali località storiche, culturali e artistiche: dalla capitale Teheran alla capitale preislamica Shiraz, si punta poi verso Persepoli dove si potrà ammirare lo splendore di uno dei più importanti imperi del mondo antico. Si prosegue dunque per Naghsh e Rostam, per visitare le quattro tombe rupestri di quattro grandi re: Dario I, Serse, Arteserse, Dario II e Naghsrajab. La meta successiva risulta essere Pasargade, per visitare la tomba di Ciro il Grande, poi Isfahan e Kashan, per rientrare quindi a Tehran da dove si riparte per l’Italia.
Prossime partenze di gruppo il 29 dicembre 2017, 9 marzo e 30 marzo, 20 aprile e 25 maggio 2018. Info:Apatam Viaggi, Via Bonconte da Montefeltro 128/130 – 61029 Urbino (PU) tel. 0722 329488 – Fax 0722 2610, e-mail:apatam@apatam.it, sito: www.apatam.it
Testo e Foto/Anna Maria Arnesano – Foto di copertina: Isfahan, Palazzo delle 40 Colonne, l’affresco si trova nella sala principale del Chehel Solun. Foto di apertura: Terhan, la Torre Azadi