Si gira il mondo magari alla ricerca di valori antichi, e quasi per caso te li ritrovi a portata di mano. Come a Poggiorsini, un paese a 70 km da Bari con 1.500 abitanti, di cui molti fuori diversi mesi l’anno. Ci sono stato per Apulian taste tour, un viaggio tra sapori, storia e cultura di questa gente piena di dignità, ben descritta nell’introduzione al libro ‘Poggiorsini Signoria della Murgia’ (F. Raguso-M. D’Agostino): «…è meglio umili, tranquilli e fraterni nel nostro villaggio, piuttosto che ricchi, ignoti e sgomenti in una grande metropoli».
Una piccola macchia di colore tra le campagne
«A Poggiorsini non manca niente per un turismo alternativo», devono aver pensato i giovani amministratori di questo Comune, nel presentare in Regione un progetto per far conoscere a giornalisti e opinion maker il loro territorio e gli attrattori turistici. Cercando Poggiorsini su Google Earth, mi sorprese vedere quella piccola macchia di colore in un mare di campi arati, a formare le trame di un arazzo. Non lontano paesi dai nomi forse più famosi, come Gravina in Puglia, Altamura o Spinazzola; e sulla sinistra, il lago di Serra del Corvo (o del Basentello), a segnare il confine tra Puglia e Lucania. Come ieri, l’economia risulta principalmente agricola. Però non c’è più il tabacco di un tempo nei campi, ma cereali, olive e uva. E anche se la campagna dà lavoro, di sola compagna non si può vivere, come sanno bene i giovani dell’amministrazione comunale guidata da Ignazio Di Mauro. Lui è un medico oggi in pensione, che in oltre 20 anni di sindacalismo ha contribuito allo sviluppo di Poggiorsini. Oggi si è rimesso in gioco con i suoi giovani, tentando un nuovo approccio produttivo per il futuro dell’antico borgo, dovendo fare i conti con modelli culturali tramandati per generazioni, e ritenuti spesso immodificabili.
Una storia cominciata da lontano
Questo è un paese la cui storia è stata scritta dal Paleolitico, con la presenza di siti conosciuti, specie nelle aree di Grottelini e della Rocca del Garagnone. Inizialmente fu Monte Folicato e poi Macchia Vetrana, ma questo nome risale ad inizio XVII secolo, quando divenne un feudo degli Orsini, duchi di Gravina e antica famiglia aristocratica romana che diede alla Chiesa papa Benedetto XIII. Dopo il 1907, per un dissesto economico le proprietà degli Orsini andarono all’asta e per 50 anni fece parte di Gravina in Puglia, prima di diventare Comune: il più piccolo dell’Area metropolitana di Bari.
Da sempre considerato un territorio fertile, grazie all’Appia antica e il Regio tratturo Melfi-Castellaneta, fu principalmente un nodo strategico per raggiungerei i due mari: Ionio e Adriatico, tra Puglia e Basilicata. Da qui passarono, non solo, Sanniti, Romani, Longobardi e Normanni, ma tutti coloro i quali andavano alle Crociate. Soprattutto, qui si insediarono i Cavalieri Templari e i Gerisolimitani di Malta, gli Angioini e poi gli Orsini, che dal 1726 trasformarono il piccolo borgo rurale in ducato, con tanto di scuola.
Un paese piccolo e ben tenuto
Uno sviluppo urbanistico ordinato. Nessuna carta per terra, alberi curati, senza buche in strada, una raccolta differenziata da fare invidia alle città del Nord e la pista ciclabile che costeggia il vialone d’accesso fino alla provinciale n.230, dove c’è la stazione ferroviaria chiusa da tempo, tanto che, le rotaie della linea Rocchetta Sant’Antonio-Gioia del Colle sono ormai arrugginite. Mero destino per un luogo che fu stazione per il cambio dei cavalli e taverna per il ristoro dei viaggiatori, come ricorda una lapide del XVII secolo. Il cuore del Borgo è la piazza dove era situato il palazzo ducale e il pozzo per l’acqua ormai lastricato, visibile solo in vecchie foto. Verso il vallone, resiste qualche piccola casa nelle cui stalle, un tempo, si dormiva. Siamo sulla piazzetta del Belvedere: in fondo, l’arco d’ingresso al Vecchio Casale con lo stemma degli Orsini e l’antica chiesa (XVIII sec.), chiusa dopo il terremoto del 22 luglio 1930.
Dall’alto dei 460 metri s.l.m. lo sguardo perso verso il vallone del torrente Roviniero, lascia capire quale sia la vocazione principale di questi territori. Nonostante le pale eoliche ed i pannelli fotovoltaici disseminati oltre alle grandi estensioni di terre coltivate, basterebbe solo affacciarsi dalla piazza (la quale rappresentava un tempo il centro del potere degli Orsini), per sentire il cuore sobbalzare nel vedere la macchia mediterranea con i suoi diversi colori, dei campi appena seminati, creando onde ascendenti a perdita d’occhio sul terreno, come a ricreare un quadro della natura. Per strada si incontra poca gente! Quelli che vedi hanno i calli alle mani e salutano anche senza conoscerti. In piazza Aldo Moro, quella principale, in pochi metri c’è il Comune, i Carabinieri e la Chiesa dedicata alla patrona del paese, Maria SS. Addolorata dei Sette Dolori (festeggiata dal 9 all’11 agosto), che ha sostituito negli anni ’30 quella omonima del Borgo antico. In alto sui muri affreschi con scene sacre; in basso il grande quadro di S. Antonio e il Bambinello e una ‘Deposizione’ di Leonardo Antonio Olivieri (XVIII sec.), già nella vecchia chiesa.
Il turismo alternativo a Poggiorsini
L’antico borgo fa parte dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia, dove piccoli comuni si impegnano a valorizzare in modo eco-sostenibile questi luoghi da riscoprire, vivere e preservare, rispettandone territorio, storia ed identità degli abitanti, secondo la Soft Economy, concetto romantico di modello di sviluppo, pensato per creare un’economia senza perdere le proprie radici. In questo Poggiorsini può essere anche un ottimo punto di partenza per un turismo alternativo a quello di massa. Però, per fare escursioni e trekking nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, area protetta istituita nel 2004 tra le province di Bari e di Barletta-Andria-Trani, è meglio affidarsi a guide ambientali escursionistiche certificate, come Giuseppe Carlucci dell’Aigae, conosciuto in questo tour stampa, il quale ci ha fatto scoprire luoghi e storia, dall’area della Rocca del Garagnone, con i resti di quello che fu un castello imperiale fatto realizzare nel XIII secolo da Federico II, alle varie grotte conosciute fin dai tempi antichi. Mentre più sotto la Masseria Melodia e gli jazzi, recinti per le pecore (caratteristici della zona) precedono il tratto dell’antica via Appia.
Ospitalità ed enogastronomia
Qui ci sono vari b&b e agriturismi (ricavati anche in vecchie masserie), capaci di ospitare molti visitatori, come le comitive che arrivano nei fine settimana, per mangiare e ballare in locali di elevata qualità come, ad esempio, Al Fagiano. Ma a Poggiorsini quello che non manca è il buon mangiare e tra le tante specialità dell’enogastronomia locale, questo è il periodo del Fungo cardoncello tipico della Murgia, che non tutti conoscono, dove lo abbiamo gustato in vari modi nei posti in cui siamo stati, come al Borgo Antico, dove la mamma del titolare ci ha insegnato a fare le orecchiette pugliesi. Oppure alla Taberna degli Orsini, sempre in piazza Borgo Vecchio, dove si sono apprezzate le portate della giovane chef Simona Marrulli. Senza disdegnare il buffet con prodotti tipici e l’ottima pasticceria del Bar commercio, la cucina locale di Al Poggio e la carne alla griglia della vicina Braceria dal Boucher. Nel forno a legna di Pietro Cantore, abbiamo assaggiato biscotti al vincotto di fichi appena sfornati, ed un prelibato calzone ripieno, con baccalà, olive nere, cipolle, acciuga e altro ancora offerti dalla figlia Giusi. Sempre in centro, troviamo il birrificio artigianale degli Ostuni e quello di Sbam, il primo birrificio sociale pugliese, «nato per favorire l’accesso al lavoro delle persone con disabilità psichica». Tra i mestieri storici, ci sono la produzione casearia e quella dell’olio d’oliva. Presso la Latteria caseificio Genuario, abbiamo assistito alla lavorazione di mozzarelle e caciocavallo: per inciso, quello al peperoncino è da favola. Il giorno dopo, grande partecipazione alla raccolta delle olive, portate per la spremitura nel moderno Frantoio Gemanco di Gravina, dove si produce anche l’olio extravergine Olivò.
L’acqua della Murgia, imbottigliata e distribuisce a km zero
La natura carsica delle Murge non fa mancare l’acqua buona, lo si nota dalla torre dell’acquedotto, poiché tra i 48 comuni della Città metropolitana, Poggiorsini è l’unico con una sua sorgente, detta Fontana d’Ogna (Fontana dell’unghia). La leggenda narra che il cavallo assetato del paladino Orlando, colpì con uno zoccolo il terreno facendo gorgogliare l’acqua. Acqua come quella’Orsini’ (già Orsinella) in contrada Filieri, imbottigliata da ‘Sorgente di Puglia srl’, piccola società che distribuisce a “km zero”, anche se con Black & Platinum, la nuova linea dedicata all’alta ristorazione, puntano al mercato nazionale ed estero.
Come arrivare a Poggiorsini
Il territorio risulta abbastanza ben coperto dai bus Stp o Sita, ma a girare senza auto ci vuole pazienza e positività. Per maggiori indicazioni è possibile contattare il Comune al+39 0803237062. Da Bari centrale Fs, si può arrivare in treno a Gravina in Puglia e poi in bus a Poggiorsini. Dall’aeroporto di Bari, in treno fino a Corato e poi in bus. Oppure in bus fino ad Altamura, con cambio per Poggiorsini. L’alternativa è affittare un’auto per muoversi in autonomia e visitare anche l’altopiano delle Murge con i paesi limitrofi. Come Gravina, quella Silvium romana considerata la “Matera pugliese”, con i misteri di quella sotterranea, le case e le chiese scavate nel calcare su un fianco del Canyon della Gravina, attraversato dal Ponte-acquedotto della fine del XVII secolo, crollato nel 1722 per un terremoto e ricostruito dagli Orsini.
Per info: www.viaggiareinpuglia.it –
Testo/foto Maurizio Ceccaioni