Nei giorni scorsi, in un elegante albergo storico milanese e alla presenza di un nutrito gruppo di giornalisti specializzati in turismo, è stato consegnato il premio stampa “La Francia nel cuore”, indetto da Atout France-Italia (nuovo nome dell’ente del turismo francese in Italia) attraverso la sua addetta stampa Barbara Lovato su un’idea del giornalista Paolo Galliani (il Giorno) per onorare la memoria della collega giornalista, scrittrice e fotoreporter Milena Ercole Pozzoli, scomparsa prematuramente un anno fa, grande amante della Francia (ma non solo) che aveva visitato in lungo e in largo e che nella sua lunga carriera professionale aveva descritto ed illustrato in centinaia di articoli e reportage su varie testate italiane e straniere, nonchè in diversi libri e guide turistiche. Se non fosse stato per le tante teste pelate, le barbe bianche, gli occhiali e qualche bastone presenti in sala, avrebbe potuto sembrare un convegno di giornalisti di viaggi di trent’anni fa, quando l’editoria di settore – assieme a tutta l’economia – andava a gonfie vele, fare l’inviato era un mestiere impegnativo ma di grande soddisfazione da tutti i punti di vista e l’Italia sfornava una gran massa di prestigiose riviste di turismo che rispondevano ai nomi di Airone, Atlante, Dove, Gente Viaggi, Geodes, Gulliver, Partiamo, Tuttoturismo e Weekend Viaggi, tanto per citarne solo alcune. Un mondo oggi totalmente scomparso (sopravvive ancora soltanto Dove), assieme alle rubriche di turismo di tanti quotidiani e settimanali; e con essi un esercito di giornalisti, fotografi, redattori e grafici, categorie estinte o in via di estinzione o comunque in profonda trasformazione, in quanto la pletorea di testate di turismo on line – compresa la nostra – non potranno mai arrivare all’autorevolezza, ai numeri e alla funzione informativa-educativa svolta dalle riviste cartacee. In sala c’erano i grandi nomi di quell’epoca, in rappresentanza un po’ di tutte le gloriose testate, vecchi compagni di viaggio o di scrivania che non si vedevano da tempo, convenuti per rendere un estremo omaggio ad una di loro che se ne è andata prima. Un altro mondo, beato chi come noi lo ha vissuto compiutamente, e un rammarico per le future generazioni che non avranno mai neppure l’idea di cosa sia stato. Ecco, Milena è stata per vent’anni una tipica esponente di quest’epoca felice, figlia di una ricca e colta famiglia piemontese trapiantata – come tanti di noi – nella capitale dell’editoria per esigenze di carriera, innamorata della Francia per la sua efficienza in tutto (il confronto con l’Italia risultava perdente anche allora) ma ancor prima della curiosità di scoprire sempre cosa si nasconde dietro l’angolo, perché di angoli – a saper vedere – appare disseminato il mondo. Sempre pronta a partire con entusiasmo, taccuino in tasca e macchine fotografiche a tracolla, per una nuova avventura di conoscenza. Un amore estrinsecato facendo partecipi delle sue scoperte e delle sue acquisizioni i lettori dei suoi innumerevoli reportage e libri, attraverso parole lievi quanto accattivanti ed immagini espressive.
Per la cronaca, il premio “La Francia nel cuore” coordinato da una giuria di colleghi giornalisti (nonché dalle figlie Gaia e Benedetta), è stato con giudizio unanime assegnato al collega dottor Giancarlo Roversi di Bologna, direttore di varie testate turistiche ed enogastronomiche e autore nella sua carriera di oltre 200 reportage sulla Francia, in particolare per un suo articolo su Marsiglia pubblicato sul quotidiano “Il Resto del Carlino”, un itinerario tra cultura e cucina nello spirito dei lavori di Milena Ercole Pozzoli. Il secondo premio ha voluto invece sottolineare un approccio di attualità, a celebrare una città come Parigi nello scorso anno pesantemente penalizzata da attentati terroristici. Il riconoscimento è andato alla giornalista Susanna Perazzoli di Milano per il reportage “Ritorno a Parigi” pubblicato sul mensile “Dove” nel numero di giugno 2016.
Con Milena eravamo amici fraterni da sempre, abitando anche a due passi l’uno dall’altra, cosa rara in una grande metropoli: si partiva assieme per un viaggio o una manifestazione, si tornava assieme da una conferenza stampa, da una serata, da una riunione sindacale; ci prestavamo materiale fotografico, libri, guide, riviste, ci davamo consigli, uscivamo a cena tra amici per parlare di viaggi. Apprezzavo la sua passione per il lavoro, il bagaglio culturale, l’eleganza naturale, la calma serafica e, perché no, anche la sua bellezza fisica (in gioventù non aveva avuto nulla da invidiare a Brigitte Bardot); lei mi travolgeva con le sue perenni indecisioni, su tutto. Eppure io e Milena eravamo esponenti di due tipi di turismo profondamente diversi, forse complementari ma apparentemente contrapposti: lei cultura, arte e storia, castelli e residenze nobiliari, suite in hotel cinque stelle e spa, chef stellati e shopping di qualità, io scomodi viaggi avventurosi in fuoristrada su piste e fuoripista nei luoghi più reconditi del pianeta tra montagne, foreste, savane e deserti, caldo torrido (o freddo da ghiacciare l’acqua nelle borracce), polvere, sudore, sete e arsura perenne, insetti, scorpioni e serpenti, popolazioni selvagge e spesso ostili, notti in tenda o sotto le stelle, mangiare quello che c’è, doccia ogni tanto e qualche abluzione negli abbeveratoi dei cammelli, a volte neppure l’acqua per lavarsi i denti. Lei mi narrava i suoi viaggi, io i miei (quelli raccontati nel nostro ultimo libro “Terre Incognite – geografia per viaggiatori curiosi, ed. Polaris), e non ci fu storia né competizione; Milena, come tanti altri, si innamorò dei miei racconti, e cominciò a viaggiare con me, anche in alcuni viaggi tosti dal Sahara alla valle dell’Omo in Etiopia del sud, tornandone sempre entusiasta. E qui potrei raccontare infiniti aneddoti. Sperimentò di persona l’emozione di scoprire pitture e incisioni rupestri preistoriche, l’assaporare i tre rituali the tuareg davanti ad un fuoco, l’ammirare l’incombente volta stellata che ti sembra di poterla toccare con un dito, nel silenzio assordante del deserto. O l’alzarsi in ore antelucane per fotografare l’alba dalle cime delle dune, l’alba su un mondo totalmente minerale, di pietra Poi, pian piano, il declino dell’editoria e la fine dei viaggi, di quei viaggi pagati dalle redazioni o sponsorizzati da tour operator, enti del turismo, compagnie aeree. Invidiava molto il mio rapporto con Anna Maria, compagna di vita, di viaggi e di lavoro (perché due non è il doppio di uno, ma molto di più in sinergia, spiegavo io); ci aveva contattato per chiederci di aiutarla a trasformare in digitale il suo consistente archivio di diapositive, ma è mancata all’appuntamento. Con la sua prematura dipartita Milena si è risparmiata, ogni volta che ci incontriamo noi attori di quella felice epopea, l’avvilente e senile rito del “Ti ricordi quella volta che …”
Testo/Giulio Badini – Foto Giovanna dal Magro