Le immersioni nelle bellissime acque delle isole della Grecia, nascondono una sorpresa. Non una di quelle che ci si aspetta, purtroppo: sono quasi completamente prive di pesce ed altri animali marini. La mancanza di una visione ambientalista, l’afflusso di turisti che vogliono mangiare pesce, le abitudini di pesca millenarie, portano infatti i greci alla caccia indiscriminata di potenziale cibo nelle acque che circondano le magnifiche isole. In più, fino al 31 dicembre 2005, le immersioni ricreative erano praticamente vietate dallo Stato, in quanto vi era il timore che i sub potessero far man bassa dei tesori archeologici rimasti sott’acqua, impedendo in questo modo fino a poco tempo fa lo sviluppo dell’industria subacquea, la quale notoriamente difende la natura ed i fondali. Tutto ciò ha avuto una conseguenza ovvia: mare fantastico, ma privo di vita. Per fortuna non è sempre così: a Cipro, per esempio, il relitto della Zenobia è pieno di pesce, visto che le autorità hanno vietato le catture sul sito.
A Rodi si trova il relitto del mercantile Giannoula K, che si rivela una meravigliosa sorpresa, stavolta positiva. Il cargo venne costruito nel 1954 dai cantieri De Biesbosch di Dordrecht in Olanda, dove oggi c’è un importante parco nazionale, ricco di paludi e degli animali che vi abitano. Fu varato come MV Chef Mecanicien Mijotte, di proprietà della Delmàs Frères–- Delmàs & Vieljeux di La Rochelle, città sull’Oceano Atlantico, dove venne destinato al commercio con l’Africa Occidentale, grazie al basso pescaggio che ne consentiva la navigazione nei fiumi. Era lunga 110 m x 15,8 x 5,8, con una stazza lorda di 2.952 tonnellate ed un motore diesel con un’unica elica, in grado di consentire alla nave una velocità massima di 13 nodi (cioè circa 24 km orari). Nel 1958 fu protagonista di un’azione di salvataggio al largo delle isole della Manica, dove prese a rimorchio il cargo libanese Ariana in difficoltà, e lo condusse in salvo a Cherbourg; nel 1963 subì qualche lieve danno per un incidente con un altro mercantile lungo il fiume Charente. Venne quindi rivenduto 5 volte a diverse compagnie greche o cipriote che ne mutarono in ogni occasione il nome, fino al definitivo MV Giannoula K della Vlycho Shipping Co.SA. del Pireo, la quale lo acquistò nel 1980. A questo punto la narrazione delle vicende del mercantile diventa incerta perché basata su racconti tramandati oralmente, recando con sé tutti i possibili errori del caso. Il 2 gennaio 1981, in viaggio da Antalya in zavorra, cioè senza il consueto carico di minerali ferrosi, il Giannoula K si avvicinava all’isola di Rodi alla ricerca di un porto sicuro, perché stava montando una tempesta. Giunta vicino alla costa sud-ovest dell’isola, improvvisamente si guastò il motore: la nave era quindi perduta. Il capitano, con mille fatiche e la paura di tutto l’equipaggio, riuscì a fare incagliare la nave sulla spiaggia di Plimmiri ed a far scendere tutti gli uomini, nessuno dei quali andrà perduto. La nave rimase in quella posizione per diverso tempo, fino a che una nuova tempesta la fece colare a picco a circa 800 metri dal porto di Plimmiri.
Oggi il Giannoula K è divenuto una meta assai conosciuta ed apprezzata dai subacquei, che possono avvalersi di diversi diving center sull’isola di Rodi. Il diving Waterhoppers, ad esempio, organizza una giornata intera sul relitto, con due emozionanti immersioni: la prima per ammirare tutto il relitto dall’esterno, attualmente in ottime condizioni, appoggiato sul fondale sabbioso in ordine di navigazione, piegato sulla sinistra. La seconda immersione, invece, è di penetrazione, con un percorso che lo attraversa integralmente e risulta davvero affascinante. Le immersioni vengono grandemente facilitate dalla bassa profondità (circa 21 metri) e da una visibilità fuori dal comune, fino a raggiungere tranquillamente i 30 metri. Il relitto, contrariamente a ciò che è lecito aspettarsi dalle acque greche, si presenta ricco di pesce, impegnato a nuotare senza timore attorno ai subacquei: nuvole di castagnole, sardine, pesci pagliaccio, saraghi, cernie e molte altre specie fanno capolino dalle lamiere, nuotando intorno ad esse e volteggiando tra i subacquei.
La seconda immersione, malgrado la facilità data dalla bassa profondità, sa essere veramente adrenalinica: si entra nel terzo ponte per percorrere una via in alcuni momenti abbastanza stretta e giungere in seguito alla strepitosa sala macchine, ed infine alle stive di poppa. Malgrado le insidie di un’immersione condotta all’interno del relitto, non si ha mai la sensazione di pericolo che accompagna solitamente questo genere di esperienza, in parte grazie alla bassa profondità ed alla grande luminosità di queste acque, ma anche alla serenità e sicurezza trasmesse dalle guide del diving.
Due immersioni magnifiche, da ricordare perché perfette per una giornata di vacanza, ad una profondità adatta a tutti i livelli di subacquea, in mezzo ai pesci e con un relitto veramente spettacoloso. Nell’intervallo fra le due immersioni si può inoltre approfittare dell’ottima taverna greca del porto per consumare un leggero pasto, magari approfittando dei polpi messi a seccare al vento oppure semplicemente degustando una fresca e deliziosa insalata greca.
Ringrazio infine il diving Waterhoppers per la gentile concessione delle foto subacquee, visto che malgrado ogni punto positivo dell’immersione, sono riuscito ad allagare irrimediabilmente la custodia della mia foto sub. Quando è destino.
Info: Ente Ellenico Turismo: www.visitgreece.it – media@visitgreece.it – tel. 02 86 04 70 e 86 04 77 – The Waterhoppers – Scuba Diving on Rhodes: https://www.waterhoppers.com – tel. 30 22 41 038 146 –
Testo/Paolo Ponga – foto The Waterhoppers