In Italia non esistono fenomeni analoghi. E per trovare qualcosa di simile, bisogna andare in Turchia o nei Paesi dell’est. L’area ionica della Terra delle Gravine è una delle zone culturali più suggestive della Puglia, anche se meno nota al turismo di massa. Ed è una piacevolissima scoperta per il viaggiatore, perché si tratta di conformazioni rocciose che ricordano, neanche tanto vagamente, i Camini delle Fate della Cappadocia o le case rupestri della Georgia. Esteso sul territorio di ben dodici Comuni della provincia di Taranto e di un Comune della provincia di Brindisi, per un totale di circa 28.000 ettari, il Parco Naturale Terra delle Gravine si presenta caratterizzato da profonde gole rocciose di origine carsica, formate dall’azione corrosiva dei corsi d’acqua che partono dall’altipiano delle Murge dirigendosi verso il mare. Le grotte incastonate nelle pareti delle gravine furono scelte per l’insediamento umano dal Neolitico fino agli anni ’50, soprattutto nel periodo medioevale. Nei suggestivi canyons scavati nella roccia si incontrano villaggi rupestri, chiese, cripte e santuari che presentano spesso splendidi affreschi bizantini raffiguranti la Vergine, Cristo Pantocratore, Santi e Martiri.
La notevole altezza dei versanti delle gravine, nonché il particolare microclima, inoltre, hanno permesso nel tempo la conservazione di habitat straordinariamente ricchi di flora, fauna e microfauna. Qui ad esempio vive ancora il Capovaccaio, un rapace che è a rischio di estinzione. Un viaggio in terra tarantina, su e giù per le gravine è quindi un’esperienza che tutti dovrebbero fare, perché il territorio merita di essere apprezzato sia per i suoi aspetti culturali e storici, sia per le sue tradizioni, la sua gastronomia e l’ospitalità dei suoi abitanti.
Diciamo subito che per visitare le gravine occorrono minimo tre giorni (cinque sarebbe meglio, così si riescono a vedere tutte) e come base logistica la scelta non può che indirizzarsi verso il Villino Odaldo a Mottola, gestito impeccabilmente dai coniugi Arcangelo e Tina Latorrata. Il Villino, fra l’altro inserito in una piccola gravina, è una residenza dei primi del ‘900 che ha mantenuto lo stesso fascino e dove il turista ha la sensazione di poter fermare il tempo per prendersi una pausa e riempire la mente di nuove sensazioni e il palato di gusti deliziosi, grazie alla cucina della signora Tina. Da qui si parte alla scoperta delle “grotte di Dio” e dei villaggi rupestri in cui vivevano i contadini, per evitare le incursioni dei Saraceni che arrivavano dal mare. Il centro abitato più vicino è Mottola, una graziosa e vivace cittadina famosa per la qualità e quantità dei suoi dipinti sacri che si possono ammirare nelle sue chiese rupestri. A circa 2 km dal paese una scalinata monumentale scavata nel tufo e circondata da mirto, lentisco e carrubo, porta alle grotte del villaggio rupestre di Petruscio, fra cui meritano di essere segnalate la Casa dell’Igumeno (capo spirituale dei monaci orientali) e la chiesa rupestre indicata come Cattedrale con l’annessa necropoli. Impossibile non visitare negli altri canyon le splendide chiese rupestri di San Nicola e San Gregorio, dove gli affreschi raccontano storie di Santi e di miracoli.
Prima di affrontare la gravina del Palagianello, sosta ristoratrice alla masseria Sant’Angelo di Piccoli – azienda agricola D’Onghia, dove si possono visitare gli allevamenti di cavalli murgesi e delle mucche podoliche che vivono allo stato brado. La degustazione dei prodotti tipici è un evento da non perdere e l’assaggio della mozzarella fatta col latte delle mucche podaliche è qualcosa di divino. Da lì ci si sposta a Palagianello, dove un’altra scalinata in tufo conduce al santuario rupestre della Madonna del Grazie. Una sosta per ammirare il castello Caracciolo e poi pausa alla Casa del Gusto per il wine tasting dell’azienda agricola D’Onghia, con i deliziosi vini Petracavallo.
A un tiro di schioppo sorge Laterza, la cui gravina è uno dei più grandi canyons d’Europa (è lungo 12 km, largo 400 m e alto oltre 200), originata dall’erosione delle rocce su preesistenti fratture e per l’innalzamento dei continenti: un unicum in Italia. Il mondo di pietra delle chiese e delle grotte si apre su uno scenario naturale che lascia incantati, e se non basta la vista della gravina, allora ecco il museo della maiolica che, coi suoi pezzi risalenti addirittura al 1600, fornisce uno spaccato abbastanza completo della vita in quei secoli. Le maioliche di Laterza sono riconoscibili dalla tipica decorazione a margherite blu, specializzate in grandi piatti da portata e in vasi per farmacie e erboristerie.
La gravina di Ginosa poi è una specie di condominio che si affaccia sulle due falde della collina, con percorsi di collegamento e, naturalmente, come in tutti gli altri casi, condotte per l’acqua. Mentre quella di Massafra si affaccia all’ombra del Santuario della Madonna della Scala. A Ginosa, sulla via principale del centro storico, entrate nella sartoria di Angelo Inglese: le sue camicie da uomo fatte su misura sono raffinatissime. Fra i suoi clienti più affezionati i reali di Inghilterra, di Norvegia e di Olanda e il regista Coppola. Le trovate anche su internet. Il tour si chiude a Grottaglie, dove i laboratori di ceramica si trovano ad ogni angolo. Fermatevi dal ceramista Franco Fasano e lustratevi gli occhi con i servizi di piatti che anche Armani trova irresistibili.
Testo/foto di Graziella Leporati