Dipenderà forse dal fatto che l’Italia possiede da sola la gran parte del patrimonio artistico, culturale e naturale rispetto ad altre nazioni, se su queste pagine abbiamo più volte lamentato l’incuria e l’abbandono in cui spesso si trova tale ingente patrimonio, con grave pregiudizio per la sua successione ai posteri. Ma, con altrettanto zelo ed onestà intellettuale, abbiamo anche il dovere di segnalare gli interventi da parte della pubblica amministratore in favore della tutela di tali monumenti. Prendiamo il caso della ex Reggia di Caserta, da un certo momento sede estiva della corte borbonica di Napoli, dopo l’abbandono della reggia di Portici avvenuta a seguito dell’eruzione del 1767 del Vesuvio. Si tratta, per dimensioni e bellezza, della maggiore e della più elegante delle regge imperiali di tutta Europa, ben superiore allo splendore di Versailles o a quello dell’Hermitage, pur essendo il re di Napoli notoriamente meno ricco di quello di Francia e di Russia. Tanto che per costruirla dissanguò le finanze del regno, fino a provocare la ribellione partenopea del 1799.
A volerla fu Carlo di Borbone, regnante eccentrico e piuttosto megalomane, ma anche consapevole che Napoli potesse essere una capitale tutt’altro che secondaria. Costituiva infatti, con la sua immane ricchezza culturale, il punto terminale del Gran Tour d’Europa, il viaggio pluriannuale d’istruzione sul campo compiuto da tutti i personaggi più ricchi e colti del continente di quell’epoca, e poi nel 1839 era stata avviata la prima linea ferroviaria italiana, la Napoli-Portici, un gran segno di progresso. Una terra raffinata proiettata nella modernità. Carlo di Borbone affidò l’’incarico della costruzione della nuova reggia a Caserta Vecchia, 15 km a nord di Napoli (ma già in comune di Caserta) nel 1751 all’architetto pontificio Luigi Vanvitelli, il meglio dell’epoca sul mercato e già nel 1780 era in parte abitabile, pur se non ancora completa (mancano tuttora la cupola centrale e due torri laterali).
Peccato che nel 1759 Carlo venne eletto sul trono di Spagna, a Madrid, ed i suoi successori si resero conto ben presto di quanto venisse a costare il mantenimento a pieno regime di una simile baracca. Unico ad abitarlo dei successori fu in realtà Giovacchino Murat, console di Napoleone, dopo che il palazzo era stato depredato di parecchi arredi durante la rivolta delle Repubblica Partenopea del 1799. Tornata ai Borboni del Regno delle Due Sicilie dopo il Congresso di Vienna (1815), passò al Regno d’Italia, trascurata per la sua complessità anche dai Savoia. Oggi viene visitata come museo e come massima espressione del Barocco italiano. Nel 1997 è stata riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità assieme all’acquedotto Vanvitelli ed al complesso di San Leucio.
Difficile poter descrivere una struttura tanto vasta ed articolata, senza averla almeno visitata una volta. In estrema sintesi, si tratta di un edificio lungo 250 m ed alto 38, formato da ben 1.200 stanze tutte decorate con pitture, specchi, stucchi ed altri apparati, utilizzate come residenza reale e per la vita di corte, un tempo ex casino di caccia, con ben 1.742 finestre ed una superficie complessiva di 47.000 mq, costata in tutto ben 8.711.000 ducati dell’epoca, una cifra stratosferica. La principessa Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV, vi riunì un’importante pinacoteca , con una notevole collezione di porcellane. Il parco annesso di 100 ettari, si divide tra giardino all’Italiana e giardino all’inglese, secondo i canoni dell’epoca, con numerose vasche, statue, fontane e cascate.
Una struttura tanto vasta ed articolata, abbondante di decorazioni, abbandonata e trascurata per secoli, vecchi di oltre 250 anni, cominciava a dimostrare in più punti i segni dell’incuria. Tetti da cui piove all’interno, pavimenti di pregio allagati, crolli di intonaco esterno, finestre sfasciate, erano soltanto alcuni degli elementi di una decadenza considerata scandalosa per la reggia più fastosa d’Europa. Dopo una serie di denunce infruttuose, finalmente un Ministro dello Stato, l’on. Dario Franceschini, neo ministro della cultura e del turismo, è riuscito finalmente a convogliare sulla Reggia di Caserta una serie di finanziamenti per un importo complessivo di ben 40 milioni di euro, una cifra rilevante ma che si spera anche sufficiente. Tale cifra servirà a finanziare una serie di cantieri che per tutto l’anno interesseranno diversi punti del manufatto, bisognosi di interventi, come la copertura della Cappella Palatina, costruita sul modello di quella di Versailles, il cui tetto è in parte crollato. Ma nessun problema, e nessuna limitazione, per il visitatori anche nel 2020: la Reggia di Caserta possiede tanti itinerari, sia all’interno che nel parco, da non lasciare mai nessuno scontento.
Info: Parco e Giardini Reali della Reggia di Caserta, via Douhet 2/A, 81100 Caserta
www.reggiadicaserta.beniculturali.it –
Testo/Giulio Badini – Foto/Google Immagini